Domani fine mesta di un anno pronosticato come quello del “liberi tutti” che sta battendo ogni record, come in tanti altri Paesi, di picco pandemico ed ovvie adeguate restrizioni.
Con tutti ad ingoiare il rospo per non dare vantaggio a quanti lo avevano previsto e per dare coraggio (ne occorre) a se stessi: ammirevole. Si chiude di fatto il settennato (7°) dell’unico siciliano Presidente della Repubblica che apertis verbis, da persona seria, ha escluso l’andare fuori dal termine costituzionale (cosa fatta dal suo predecessore) e con esso un’era di sobrietà che non ha guastato, con solo qualche peccato veniale: umano.
Tra due giorni, inizia il terzo(3°) anno dell’invasione barbarica del virus che non si può non definire “cinese”, che di danni ne ha fatti tanti quanti in teoria non si immaginavano, ma ben previsti dagli addetti ai lavori non tv showperson e similari, che con una bugia al giorno pensavano di togliere la pandemia di torno.
Che imperversa e continuerà per anni; ma contro la quale tra vaccini -dono del Signore! – e le terapie già sul mercato e il buon senso protettivo di ciascuno di noi – ma nel mondo! – non riuscirà a danneggiare come le altro pandemie l’umanità che ne uscirà con la testa rotta si, ma in grado di riassestarsi sia pure in modo che ad oggi è difficile immaginare, sul piano sociale, economico, politico e culturale: bene, male? Diversa.
E celebra il primo (1°) anno di “unità nazionale” un Governo, invero inimmaginabile, che è riuscito grazie al suo coach, uomo giusto al posto giusto, a non far quasi pesare il gravame incombente su ciascuno di noi ed ad eliminare gran parte della “sporcizia” politica avendone un credito nazionale, ma forse più internazionale, quale mai nei 67 governi con 30 primi ministri precedenti si era avuto. Che pone solo una domanda: si potrà mai avere nel futuro qualcosa di simile? Combinato disposto che si affaccia tra due giorni a capolino del ventiduesimo anno del terzo millennio (2775 ab Urbe condita!) cambiando il calendario, pur in cucina.
“Il nonno a servizio delle istituzioni”, da ottimo banchiere quale è, ha lasciato agli altri – i partiti – la responsabilità di allocarlo o meno – e dove vogliono – dicendo: primo che un grand commis d’état suona bene qualunque sia l’istrumento che gli si metta in mano e con qualsivoglia orchestra; secondo, ove qualcosa non andasse per il verso giusto, nessuno deve poterlo imputare per una scelta da lui non fatta. Si è astenuto dal dirla in latino (“ibis et redibis non morieris in bello” -sibilla Cumana -, con virgola messa dai partiti politici) per evitare, conoscendo il livello culturale, che non capissero. Ma la ha detta bella e chiara
Sicché giocare il terno 7,3,1 su tutte le ruote è modo per vincere dando ai 1008 Grandi Elettori, delegati ex officio del Popolo, che da un anno, assieme ai media sproloquiano, la responsabilità di decidere le sorti d’Italia.
E lì casca l’asino! Perché a chiusura del 700° di Dante e di quel che pensava dell’Italia, si sa già – senza offesa alla memoria dell’ On. Lina Merlin – come possa finire .
BUON ANNO !