CATANIA – L’Etna fa il suo lavoro di vulcano attivo. Nessuna preoccupazione in particolare per l’attività degli ultimi tempi che però, secondo gli esperti, ha comunque una particolarità. È infatti il cratere Voragine, e non il cratere Sud-Est, a dare il meglio di sé in questi giorni di fontane di lava e nubi di cenere che si elevano dal vulcano attivo più alto d’Europa. A spiegarcelo è Marco Neri, vulcanologo dell’Ingv. “Quella a cui stiamo assistendo nelle ultime settimane è la classica attività che, negli anni scorsi, interessava soprattutto il cratere Sud Est – afferma. Stavolta – prosegue, dall’inizio di luglio, interessa la Voragine, una novità in questo caso perché è il cratere che viene interessato dall’attività eruttiva. Un cratere che di solito sonnecchia. Ma è anche vero che la Voragine è il vero cratere centrale del vulcano, quello antico e attivo quantomeno dal secolo scorso; è un cratere che ha un condotto eruttivo probabilmente più stabile e largo rispetto agli altri, difatti le sue eruzioni sono più violente e lunghe. La novità è questa essenzialmente”.
Tutto rientra in una sorta di normalità, dunque, anche l’emissione di cenere che ha ripreso a cadere su Catania e sui paesi pedemontani, causando l’interruzione delle attività aeroportuali per molte ore. “Per quanto possa sembrare scontato dirlo – continua Neri – questi fenomeni rimangono confinati all’area sommitale, quindi non sono preoccupanti e non sono neanche rari. Negli anni scorsi abbiamo avuto decine, anzi centinaia di questi episodi. A provocare maggiori disagi è la cenere vulcanica che si nebulizza nell’atmosfera”. Cenere che si accumula a terra, nelle caditoie e nei pluviali e che, in caso di pioggia, potrebbe causare allagamenti. E poi le strade diventano pericolose e scivolose e le attività economiche, quelle turistiche in primis, vengono compromesse.
“La cenere è pericolosa anche perché è un particolato che respiriamo – prosegue l’esperto – e questo non fa bene alla salute. Non ci ammazza, ma a lungo andare qualche problema può provocarlo, soprattutto nelle persone che soffrono di asma o che hanno comunque delle patologie pregresse che possono venire aggravate da queste situazioni, soprattutto se si ripetono come purtroppo sta succedendo, con cadenza di qualche giorno”.
Problematiche ridotte al minimo in caso di episodi isolati, “ma siamo già alla quarta fontana nel giro di un paio di settimane – aggiunge Neri – oltre un quinto episodio che non è evoluto in fontana di lava, ma che ha fatto registrare comunque attività stromboliana. Non bisogna preoccuparsi – ribadisce – è più che altro una grandissima camurria, ma potrebbe diventare un problema, anche economico, per cui qualcuno potrebbe cominciare a pensarci”.
Intanto, per pulire terrazze e balconi, il suggerimento è quello di utilizzare le mascherine: “Sono veramente utili – evidenzia Neri -. Se si pulisce il balcone è bene usare il presidio, anche perché, con la scopa non si fa altro che sollevare la parte più fine della cenere e quella non si vede ma si inala”. Da qui l’invito a evitare i soffiatori. “Sì dovrebbe evitare di usare i soffiatori perché è vero che danno una grande mano per convogliare la cenere, ma è anche vero che la sollevano in aria”, dice ancora Marco Neri che conferma come sia praticamente impossibile prevedere l’attività dell’Etna.
“Non si può prevedere perché l’attività dura fino a quando esiste un equilibrio tra il magma che risale nel mantello, quello che si accumula nella camera magmatica che alimenta questo tipo di eruzioni e il magna che poi viene espulso – spiega -. Se il magna che risale dal mantello diminuisse la sua quantità, a questo punto le eruzioni finirebbero. Il fatto che abbiamo avuto quattro fontane e mezzo nell’arco di un paio di settimane, ci fa capire che in questo momento esiste questo equilibrio e che, fino a quando sarà così, se non subentra alcuna variante o qualcosa che modifica questo assetto, la cosa continuerà probabilmente”. Un’attrazione per i turisti che affollano la città e le zone etnee, attirati dallo spettacolo della natura di un vulcano attivo che erutta. Per chi vuole vedere da vicino non ci sono particolari controindicazioni: l’importante è essere prudenti e rispettare le regole.
“Dal punto di vista turistico, questa attività è spettacolare e non è pericolosa – conferma Neri -. Bisogna però affidarsi alle guide perché se no si rischia davvero. Il sistema è molto ben rodato – continua: c’è una protezione civile che emana dei bollettini e che può precludere eventualmente le aree più pericolose in anticipo rispetto all’eruzioni stesse, perché questi sono fenomeni che fortunatamente riusciamo a prevedere con parecchie ore di anticipo, per cui nessuno viene esposto a rischi gravi e inutili. Si può vedere l’attività dell’Etna da altri punti di osservazione, a pochi chilometri dal teatro eruttivo e in massima sicurezza accompagnati o, se soli o non si vuole spendere, in luoghi leggermente più bassi, come il Rifugio Sapienza o Piano Provenzana. In questo momento, l’Etna davvero è una calamita, un amico degli operatori turistici”, conclude. Meno, per chi deve pulire terrazze e balconi.