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Termocombustori, depuratori, territorio, il pubblico controlli il privato realizzi

Il malaffare che ha generato corruzione, evasione fiscale, morosità, nero ed altri cancri, nasce dalla commistione fra pubblico e privato e cioè dalla mancata demarcazione netta tra ciò che devono fare istituzioni e burocrazia, da un canto, e ciò che deve fare il settore privato: imprese, professionisti, prestatori di servizio, dall’altro.
La domanda che emerge: perché le istituzioni vogliono fare le attività di impresa e quelle specificamente demandate alle società di diritto privato? La risposta è semplice. Perché maneggiando risorse finanziarie può essere alimentata la cultura del favore, il clientelismo, lo scambio dei voti e si possono alimentare i rivoli dei finanziamenti illeciti.
Tutto questo è percepito dalla pubblica opinione che aumenta il suo disgusto verso coloro che amministrano la Cosa pubblica, sia come burocrati, o che la indirizzano, come i politici.
Nelle nazioni moderne la divisione tra pubblico e privato è netta. Non vi è alcuna ragione che il primo si sostituisca al secondo, salvo quanto prima elencato.

Il sistema politico dovrebbe progettare lo sviluppo del Paese; il sistema legislativo dovrebbe approvare leggi eque, cioè le regole di buona convivenza tra tutti i propri cittadini, in modo da attenuare le ineguaglianze e diffondere il più possibile equità tra essi.
Il sistema burocratico dovrebbe eseguire gli indirizzi ricevuti da quello politico ed eseguirli con puntualità e precisione.
Ma in tutto questo non c’entra per nulla l’attività d’impresa. E invece il sistema politico, per le ragioni prima indicate, ha creato un sistema ibrido che è quello delle partecipate pubbliche i cui soci sono Ministeri, Regioni, Enti provinciali e Comuni, più di ottomila in Italia, con 800 mila addetti assunti senza concorso e si suppone con metodo clientelare, cioè la raccomandazione.
Non solo il sistema politico usurpa e invade quello produttivo, ma, proprio per questa connivenza, non adotta quei controlli continui e precisi che porterebbero a far funzionare meglio il sistema delle imprese.
Sentiamo qua in Sicilia qualche burocrate spiritoso che, riferendosi ai termocombustori – cioè gli utilizzatori dei rifiuti solidi urbani per produrre biogas, biocherosene, biodiesel, energia elettrica, prodotti per l’agricoltura e per sottoasfalto – vorrebbe che tali impianti fossero gestiti dal settore pubblico.
A prima vista non si capisce la ragione di questo indirizzo, perché è noto che l’efficienza del pubblico è totalmente insufficiente con un rendimento molto basso.
Per contro, il sistema pubblico funzionante dovrebbe mettere a bando la costruzione dei temocombustori in un’asta di evidenza europea cui parteciperebbero decine di fornitori. Scegliendo l’impianto migliore si otterrebbe il risultato più efficiente a costo zero per l’Erario.
E allora perché tale burocrate spiritoso parla di costruire tali impianti da parte del settore pubblico? Perché così, supponiamo, sia più facile assumere persone non qualificate, fra dirigenti e dipendenti, nominare consigli di amministrazione e collegi di revisori amici, insomma, alimentare quel sistema clientelare che è una delle cancrene del nostro Paese.

Ottomila partecipate (società per azioni di proprietà di enti pubblici) in Italia sono una cifra enorme che non trova alcun riscontro in nessun Paese europeo.
Come, d’altro canto, non vi è riscontro di questa lentezza e vacuità dei controlli, con una grande insufficienza di personale che dovrebbe andare in giro per tutto il territorio nazionale ad esercitare quell’azione importantissima che è il rispetto delle leggi da parte del burocrate o di chi eserciti un mestiere e una professione.
Dovrebbero essere potenziate le forze dell’ordine sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, con frequenti aggiornamenti formativi, dovrebbe essere potenziato il Corpo degli ispettori del lavoro, totalmente carente, per andare a scoprire le estese macchie di lavoro nero e le inadempienze contrattuali. Dovrebbe essere potenziato il gruppo di tecnici (ingegneri, architetti e altri) per controllare viadotti e strade, e così via.
La distinzione fra il fare e il controllare è un vulnus italiano che va eliminato se l’Italia vuole diventare un Paese civile.