In occasione della consegna del diploma “Il Tralcio” presso l’Oratorio della Pace di Brescia, da parte dell’Associazione Amici di Padre Marcolini e Ucid, Marco Vitale ha pronunciato questa prolusione:
Quella del tralcio è una bellissima immagine e mi congratulo con chi l’ha scelta. Essa evoca i vigneti a tralcio lungo della armoniosa e civile agricoltura delle nostre colline, frutto di un lavoro serio e fatto con amore, qualcosa che unisce l’uomo con l’uomo, e con il territorio, la natura e il lavoro amico della natura.
Ma gli amici dell’Ucid e dell’Associazione Amici di Padre Marcolini che mi hanno consegnato questo riconoscimento non potevano immaginare che esso avrebbe toccato momenti fondamentali della mia vita. In primo luogo l’immagine del tralcio mi riporta ragazzino, verso i dieci anni, quando trotterellavo al seguito di un bravissimo contadino delle colline di Franciacorta (Pietro Peli, detto l’Arabo, perché la prima guerra cui partecipò fu la guerra di Libia) che mi ha insegnato tante cose fondamentali dell’agricoltura ma soprattutto mi ha insegnato il significato ed il valore di un lavoro fatto ed utile, a rispettare la natura ma anche ad aiutarla, e mi insegnò anche a legare i giovani tralci ai fili che reggevano il vigneto.
In secondo luogo mi emoziona il fatto che il riconoscimento mi venga dato in questo luogo, in queste sale dell’Oratorio della Pace che è stato per me, come per tanti ragazzi della mia età, il più importante luogo formativo. Fuggivamo dall’orrenda scuola media e ci raggruppavamo qui, all’Oratorio della Pace, per partecipare a tornei di calcio con una squadra che si chiamava Gymnasium, anch’essa nata tra queste mura. Ma anche per imparare a ragionare insieme, a discutere in gruppo, a esprimere la nostra creatività, a capire il senso religioso della vita. Ma anche semplicemente giocare a calcio, con spirito sportivo e civile e con una guida brava non solo sportivamente ma umanamente e culturalmente, erano momenti altamente formativi.
Pochi anni dopo, al liceo, fu ancora entro queste mura che fummo affascinati da maestri come i padri Giulio Bevilacqua, Ottorino Marcolini, Carlo Manziana che, con i loro profondi insegnamenti religiosi sempre accompagnati da un pensiero autenticamente liberale, ma soprattutto con la testimonianza della loro vita hanno impresso in noi e nella mia formazione, nel mio carattere e nella mia etica professionale un segno indelebile. Molti anni dopo, Montini, diventato Paolo VI, dirà che l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i Testimoni che i Maestri o se ascolta i Maestri lo fa perché sono Testimoni. Noi questa grande verità l’avevamo già interiorizzata negli anni del liceo, in queste aule, grazie ai grandi Maestri – Testimoni che ho ricordato.
continua…

