Tutto è collegato con un filo rosso. Tutto ciò che accade, che è accaduto e che accadrà.
L’umanità è responsabile di ciò che ha fatto, di ciò che fa e di ciò che farà. Ovviamente è difficile distinguere quelli che fanno bene e quelli che fanno male, ma i risultati sono la media degli uni e degli altri.
C’è chi vive costruendo, cercando di migliorare la situazione generale e chi invece bighellona, attende che gli eventi accadano, spera che tutto vada bene e si lamenta quando le cose vanno male. Insomma, c’è chi è responsabile e chi non lo è perché decide di non esserlo.
Per esempio, la questione del clima è fondamentale per la sopravvivenza delle specie viventi: umana, animale, vegetale e altre. Però sono gli esseri umani che hanno la responsabilità di quanto sta accadendo e di quanto accadrà.
Fra essi vi sono quelli che funzionano e ragionano in modo positivo e gli altri che si lasciano andare. Ma questi sono la maggioranza, per cui è difficile far funzionare le cose.
L’intensissima bomba di pioggia che ha devastato qualche giorno fa Valencia, in Spagna, è il risultato di un comportamento dissennato di una parte dell’umanità, che sta inquinando e surriscaldando il clima e per conseguenza i mari – come il Mediterraneo, ove arrivano pesci tropicali di ogni tipo – il che provoca questo tipo di catastrofi. Per esempio, le piogge torrenziali sopracitate sono state causate dalla Dana, un fenomeno meteorologico dovuto a una massa di aria che si stacca da una corrente fredda e si scontra con l’aria calda e umida del Mediterraneo, provocando morti e distruzione.
Il clima è l’esempio più evidente della dissennatezza di alcuni super potenti e spiega il famoso filo rosso che collega i gesti, i comportamenti, gli atti e gli effetti.
Al di là delle previsioni più catastrofiche, di fatto la maggioranza dell’umanità non fa niente per cambiare questo stato di cose, continuando ad adoperare fonti di energia fossile, inquinando, non provvedendo a ristrutturare e riparare adeguatamente il territorio. Insomma, nessun atto di previsione, con la conseguenza che si resta affidati alla buona sorte, quando c’è.
La seconda questione che trattiamo è la ricchezza o la povertà, nel senso che nel mondo la prima si concentra sempre più in poche mani e i poveri aumentano sempre più di numero. Le istituzioni dovrebbero provvedere alla redistribuzione della ricchezza, ma esse sono di fatto gestite da strutture di potere e da centri occulti che impediscono questa equa redistribuzione, anche perché l’avidità di certuni forza le stesse istituzioni ad andare verso i pochi piuttosto che verso i tanti.
In questo quadro è in uno stato decadente la cosiddetta Democrazia, perché essa è esercitata da un sempre minor numero di persone. Lo vediamo in tutti gli Stati: dall’Europa alle Americhe, ove il numero di elettori/trici che va alle urne diminuisce sempre di più (ormai solo uno/a su due). Cosicché la maggioranza della minoranza esercita il potere per tutti, con la conseguenza che la Democrazia è divenuta più forma che sostanza e i suddetti centri di potere sono divenuti ancora più forti a pro di loro stessi.
In questo contesto l’umanità soffre sempre di più, perché a fronte di pochi miliardari e di moltissimi milionari, vi sono miliardi di persone che patiscono fame, carestia e malattie, non hanno medicine per curarsi, vivono in condizioni pietose. Per esempio il continente africano è affetto dalle questioni che abbiamo prima elencato, ma anche le Americhe del Centro e del Sud non stanno molto meglio.
In Europa quanto precede è dimostrato dal flusso incontenibile di persone che tentano, anche a costo della vita, di valicare il Mediterraneo. In America la dimostrazione è data dal muro fra Messico e Stati Uniti che Trump aveva cominciato a costruire e che, se dovesse vincere le elezioni, di fatto continuerebbe a edificare.
L’umanità, questo immenso coacervo di otto miliardi di esseri umani, sparpagliata sui cinque continenti, non riesce a badare a sè stessa e non riesce a farsi guidare da persone capaci e positive, per cui si trova nelle condizioni attuali.