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Testimonianza di un vaccinato

Esempio per non nuocere agli altri

Come ottantenne (in piena attività di lavoro) mi hanno appena iniettato la prima dose di Pfizer. Devo testimoniare della buona organizzazione del servizio, per cui in poco più di mezz’ora tutta la procedura amministrativa e medica è stata esaurita. Ora aspetto la dose di richiamo, il prossimo nove aprile.
Vi scrivo la mia testimonianza di fresco vaccinato non per raccontarvi i miei fatti, che a voi non interessano affatto, ma per illustrarvi le motivazioni da cittadino che mi hanno indotto a ricevere il farmaco.
La prima è come testimonianza e modesto esempio che serva a tutti i cittadini, anche a quelli più titubanti, di richiedere questa sorta di protezione, senza spaventarsi per le notizie negative che arrivano su conseguenze in alcuni soggetti, amplificate per amore dello scoop da giornalisti che amano più la notorietà che la verità.
La seconda ragione che mi ha indotto a ricevere l’iniezione è che, a parere di molti esperti, il vaccinato diventa poco contagioso. Ordunque, io potrei mettere a rischio la mia salute, ma ho il dovere di non mettere a rischio quella degli altri.

È ora urgente procedere alla vaccinazione di massa nei tempi più brevi possibili, perché solo essa potrà rimettere in moto l’economia e dare il vero ristoro a milioni di italiani che vogliono lavorare e vivere con il proprio lavoro, non con sussidi, prebende ed altre munificenze di varia natura.
Tutti quelli che vivono con assegni, spesso bassi, erogati dallo Stato, si sentono calpestati nella loro dignità perché comunque tali assegni coprono a malapena i bisogni vitali. Però non fanno granché per modificare la propria posizione, anche perché lavorando si deve faticare.
Il Reddito di cittadinanza, l’indennità di disoccupazione ed altre forme che vengono erogate dallo Stato, hanno un vizio di fondo: non chiedono alcuna prestazione. Ora, se un cittadino o una cittadina sono ammalati, è giusto e doveroso dare loro supporto, sia finanziario che sanitario. Ma se godono di buona salute, tale supporto finanziario va guadagnato. E come? La risposta è semplice.
Lo Stato, anziché erogare a pioggia tali assegni, dovrebbe girarli ai Comuni, i quali chiamerebbero i beneficiari e li farebbero lavorare per guadagnarseli.
Si potrebbe obiettare che una parcellizzazione nell’erogazione di sussidi potrebbe allungare i tempi, anche perché troverebbe a valle le burocrazie comunali impreparate. Però, con una piattaforma centrale, cui gli ottomila comuni si potrebbero collegare, tutto diverrebbe più semplice e quindi potrebbe essere coniugata l’esigenza di dare un sostegno a chi non lavora, unita all’altra che è quella di farli lavorare.
A monte di quanto scriviamo vi è però l’obiettivo che si pone chi distribuisce soldi a pioggia: se è quello di acquisire consenso, ovvero voto, cercherà di non mettere paletti e non chiedere contropartite all’elemosina che viene elargita. Se, invece, lo scopo è quello di sostenere i bisognosi, ma facendoli lavorare, allora il sistema dovrebbe essere totalmente diverso.
Perché siamo passati dalla vaccinazione al sostegno dei bisognosi? La risposta è nei due fatti che sono collegati. Da che cosa? Dalla macchina che deve gestire, da un canto, tutto il sistema anti Covid e, dall’altro, quello dei sostegni a chi ne ha bisogno.

Mi permetto di fare le osservazioni che precedono perché nella mia lunga vita lavorativa di oltre sessant’anni, non mi sono mai tirato indietro, affrontando tutte le rituali difficoltà che via via mi venivano incontro. Non mi sono mai sognato di attendere la carità e ho cercato con le mie modeste forze di provvedere ai bisogni della mia microcollettività.
Quanto precede non è nulla di straordinario, ma è il normale comportamento di un cittadino rispettoso dei terzi e pronto a dare a chi ha bisogno.
Ribadisco la motivazione per cui mi sono vaccinato, anche se ero contrario all’anti Covid-19, perché disorientato dalla lettura dei bugiardini, ovvero di tutte le informazioni che accompagnano tali farmaci.
Quando si legge per tante volte che il produttore non assume responsabilità per questo e per quello e per quell’altro, che non sa che cosa potrà accadere fra un mese o un anno e continua con queste illuminanti informazioni, verrebbe da dire: non mi faccio inoculare questo liquido.
Però, bisogna farlo perché in un modo o nell’altro questo virus va distrutto e il vaccino può raggiungere questo scopo.