Transatlantic Investment Committee, Sicilia e tecnologia

Un “filo tecnologico” che lega la Sicilia agli Usa, la missione di Etna Hitech

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Un “filo tecnologico” che lega la Sicilia agli Usa, la missione di Etna Hitech

Antonio Giordano  |
martedì 24 Ottobre 2023

Sicilia al centro degli investimenti nel settore delle tecnologie strategiche: l'attività di Etna Hitech, da Catania a Washington e San Francisco.

Rafforzare la sinergia tra Italia e Stati Uniti nel campo dei co-investimenti in tecnologie strategiche: questo il programma alla base del Transatlantic Investment Committee, che ha presentato i risultati di un anno di lavoro nel corso del second US Annual Meeting, nella sede dell’Ambasciata Italiana negli Stati Uniti, a Washington, DC.

A Washington, il TIC si è presentato con importanti elementi di novità, prima delle quali ha riguardato l’avvenuta costituzione, d’intesa con Harmonic Innovation Group, della Transatlantic Harmonic Foundation di cui fa parte anche il consorzio Etna Hitech.

Transatlantic Investment Committee e tecnologia, il ruolo della Sicilia

La Fondazione è nata con l’obiettivo di potenziare e accelerare qualità e quantità dei co-investimenti tra Italia e Stati Uniti nelle aree del digitale, dell’aerospazio, del cleantech, dell’energia e delle scienze della vita, catalizzando gli interessi di una serie di partner in Italia, Stati Uniti, Europa e Regno Unito, a partire da America’s Frontier Fund, con cui il TIC ha recentemente siglato un Memorandum of Understanding per lo sviluppo di attività congiunte nel campo del miglioramento e dello sviluppo congiunto degli strumenti finanziari transatlantici e della regolazione.

All’evento ha partecipato anche Emanuele Spampinato, COO di Harmonic Innovation Group e Presidente di EHT (Etna HiTech), aggregatore di PMI innovative di interesse nazionale con sede a Catania. “Il gruppo EHT si è fatto promotore di un evento che punta a valorizzare l’innovazione Made in Italy nell’ottica dell’implementazione dei rapporti bilaterali tra Italia e Stati Uniti”, ha spiegato, “l’idea è rafforzare la proiezione dell’Italia sulla scena internazionale, renderla hub principale nei confronti dei talenti della sponda Nord e della sponda Sud del Mediterraneo e valorizzare gli investimenti pubblici effettuati negli Stati Uniti in una logica virtuosa di integrazione con le risorse private”.

Due progetti per rilanciare il settore

Tra le iniziative in campo ci sono due progetti “l’avvio del primo percorso post-universitario dedicato al tema dei co-investimenti transatlantici, il TransAtlantic Business Executive Course, cui ha lavorato un gruppo di lavoro guidato da Luiss e da George Washington University”, ha detto, “che prenderà avvio nel primo semestre 2024; e una strategia nel campo degli investimenti in start-up e scale-up con un focus su mercato transatlantico e nelle tecnologie target del TIC, basata tra l’altro sul lancio, nel 2024, della Transatlantic Investment Platform, una piattaforma di fondi transatlantici operanti principalmente nei segmenti series-A e series-B; e nell’avvio, a seguire, del Transatlantic Harmonic Investment Fund, dedicato a operazioni transatlantiche late-stage.

La Fondazione ed i suoi partner hanno ribadito inoltre il loro impegno per spingere Istituzioni e Investitori europei e statunitensi verso la creazione di una Transatlantic Investment Facility, sotto forma di Fondo dei Fondi”. “Per l’Italia”, ha ricordato Andrea Gumina, presidente della Transatlantic Harmonic Foundation, “si tratta di un’occasione unica per rafforzare i legami con gli Stati Uniti nel campo dei co-investimenti nelle tecnologie a più alto valore strategico: quelle in grado di aumentare la produttività di entrambi i sistemi industriali, rispondere a sfide come la sicurezza, il cambiamento climatico, la salute, l’approvvigionamento energetico o l’esplorazione spaziale, ma anche generare nuova occupazione di qualità e ben retribuita”.

Tra i partner anche Ernesto De Giovanni, Partner Utopia e co-founder del Tic. Spampinato è anche reduce da una tappa a San Francisco con il suo Eth. “Si tratta di una seconda tappa dopo quella di aprile”, spiega, “abbiamo incontrato diversi laboratori di ricerca dell’Università confrontandoci sui temi dell’analisi dei dati applicata alla gestione delle reti idriche e elettriche nell’ottica della transizione energetica. Ci siamo accorti che siamo in sintonia con la nostra ricerca con quella dei centri più avanzati come quelli della California. C’è un grande interesse all’Italia come luogo di produzione e di conoscenza e intelligenza legata alle tecnologie anche grazie ad un fattore competitivo: il costo di ricercatori e professionisti in Italia è inferiore ma la qualità è pari ai centri più avanzati”.

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