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Tra guerre commerciali e Piazze della Pace. Il Manifesto degli scienziati contro il riarmo

Tra guerre commerciali e Piazze della Pace. Il Manifesto degli scienziati contro il riarmo
MANIFESTAZIONE DEL M5S: NO AL RIARMO MANIFESTANTI FOLLA BANDIERA DELLA PACE ARCOBALENO EUROPA

Studiosi, intellettuali e cittadini consapevoli dei rischi globali si sono uniti contro la rinnovata corsa agli armamenti. No alla militarizzazione dell’Europa per promuovere al contrario dialogo, tolleranza e diplomazia

Mentre le Borse di tutto il mondo sprofondano per i dazi imposti da Trump e il Liberation Day aggrava la guerra commerciale, le Piazze per la pace si riempiono – soprattutto quella di Roma – e parecchi scienziati si sono uniti e hanno scritto un “Manifesto” per opporsi alla recente proposta di riarmare l’Unione europea. In qualità di studiosi, di intellettuali, di cittadini consapevoli dei rischi globali del momento attuale viene ritenuto “un obbligo morale e civile per ogni persona di buona volontà alzare la voce contro l’appello alla militarizzazione dell’Europa e promuovere il dialogo, la tolleranza e la diplomazia”. Secondo gli scienziati “un riarmo repentino non preserva la pace; conduce alla guerra”.

Eppure quasi tutti i leader politici – a eccezione di pochi – “dichiarano di essere pronti a combattere per difendere presunti valori occidentali che ritengono in pericolo”. Ma questi stessi leader politici, si chiedono gli scienziati, “sono pronti a difendere il valore universale della vita umana?” Sembrerebbe di no.

I conflitti in tutto il mondo sono in aumento

Secondo le Nazioni Unite (2023), un quarto dell’umanità vive in aree colpite da guerre. In particolare il conflitto tra Russia e Ucraina, finanziato dai Paesi della Nato con la giustificazione di “difendere i principi” di libertà, sovranità, democrazia, sta lasciando dietro di sé circa un milione di vittime. Il conflitto nella striscia di Gaza, lo sterminio dei palestinesi da parte dell’esercito israeliano è sotto gli occhi di tutti. Brutali guerre sono in corso in Africa, come in Sudan e nella Repubblica democratica del Congo, alimentate dagli interessi sulle risorse minerarie del continente. “L’Orologio dell’Apocalisse del Bulletin of the Atomic Scientists, che quantifica i rischi di una catastrofe nucleare globale, non ha mai segnato un pericolo così alto come oggi”.

Spaventata dall’attacco russo all’Ucraina e dall’iniziativa di Trump di intavolare con Putin trattative di pace, “l’Europa si sente messa da parte e teme che la sua pace e prosperità possano essere a rischio”. I politici, si legge nel Manifesto, “stanno reagendo in modo miope, con un appello alla mobilitazione su scala continentale e destinando risorse colossali alla produzione di nuovi strumenti di morte e distruzione”.

Il 4 marzo 2025, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato il Piano di riarmo europeo, dichiarando: “L’Europa è pronta e capace di agire con la velocità e l’ambizione necessarie. […] Siamo in un’era di riarmo. E l’Europa è pronta ad aumentare massicciamente la sua spesa per la difesa”.

Sembra evidente che “l’industria militare, che dispone di immense risorse e di una forte influenza su politici e media, alimenta una narrazione apertamente bellicista”. La “paura della Russia” viene agitata come uno spauracchio, ignorando convenientemente che la Russia ha un Pil inferiore a quello dell’Italia. I politici affermano, “del tutto infondatamente”, come sottolineano gli scienziati, che Mosca abbia mire espansionistiche verso l’Europa, rappresentando una minaccia per Berlino, Parigi e Varsavia, quando invece i fatti dimostrano di non essere nemmeno in grado di conquistare Kiev, suo ex-satellite. La propaganda di guerra si nutre sempre dell’esagerazione della paura. E la paura è una cattiva consigliera.

“L’idea che la pace dipenda dal prevalere sugli altri porta solo all’escalation, e l’escalation porta alla guerra”. Se la Guerra Fredda non è diventata una guerra “calda” è dovuto al fatto che politici saggi, da entrambe le parti, hanno saputo superare profonde divergenze ideologiche e reciproche “questioni di principio”, arrivando a una drammatica ma equilibrata riduzione degli armamenti nucleari.

Appello degli scienziati contro il Rearm

“I trattati Start tra Stati Uniti e Unione Sovietica portarono alla distruzione dell’80% dell’arsenale nucleare globale. Scienziati e intellettuali di entrambe le fazioni svolsero un ruolo fondamentale nello spingere i politici verso una de-escalation razionale”. Nell’appello degli scienziati contro il Rearm viene ricordato che nel 1955, il filosofo, matematico e Premio Nobel per la Letteratura Bertrand Russell e il Premio Nobel per la Fisica Albert Einstein firmarono un manifesto influente, che ispirò la Conferenza Pugwash, riunendo scienziati di entrambi gli schieramenti per promuovere il disarmo. E quando Russell, nel 1959, fu invitato a lasciare un messaggio per la posterità, rispose: “In questo mondo, che sta diventando sempre più interconnesso, dobbiamo imparare a tollerarci a vicenda. Dobbiamo accettare il fatto che alcune persone diranno cose che non ci piacciono. Solo così possiamo vivere insieme. Ma se vogliamo vivere insieme, e non morire insieme, dobbiamo imparare un certo tipo di carità e un certo tipo di tolleranza, assolutamente vitali per la sopravvivenza dell’umanità su questo pianeta”.

La tolleranza, ma non il riarmo e la corsa agli armamenti nazionali, potrebbe salvare l’umanità e garantire la pace. In effetti, come sottolineano gli scienziati, “i grandi conflitti sono sempre stati preceduti da enormi investimenti militari. Dal 2009, la spesa militare globale ha raggiunto livelli record ogni anno, con la spesa del 2024 che ha toccato il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari. Il Piano di riarmo europeo impegna l’Europa a investire 800 miliardi di euro in spese militari. Sia l’attuale presidente degli Stati Uniti che l’attuale presidente della Russia hanno recentemente dichiarato di essere pronti ad avviare colloqui per la normalizzazione delle relazioni e per una riduzione equilibrata degli armamenti. Il presidente della Cina ha ripetutamente chiesto la de-escalation e un passaggio da una mentalità di confronto a una di collaborazione win-win. Questa è la direzione da seguire”.

Certo, sia Trump che Putin non sono completamente affidabili e i continui bombardamenti, a dispetto di tregue e norme internazionali, sulla popolazione ucraina e palestinese, l’attacco alle ambulanze della Linea rossa, l’uccisione di operatori umanitari e sanitari e di para-medici a Rafah, il blocco delle forniture umanitarie a Gaza destano grande preoccupazione e mettono a rischio la vita di migliaia di bambini, così come i dazi e la guerra commerciale, scatenata dal presidente americano, suscitano perplessità per le gravi ripercussioni sui mercati produttivi e finanziari, ma la soluzione non è il Rearm Europe. “L’Europa – scrivono gli scienziati – si prepara alla guerra, con nuove spese militari pianificate come non si vedevano dalla Seconda Guerra Mondiale. L’Europa è forse disposta a brandire le armi perché si sente messa da parte? L’umanità affronta sfide globali enormi: il cambiamento climatico, la fame nel Sud del mondo, la più grande disuguaglianza economica della storia, l’aumento del rischio di pandemie, la minaccia di una guerra nucleare. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno oggi è che il Vecchio Continente passi dall’essere un faro di stabilità e pace a diventare un nuovo signore della guerra. Si vis pacem para pacem. Se vuoi la pace, costruisci la pace, non la guerra”.


Pina Travagliante
Professore ordinario di Storia del pensiero economico presso l’Università
degli Studi di Catania