Milano, 11 dic. (askanews) – La cooperativa vitivinicola emiliano-romagnola Terre Cevico ha approvato il bilancio dell’esercizio 2024/25 registrando un fatturato consolidato di 213 milioni di euro, in aumento del 3,4%, e un utile netto pari a 1,979 milioni, cresciuto del 25% rispetto all’anno precedente. Il plusvalore riconosciuto ai soci raggiunge 8,3 milioni di euro e conferma la capacità del gruppo di redistribuire valore all’interno della base cooperativa. L’assemblea annuale ha inoltre presentato l’ottava edizione del bilancio di sostenibilità, il primo dopo l’incorporazione della cooperativa di base e di parte delle controllate avvenuta il 1 gennaio 2024, che segna un avanzamento nell’allineamento agli European Sustainability Reporting Standards.
Nel corso della vendemmia 2024 hanno conferito 992 soci per un totale di oltre 966mila quintali di uve, pari a un incremento del 9%. La superficie vitata complessiva è di 3.616 ettari e la raccolta meccanizzata rappresenta il 71% del conferito. Nel 2024/25 il gruppo ha investito 5 milioni di euro per proseguire il piano di ammodernamento tecnologico e logistico, mentre il patrimonio netto si attesta a 78,5 milioni di euro. I dipendenti passano a 523.
Il mercato interno del confezionato registra un aumento da 83,7 a 88,9 milioni di euro. L’export incide oggi per il 44,4% sui ricavi del prodotto confezionato, pari a 159,8 milioni di euro. Il gruppo opera in circa 90 Paesi, con performance particolarmente rilevanti nel Regno Unito, in Giappone e in Svezia. Negli ultimi otto anni l’estero ha segnato una crescita del 65,2%, passando dai 42,9 milioni del 2017/18 ai 70,9 milioni dell’attuale esercizio. Il Regno Unito registra 9,9 milioni di euro, il Giappone 8,7 milioni e la Svezia 7,9 milioni. La vendita complessiva di vino sfuso, tra Italia ed export, raggiunge i 56 milioni di euro con un incremento del 7,5%. Nel canale italiano la grande distribuzione arriva a 55,8 milioni di euro e l’Horeca sale a 16,3 milioni rispetto ai 12,7 dell’anno precedente.
La storia di Terre Cevico affonda le radici nel 1963, anno di nascita della cooperativa che riuniva i viticoltori del territorio romagnolo. Negli anni successivi l’attività si è sviluppata con il commercio di vino sfuso negli anni ’60 e ’70, con l’ingresso nei grandi formati e nelle bottiglie negli anni ’80 e ’90 e, dagli anni 2000, con la produzione e il confezionamento in brick e bottiglie destinati anche al canale Horeca. Oggi il gruppo opera principalmente in Emilia-Romagna e dispone di proprie Cantine anche in Veneto e in Puglia, con una presenza commerciale in quasi 90 Paesi. I principali mercati sono Regno Unito, Giappone, Svezia, Germania e Stati Uniti.
L’assemblea ha raccolto gli interventi di Franco Donati, presidente di Terre Cevico, Linda Faggioli, direttore amministrativo e finanziario, Paolo Galassi, direttore generale, Eleonora Proni, consigliera regionale dell’Emilia-Romagna delegata dal presidente De Pascale, e Paolo Lucchi, presidente Legacoop Romagna. Donati ha osservato che “le vendemmie non sono più esagerate come quantità e le scelte dei consumatori cambiano, si fanno più attente al benessere ed alla convivialità contemporanea”, spiegando che “i vini bianchi, rosé e le bollicine stanno conquistando terreno, mentre i rossi strutturati, spesso più costosi e ad alta gradazione alcolica, mostrano segni di flessione”. Ha aggiunto che “le nuove tendenze alimentari ci orientano sull’approccio al consumo di piatti leggeri e freschi, pertanto con abbinamenti di vini bianchi, rosati e spumanti. I vini rossi, ovviamente, non scompaiono, ma nella quotidianità cedono il passo a etichette più facili da bere”. Donati ha poi ricordato che “i conflitti nell’Est Europa, Medio-orientale ed i dazi di Trump creano instabilità e insicurezza nelle persone”, precisando che “Terre Cevico però guarda avanti ed assieme al ricambio generazionale della governance, da preparare per tempo, in azienda ragioneremo su decisioni che devono essere prese in fretta su aspetti organizzativi e strategici soprattutto per il ruolo dei vini rossi”.
Proni ha messo in evidenza il rilievo della cooperativa nel tessuto regionale affermando che “60 anni di storia e quasi mille soci oltre a essere un traguardo importante rappresentano la testimonianza di un impianto cooperativo robusto che affonda le sue radici in Romagna con lo sguardo su tutto il territorio nazionale e internazionale, dal momento che coinvolge 90 Paesi”. Ha aggiunto che “siamo davanti a numerose sfide: dal mutamento climatico al cambio degli stili di vita che coinvolge i consumi, sino a un contesto geopolitico che non rende semplice il commercio nel mondo. Terre Cevico forte del suo sistema valoriale e della sua forte base sociale dimostra di avere testa e gambe per affrontare le incognite di un mercato in continuo movimento”.
Lucchi ha concluso ricordando che “i dati di bilancio 2025 di Terre Cevico confermano il percorso di efficienza e trasparenza che il gruppo ha mantenuto in un periodo certo non facile per il mercato del vino, anche grazie allo schema organizzativo avviato meno di due anni fa”. Ha sottolineato che “Terre Cevico è espressione di punta di una cooperazione che in Romagna colloca ben 10 aziende tra le prime 30 del nostro territorio per capacità economica e dimensione”, aggiungendo che “la coerenza di un percorso di valorizzazione dei vini autoctoni, romagnoli in particolare, di efficienza nella logistica, attenzione all’innovazione di prodotto ed al packaging, risponde perfettamente alle richieste della grande distribuzione commerciale italiana, che rappresenta oltre il 70% del mercato di Cevico”.

