Traffico illecito di rifiuti, ricettazione e riciclaggio di quantitativi, anche ingenti, di cavi di rame di provenienza illecita, riguardanti in particolare il territorio di Montalto Uffugo in provincia di Cosenza. Con queste accuse i carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare, emesso dal gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura, nei riguardi di 61 indagati: 5 sono finiti agli arresti domiciliari, per 28 è scattato l`obbligo di dimora nel Comune di residenza e per altri 28 l`obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Sequestrati inoltre automezzi strumentali ai reati contestati.
Nei confronti delle 3 società del settore dei rifiuti e del commercio di rottami ferrosi, con sede tra Calabria e Campania, è stato eseguito il sequestro preventivo quali quote sociali e degli interi patrimoni aziendali.
A fronte di 3.400 conferimenti all`interno di un’azienda di Montalto Uffugo, soltanto 58 sono risultati regolari: nell`azienda veniva introdotto ogni tipo di rifiuto, tra cui batterie esauste al piombo, oli esausti di veicoli, elettrodomestici, cartellonistica stradale, lampioni, veicoli fuori uso, rifiuti ferrosi di ogni tipo.
Inoltre in 374 episodi sono stati conferiti cavi o manufatti in rame di illecita provenienza, per un giro di affari totale stimato in circa 2 milioni di euro annui.
L’indagine – chiamata “Efesto 2”, partita da alcuni controlli effettuati dai Carabinieri Forestali di Cosenza in una nota società di Montalto Uffugo, e svolta dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Cosenza – si è avvalsa di intercettazoni e videosorveglianze, supportate da una minuziosa attività di riscontro documentale e dalle classiche attività di pedinamento.
Gli inquirenti hanno scoperto che i titolari della società avevano messo a disposizione la propria azienda come “centro nevralgico” del traffico di rifiuti e del rame: in quel luogo, con l`apporto dei diversi concorrenti, il metallo veniva recuperato, pesato, ceduto combusto ed occultato, al di sotto di carichi apparentemente legali, prima della vendita a terzi acquirenti.
La stessa società, inoltre, aveva acquistato e poi ceduto ingenti quantitativi di rifiuti, in parte pericolosi e illecitamente conferiti, omettendo qualsiasi tipo di trattamento, attestando falsamente la loro cessazione dalla qualifica di rifiuto predisponendo tutta la documentazione necessaria a simulare la tracciabilità dei rifiuti e dello stesso rame (sottratto furtivamente anche ad infrastrutture destinate all`erogazione di energia e di telecomunicazioni, e la cui provenienza furtiva si tentata di occultare anche con la distruzione della guaina isolante, mediante la combustione dei cavi, per eliminare ogni traccia utile alla identificazione dell`ente proprietario).
Nell`ambito dell`attività della società, è stato poi rilevato che i veicoli venivano rottamati senza rispettare la normativa di settore e i motori rivenduti in altre regioni, attestando falsamente la loro bonifica dagli elementi inquinanti pericolosi, quali oli esausti e liquidi refrigeranti.
Le attività investigative sono state ulteriormente arricchite da specifici approfondimenti patrimoniali, condotti dai Finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, che hanno consentito di ricostruire e quantificare il patrimonio aziendale delle 3 società coinvolte e dunque arrivare al sequestro delle quote sociali e degli interi patrimoni aziendali, per un valore stimato di 10 milioni di euro.
