La Regione ha prodotto alcuni anni fa un bando per recuperare ed attrarre investimenti privati ad alta tecnologia per due termovalorizzatori di bacino. Ma la scusa per non farli è sempre la stessa.
Abbiamo già sprecato 30 anni, 20 dal primo bando. Ora basta. Facciamo e rifacciamo bandi di termovalorizzatori, scriviamo teorici piani dei rifiuti, discettiamo come fossimo tutti ingegneri ambientali di economia circolare, ed intanto impianti zero.
In Italia ci sono già operanti 37 termovalorizzatori di varia tecnologia e vetustà. Noi zero. Noi esporteremo rifiuti a carico dei cittadini siciliani che dovranno tassarsi ulteriormente.
E se non pagano? Gli mettiamo la tassa sui rifiuti nella bolletta Enel immagina qualcuno. Tra poco la bolletta Enel sarà tre quinti dello stipendio. Ne soffriranno le rate di mutuo delle case, e i pignoramenti immobiliari raggiungeranno cifre inenarrabili.
E perché tutto questo? Perché facciamo e disfacciamo bandi per fare impianti come Penelope con i Proci. E poi impianti realizzati? Zero. Soltanto che qui non ci sono i Proci, ma i porci, suidi che razzolano nei rifiuti tra le discariche stradali a cielo aperto. Suidi sono anche i cittadini che le alimentano, e ciascuno si consulti con la propria coscienza.
La Regione ha prodotto alcuni anni fa un bando per recuperare ed attrarre investimenti privati ad alta tecnologia per due termovalorizzatori di bacino. Uno orientale ed uno occidentale. Non si sono presentati due Peppinielli locali, ma due colossi del settore, sul piano finanziario e su quello tecnico, che hanno avuto approvati, da un’apposita commissione tecnica, i progetti di investimento proposti.
Uno è un termovalorizzatore classico, che produce energia, allocato nell’area industriale di Catania. L’altro, situato nell’area dell’Eni di Gela, è di concezione più moderna, già realizzata in Giappone, che non brucia i rifiuti, quindi non genera CO2, ma li liquefà. Questo consente di produrre idrogeno liquido, il carburante del futuro.
Ed in tempi di economia di guerra, anche delle materie prime russe e cinesi, ne capite il valore strategico. Tra l’altro riporta in Sicilia un minimo di politica industriale, valore dimenticato dalla politica dopo l’era Mattei e La Cavera, che oggi non galleggia in un mare di petrolio, ma è sotto la linea di galleggiamento rappresentata dal reddito di cittadinanza.
Questi investimenti non a carico dei contribuenti, e che richiedono un’alta specializzazione tecnica, devono essere approvati subito, ieri, se non vogliamo tosare come le pecore i cittadini siciliani, o fare fallire i residuali Comuni non affogati dai debiti. La scusa per non farli è sempre la stessa. Ma tanto ci vogliono anni per farli. E così sono passati trent’anni, e siamo sommersi dalla monnezza.
Il vero nodo del prossimo governo regionale non è la Sanità, ma i Rifiuti e l’Energia.
Cosi è se vi pare.