La moglie dell’indimenticato artista al QdS: “Le prime opere dopo l’uscita dai Pooh furono create a Pantelleria”
PALERMO – Aveva scelto Pantelleria come suo buen retiro dove andava a scrivere. Musicista, compositore, cantante, regista. Per oltre cinquant’anni ha condiviso il palco e la vita con i suoi “amici per sempre” scandendo il tempo al ritmo di quella batteria che lo ha reso immortale.
“Eccellenza italiana dello spettacolo”, a lui è dedicata la terza edizione del “Premio Stefano D’Orazio” con ospiti d’eccezione i Pooh. Condotta da Lorella Cuccarini, sabato 7 settembre ore 21.00 all’Arena Alpe Adria, una serata di grandi emozioni per omaggiare e ricordare la profonda umanità di un artista che ha attraversato la storia musicale, e non solo, di questo Paese e per dare l’opportunità a giovani promesse di vincere una borsa di studio che permetta loro di formarsi e accrescere il proprio talento.
L’evento, patrocinato dal Ministero della Cultura e dal Comune di Lignano Sabbiadoro con il sostegno di Siae, di Nuovo Imaie e di numerosi partner, è organizzato dall’Associazione Stefano D’Orazio, presieduta dalla moglie Tiziana Giardoni che ha gentilmente risposto alle nostre domande.
A giugno è uscito il bando di partecipazione al Premio e i finalisti scelti si esibiranno sul palcoscenico dell’Arena Alpe Adria di fronte a una giuria composta dai Pooh e da lei, Tiziana. “I vincitori, di età compresa fra i quattordici e i trent’anni, avranno la possibilità di usufruire di un percorso di studio e formazione presso le tre accademie partner dell’iniziativa tra le quali, da questa edizione, il Centro europeo di Toscolano diretto dal maestro Mogol”.
Si accendono i riflettori sul talento. Non un punto d’arrivo ma l’inizio di un percorso?
“È un dono che abbiamo tutti, solo che a volte non ce ne rendiamo conto. Bisogna saperlo riconoscere e gestire al meglio, ed è il consiglio che io stessa do ai giovani con cui entro in contatto: è necessario coltivare il proprio talento attraverso lo studio costante e l’esercizio. Non basta saper scrivere un bel testo o una bella musica, quel che conta davvero è progredire nel proprio percorso”.
Tre le borse di studio nelle categorie che hanno contraddistinto la brillante figura artistica di Stefano D’Orazio: interpreti, cantautori e artisti manager imprenditori. Com’è coniugare l’estro creativo, che non vuole briglie, con una più inquadrata visione manageriale del proprio lavoro?
“Per diventare un artista completo bisogna necessariamente conoscere anche l’aspetto manageriale, perché lungo il percorso ci si può ritrovare di fronte a delle situazioni che, se non hai la giusta preparazione per affrontarle, possono tornarti indietro come boomerang. Sono sempre più frequenti, infatti, le storie di personaggi famosi che si sono lasciati condizionare da chi li gestiva, prendendo purtroppo delle cantonate madornali. Non solo a livello finanziario ma anche di scelte stilistiche”.
Un’azienda chiamata Pooh, sul mercato da oltre cinquant’anni. Qual è stata la componente principale che ha decretato il successo del brand?
“Hanno avuto la grande intelligenza di darsi delle regole e di rispettarle, a dispetto degli individualismi personali e dei contrasti che, in un percorso umano e artistico così lungo, non potevano certo mancare. Nel tempo, sono sempre stati capaci di tollerarsi e di accogliersi sinceramente come ‘amici per sempre’. Ma il vero collante dei Pooh è stato Stefano, lo sa tutta l’Italia”.
Se riuscissimo a riflettere un po’ di più sul ruolo che hanno la vita, le persone, i sentimenti, rimettendo al centro l’uomo, sarebbe già una grandissima vittoria.
“È un pensiero che condivido appieno. Ognuno di noi dovrebbe avere l’opportunità di fare silenzio, rimettersi in discussione e soffermarsi a riflettere sulle proprie necessità interiori. Solo che il tempo scorre maledettamente in fretta e bisogna spenderlo bene, perché non sempre basta a comprendere gli errori che commettiamo nella vita”.
Nell’ultimo periodo, Stefano aveva scelto Pantelleria come suo buen retiro dove andava a scrivere. Lo speciale rapporto con un “luogo dell’anima” e con una terra, la Sicilia, diventata di fatto la sua seconda casa.
“Dagli inizi del Duemila, Stefano rimase profondamente legato a quest’isola, fonte di grande ispirazione. Quando scelse di farla diventare il suo rifugio, lo fece con la voglia di continuare il percorso da lì. E così è stato. Le prime opere dopo l’uscita dai Pooh furono create proprio sulla scrivania della nostra casa a Pantelleria. Ci incontrammo nel 2007, ci siamo innamorati, e poi lui ha condiviso questa fortissima passione con me: un legame con una terra – inevitabilmente si allarga il cerchio d’onda a tutta la Sicilia – che ci ha dato veramente tanto, in termini di umanità, accoglienza, amicizia, calore, bellezza”.
L’entusiasmo di un uomo con un grandissimo futuro alle spalle, per cui, più che progettarlo, verrebbe da ricordarlo, tentare di capirlo. E, perché no, celebrarlo.
“Stefano era appassionato della vita. Aveva il dono innato della curiosità, quell’irresistibile curiosità che accende gli entusiasmi. Vorrei che fosse un faro per tutti quei giovani che vogliono intraprendere la loro carriera nel meraviglioso mondo della musica. Oltre ad essere un grande uomo, è stato l’emblema dell’artista: un riconoscimento ufficiale che gli è stato tributato dal Ministero delle imprese e del made in Italy, il 12 giugno di quest’anno, attraverso l’emissione di un francobollo a lui dedicato, appartenente alla tematica ‘Le eccellenze italiane dello spettacolo’.”