Inchiesta

Il futuro delle città siciliane appeso alle infrastrutture

Voltare pagina e svoltare definitivamente, dimenticando un 2020 drammatico sul fronte sanitario ed economico. Ma da dove ripartire? Il settore turistico è ancora schiacciato dal peso di un destino incerto, diviso tra i timori di nuove ondate di contagi da Covid-19 e la promessa di una vaccinazione di massa che fa intravedere un futuro finalmente ottimistico. Il commercio deve riconquistare la fiducia dei cittadini e far dimenticare loro la paura di uscire di casa. E ancora molti altri comparti devono fare i conti con un post-pandemia che, seppur continuamente invocato, sembra ancora tardare.

Restano, dunque, gli investimenti in infrastrutture. Ciò che davvero può dare una scossa a un tessuto economico “da dopoguerra”, come hanno più volte sottolineato i vari livelli istituzionali. E da questo punto di vista, nelle principali città dell’Isola, c’è tanto su cui poter lavorare.

Abbiamo deciso di dedicare un breve focus a Palermo, Catania e Messina partendo proprio dalle principali opere pubbliche su cui i Comuni stanno lavorando e di cui i cittadini hanno bisogno.

A Palermo, nonostante le difficoltà politiche palesate soprattutto sul finire dell’anno (con la maggioranza in Consiglio comunale venuta meno in occasione dell’approvazione del Bilancio di Previsione) il sindaco Orlando e il suo Esecutivo puntano forte sulla rivoluzione della mobilità. Un progetto a lungo termine (con obiettivo 2026) che ha nell’espansione delle linee del tram il suo cuore pulsante. Ma ci sono molte altre iniziative in cantiere che promettono di cambiare radicalmente il volto del capoluogo isolano.

A Catania l’ultima parte del 2020 è coincisa con il riscatto del sindaco Salvo Pogliese, che ha riottenuto il ruolo alla guida della città dopo lo stop alla sospensione applicata in attuazione della legge Severino (per la condanna in primo grado a quattro anni e tre mesi per peculato). Anche alle falde dell’Etna la mobilità resta un nodo centrale, con il ruolo da protagonista assoluto giocato dalla metropolitana e dalle nuove fermate che apriranno da qui ai prossimi anni. E con molti altri progetti di varia natura l’Amministrazione intende proiettare la città nel futuro.

Infine c’è Messina, con quel Ponte che continua a essere colpevolmente ignorato dalla politica nazionale, ma che rappresenterebbe la chiave di volta per il rilancio definitivo di tutta la Sicilia a livello europeo. Sebbene il progetto travalichi le competenze locali, il sindaco Cateno De Luca ha più volte manifestato il proprio appoggio alla costruzione di questa infrastruttura, dicendosi sempre pronto a sostenerla nelle varie sedi istituzionali. Ma nella Città dello Stretto serve anche molto altro, a iniziare dagli interventi per eliminare le baraccopoli e la costruzione di nuovi alloggi popolari per ospitare le famiglie, senza dimenticare la Zona Falcata o il nuovo porto di Tremestieri.

C’è tanto da fare per programmare il futuro da qui ai prossimi anni, ma per poter vedere realizzati questi importantissimi progetti a lungo termine occorre lavorare sin d’ora, per velocizzare le lunghe procedure burocratiche necessarie a sbloccare i cantieri. Il futuro della Sicilia passa, adesso, dalle sue città. Perdere ancora tempo potrebbe essere fatale.

Mobilità sostenibile in primo piano, il tram è al centro della rivoluzione

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando

Come già accennato, quello che si è appena concluso è stato un anno molto complesso per il sindaco Leoluca Orlando. Come guida del capoluogo siciliano, ha dovuto fare i conti – così come tutti i suoi colleghi – con il diffondersi della pandemia a livello locale; come presidente di Anci Sicilia (l’Associazione dei Comuni dell’Isola) si è messo in prima linea per fare da portavoce alle istanze dei vari territori. E a tutto ciò si sono aggiunte anche numerose difficoltà politiche a livello cittadino.

Orlando ha superato indenne una mozione di sfiducia in Consiglio comunale, ma proprio l’ultimo dell’anno la maggioranza che lo sostiene si è spaccata, dando vita a non poche preoccupazioni per l’anno appena arrivato, fondamentale per programmare lo sprint da qui al 2022 (la conclusione del mandato dell’attuale primo cittadino di Palermo).

La posizione del sindaco, nonostante le difficoltà, è molto chiara: arrivare a fine sindacatura per concludere quanto fatto finora e gettare le basi per la Palermo del prossimo futuro. “Ho il dovere – ha detto in una recente intervista concessa all’agenzia di stampa Italpress – di portare fino al 2022 la coalizione che ha vinto nel 2017. Se qualcuno ritiene di non starci ne prenderò atto, anche se dovessi restare in minoranza. Se resto da solo sarò sindaco fino al 2022, a meno che non venga votata una mozione di sfiducia. Proprio perché ho questa intenzione ho il dovere di dire alle forze politiche che conto sulla loro continuità e coerenza rispetto a una visione che non è cambiata e a impegni che sono confermati”.

In Consiglio comunale, durante l’approvazione del Bilancio di previsione, il tema dello sviluppo del tram è stato centrale. Ma nonostante le difficoltà il sindaco ha rassicurato sul futuro dell’opera. “I 21 milioni in bilancio destinati alle attività di manutenzione di strade ed edifici – ha detto – non sono in contrapposizione con il tram. Dal 1997 porto avanti questa battaglia e non mi perdo nell’ultimo anno di mandato”.

Il progetto complessivo per quella rivoluzione chiamata mobilità sostenibile, continua dunque a essere centrale per l’Amministrazione. “Con il car sharing – ha aggiunto Orlando – siamo passati a diecimila abbonati, lavoriamo anche sul fronte dei monopattini, insieme con le piste ciclabili e le aree pedonali c’è un disegno complessivo per una nuova mobilità”.

La metropolitana e gli altri cantieri con il fondamentale ruolo dei privati

Sotto l’albero di Natale il sindaco Salvo Pogliese ha trovato una piccola, grande rivincita. A inizio dicembre, infatti, il Tribunale civile etneo, accogliendo la richiesta del collegio di difesa sulla fondatezza della questione di legittimità costituzionale relativa all’applicazione della legge Severino, ha trasmesso gli atti della richiesta di “annullamento” alla Corte costituzionale sulla sospensione dall’incarico del primo cittadino. Così Pogliese – tolto dall’incarico per 18 mesi per essere stato condannato a quattro anni e tre mesi per peculato dal Tribunale di Palermo per l’uso di rimborsi spesi quando era capogruppo all’Ars del Pdl – è tornato a pieno titolo a Palazzo degli Elefanti.

Tutto ciò gli ha permesso di continuare a lavorare per definire il futuro alle falde dell’Etna, un progetto a lungo termine, fatto di infrastrutture fondamentali per il tessuto urbano. Tra i cantieri in primo piano c’è la metropolitana, che già quest’anno dovrebbe aprire tre nuove fermate: Cibali, Monte Po, Fontana.

Ma, come spiegato dallo stesso Pogliese nel corso del nostro Forum pubblicato il 24 dicembre scorso, c’è molto altro su cui lavorare. Per quanto riguarda la viabilità di scorrimento Europa-Rotolo “i lavori (per un importo di 16 milioni di euro) sono stati finanziati con i fondi del Patto per Catania. È stata conclusa la procedura di affidamento dell’incarico di progettazione, che sarà conferito all’inizio del 2021. Poi occorreranno circa sei-otto mesi per la redazione e approvazione del progetto. Sul versante Rotolo-Ulisse, c’è stato il problema dei dissuasori sismici, che erano sbagliati e da sostituire. È stata necessaria una perizia di variante per un importo di 1,2 milioni di euro di fondi regionali, necessaria per la modifica degli isolatori sismici. Per quel che riguarda il cavalcavia per l’innesto con la circonvallazione, l’opera è stata approvata e finanziata e i lavori dovrebbero riprendere a inizio 2021. La fine è prevista a settembre 2021”.

C’è poi quella grande ferita nel cuore della città chiamata corso Martiri della Libertà, in cui però sono coinvolti anche soggetti privati. “Relativamente al parcheggio da 330 posti in piazza della Repubblica – ha spiegato Pogliese – che è un’opera di compensazione e quindi di interesse comunale, tutto è già stato trasmesso all’Urega. La Ragioneria ci ha chiesto di creare un capitolo di bilancio apposito, a costo zero per il Comune, e noi procederemo entro gennaio. A quel punto, il bando dovrebbe essere pubblicato subito, entro il 31 dello stesso mese. Per le altre opere, non abbiamo meccanismi coattivi: il fatto che sia cambiata la proprietà, però, potrebbe essere la svolta. Tutto ciò che possiamo fare in termini di sburocratizzazione lo faremo, ma non possiamo imporre al privato di agire”.

Quel simbolo di rilancio della Sicilia che a Roma continuano a osteggiare

I discorsi sul Ponte sullo Stretto sono ormai diventati quasi una barzelletta, un palcoscenico su cui i politici di questo o quel partito si sono sempre confrontati, insultati e provocati, sulle spalle del popolo siciliano. Nonostante l’opera sia ritenuta fondamentale per la continuità del Corridoio europeo scandinavo-mediterraneo, nelle ultime settimane è stata gettata alle ortiche la possibilità di sfruttare le risorse del Recovery Fund per la sua realizzazione. Una scelta che qualcuno ha interpretato come l’ennesima beffa nei confronti della Sicilia, condannata a un’arretratezza infrastrutturale che pesa sempre di più sulla sua crescita economica.

Niente Ponte, dunque, almeno per il momento. Nonostante il sindaco Cateno De Luca si sia più volte speso pubblicamente per rimarcare l’importanza dell’opera all’interno dello scenario locale e siciliano. Nell’attesa che le idee a Roma possano cambiare, l’Amministrazione deve quindi concentrarsi su quelle che sono le priorità più urgenti per la città. A partire dalla situazione legata alle baracche.

Risanare le aree degradate e dare una casa dignitosa a circa duemila famiglie è tra i principali obiettivi per il nuovo anno che il primo cittadino si è posto. E in attesa che l’iter della proposta di legge in discussione in Parlamento faccia il suo corso, l’Amministrazione sta cercando ogni strada possibile per risolvere la questione. Bisogna quindi costruire o reperire nuovi alloggi e allo stesso tempo eliminare le baracche esistenti. “L’attività di demolizione – ha sottolineato il sindaco – costituisce il fulcro centrale nel progetto di totale eliminazione delle baracche dalla città, non consentendo il proliferare del malcostume dell’occupazione, purtroppo diffuso e dettato spesso dal bisogno, che di fatto ha da sempre impedito di liberare Messina da questa vergognosa piaga”.

Parte insomma da qui quel percorso che l’Amministrazione vuole portare a termine per delineare, da qui ai prossimi anni, una forma credibile per il futuro della città. Ma bisogna chiudere le tante questioni aperte che vengono dal passato: dalle infrastrutture come il nuovo porto di Tremestieri e la via Don Blasco alla Zona Falcata, con cui la città deve riconciliarsi riconoscendole la dignità di luogo storico artistico a fronte di una scelta industriale di cui rimangono solo i veleni.