Ritorniamo a parlare del Giappone, dopo averne letto ulteriormente la storia lontana e recente. Fondato come Stato nel 660 avanti Cristo, ha approvato la sua Costituzione l’11 febbraio 1889.
La resa all’Occidente, al termine della Seconda guerra mondiale, è avvenuta il 2 settembre 1945, quando l’allora imperatore Hirohito firmò il documento davanti il generale Douglas MacArthur, comandate supremo delle potenze alleate (Scap), approvando tutte le condizioni degli alleati (Usa, Urss, Gran Bretagna e Cina), salvo una: che il Paese avesse la facoltà esclusiva di gestire la scuola. Con ciò quel popolo dimostrò saggezza e lungimiranza nel prevedere il futuro, costituito proprio dai giovani allievi.
Da quella fatidica data, il Giappone è cresciuto in maniera vertiginosa, tanto che secondo l’ultima rilevazione della Banca mondiale (2017) ha raggiunto un Pil di quasi 5 mila miliardi di dollari, che è il terzo dell’Universo dopo Usa (19 mila miliardi e Cina (12 mila miliardi).
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Questo risultato non è casuale, ma frutto della capacità di reazione del popolo giapponese alla enorme sconfitta, determinata dalle due esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki, la prima sganciata dal bombardiere americano B52 intestato alla madre del comandante: Enola Gay.
Il Giappone ha saputo costruirsi la propria fortuna con il suo modo di reagire basato su valori e comportamenti che affondano le radici nella sua storia. Ma anche in un sano pragmatismo che fa agire con flessibilità e concretezza di fronte alle difficoltà.
Essere popolo da 26 secoli ha comportato un forte credo nelle proprie tradizioni, per cui difficilmente in Giappone possono attecchire altre religioni e usi. Tuttavia essi amano imparare dagli altri. Per esempio, i cittadini nipponici, quando vanno in giro per il mondo, fin dal 1945, fotografano qualunque cosa e quando ritornano al proprio Paese consegnano le fotografie alle istituzioni, le quali premiano quelle che ispirano innovazioni nella madrepatria.
I giapponesi hanno una grande fiducia nel potere della conoscenza e dell’istruzione, leggono molti libri e giornali. Il primo quotidiano di Tokyo, Yomiuri Shimbun, vende ben 14 milioni di copie al giorno, sette volte di più di tutti i quotidiani d’Italia.
Nel Paese del Sol Levante vi è un grande senso dell’interesse generale, per cui tutti i 126 milioni di abitanti lo antepongono al proprio. E questo fa di quel Paese un unicum che appunto gli ha consentito di crescere come indicato.
La religione è il confucianesimo. Confucio (551 a.C. – 479 a.C.) non è visto come il creatore, per cui in quel Paese vi è una forte laicità che distingue i comportamenti dalla religione.
Vi è un altro punto di forza dei giapponesi ed è che accettano come normale l’autorità delle istituzioni e di coloro che le rappresentano e accettano le gerarchie fra individui, distinguendoli in base al merito.
Certo, quel Paese ha punti deboli, per esempio il fatalismo, e il non propendere per assumere responsabilità personali, appunto perché impera su tutti l’interesse generale.
I giapponesi hanno certo commesso errori, ma hanno avuto la capacità di sfruttarli per modificare i comportamenti che li hanno causati.
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Non abbiamo voluto darvi cenni storici per diletto, bensì perché da essi dovremmo trarre riflessioni che riguardano il nostro Paese, anch’esso risorto dalle ceneri del 1945: non distrutto come il Giappone, ma abbastanza.
A distanza di 74 anni, mentre il Paese orientale continua a crescere il nostro si è fermato. Eppure, il rapporto debito Pil è del 200% nel primo, del 135% da noi, ma nonostante ciò là si va avanti molto bene e qui molto male.
I punti di forza del Giappone sono tre: il primo, aver ricostruito il Paese con criteri anti terremoto, per cui i frequenti sommovimenti della Terra, che arrivano fino al settimo grado della scalta Richter, non provocano distruzioni; il secondo, avere basato il proprio sviluppo sull’innovazione, a sua volta derivante da un’intensa ricerca pubblica e privata. Come tutti sappiamo, l’innovazione è la base dello sviluppo e della crescita.
Il terzo, è avere una pubblica amministrazione efficiente che supporta tutte le attività economiche e serve i cittadini come essi meritano, cioè cittadini.
