Per quanto riguarda la prima linea strategica di sviluppo, le utilities possono contribuire in modo significativo al conseguimento degli obiettivi nazionali sulle rinnovabili, in particolare nel settore fotovoltaico ed eolico, ma anche in quello idroelettrico e del teleriscaldamento: ciò a patto di attivare misure abilitanti che supportino gli investimenti per il rifacimento o potenziamento degli impianti esistenti e per le progettualità che valorizzano le sinergie intersettoriali.
Il contributo allo sviluppo delle molecole verdi capitalizza invece la circolarità degli investimenti intersettoriali di cui queste imprese sono capaci: basti pensare alla produzione di biogas e biometano dai rifiuti organici o dai fanghi di depurazione. Risulterà essenziale sfruttare gli asset esistenti e massimizzare le sinergie tra i diversi settori in ottica circolare per la produzione di gas rinnovabili.
Le infrastrutture energetiche di distribuzione rappresentano l’asse portante e abilitante per l’attuazione della transizione e il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sicurezza energetica e sostenibilità; in quest’ottica, dalle utilities può arrivare un importante contributo per quanto riguarda la flessibilità e la sicurezza delle reti elettriche, la riconversione tecnologica delle reti gas volta alla gestione dei nuovi green gas e l’integrazione tra i settori gas e power.
Anche l’efficienza energetica gioca un ruolo rilevante nel percorso di transizione così come nelle strategie delle utilities, impegnate nel duplice ruolo di soggetti obbligati del meccanismo dei Titoli di Efficienza Energetica e di promotori di offerte commerciali presso i clienti finali; da questo punto di vista sono auspicabili celeri misure di efficientamento del meccanismo dei TEE e l’allargamento del mercato dell’efficienza energetica a progetti di economia circolare.
Dal potenziale di circolarità alle nuove possibilità di business, le utilities valorizzano infine l’economia circolare: si va dalla riconversione delle infrastrutture esistenti come hub per la carbon capture and storage al recupero delle materie prime critiche, in particolare attraverso la raccolta e il trattamento dei RAEE, dalla mobilità elettrica fino alla produzione di biocarburanti e biocombustibili.
“Per le utilities – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – la transizione energetica è una sfida di sistema che non si limita a valutare singole tecnologie o vettori, ma che amplia la propria visione alla convergenza fra tecnologie, produzione e utilizzo delle fonti, potenzialità di economia circolare ed infrastrutture. Il contributo più rilevante che le imprese dei servizi pubblici possono fornire alla transizione energetica passa dalla valorizzazione della loro peculiarità di attori e promotori dello sviluppo energetico territoriale: ciò vuol dire rendere incisivo un approccio integrato, l’unico in grado di coniugare investimenti industriali e innovazione con il valore circolare e sociale del servizio reso. Un approccio che accresce l’efficienza e la sostenibilità della transizione energetica e amplia i benefici energetici, ambientali e sociali resi disponibili sui territori”.
– foto ufficio stampa Utilitalia –
(ITALPRESS).