L’arrivo di Albastar salva (per ora) lo scalo trapanese ma c’è ancora tanto da fare per sanare le ferite lasciate da Alitalia. Risorse per nuove tratte e ricapitalizzazione di Airgest, il pallino è nelle mani della Regione siciliana
TRAPANI – Birgi è salvo. Sì, no, forse ma anche abbastanza. Con dati di fatto. Via Alitalia, che lascia le rotte per Milano e Roma. Tante polemiche, ancora in corso. L’ultima l’ha innescata il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida: “Se vanno via da Birgi non possono mettere questi voli a Palermo e Catania”. Ma dentro, Albastar, che rimpiazza il volo per Roma –lo sta programmando – e conferma Cuneo e Milano Malpensa che in un futuro prossimo potrà anche essere Milano Linate. E con il presidente di Airgest Salvatore Ombra pronto a lanciare un messaggio forte e chiaro al territorio: “Compriamo i biglietti, la compagnia spagnola non prende contributi”.
Con la presidente di Albastar, Daniela Caruso, che lancia la sua sfida: “I siciliani sanno farsi valere. Sanno cos’è il lavoro e noi abbiamo fiducia in questo territorio”. Birgi – ripartenza il 21 giugno – è e sarà anche Ryanair (Bergamo, Bologna, Baden Baden e Pisa). È e sarà Corendon (Amsterdam e Maastricht). È e sarà Dat (Pantelleria) e Blue Air (Torino). Ripartenza utile a sgombrare il campo da un equivoco. “Noi – ha sottolineato Ombra – non abbiamo paura di Palermo. Fanno il loro mestiere, siamo noi che dobbiamo fare il nostro rimanendo uniti e coesi”.
Ma i numeri sono numeri. Palermo 7 milioni di passeggeri nel 2019, Birgi poco più di 400 mila. Numeri che rimandano ad una delle incertezze storiche dell’aeroporto.
Il confronto-scontro con il “Falcone Borsellino”. E qui è ancora il sindaco Tranchida a farsi sentire: “Musumeci ha messo in campo la soluzione di un’unica società di gestione degli scali siciliani. Il sindaco di Palermo e della Città Metropolitana, Leoluca Orlando, ha risposto no, meglio due, una della Sicilia occidentale ed una della Sicilia orientale. Bene, si faccia una scelta. Il governo della Regione si assuma le sue responsabilità”.
Il territorio trapanese, va da sé, è tutto schierato dalla parte di Birgi. Ma c’è un altro capitolo nelle libro delle incertezze. Lo scalo è fondamentale. Ma non finisce qui. Come ha ribadito più volte l’assessore al Turismo del Comune di Mazara del Vallo Germana Abbagnato: “Serve un piano strategico ben strutturato che impedisca al territorio di restare vincolato alle fluttuazioni dell’aeroporto o in balìa delle decisioni dei singoli vettori. Ciò non esclude, anzi, appare imprescindibile, un potenziamento dei collegamenti aerei per incrementare i flussi turistici perché il turismo per svilupparsi ha bisogno di collegamenti e questo è un fatto indiscutibile”.
Collegamenti invocati dal sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo, pronto a riaprire la ferita lasciata da Alitalia: “Prima hanno affossato il bando che aveva vinto Ryanair, poi hanno vinto quello spezzettato ma non hanno mai firmato il contratto. Il mio Comune ha speso risorse per definire il bando e tempo per sollecitare la firma, ma non ci hanno mai risposto. Poi sono andati via. Ci sarà un motivo in tutto questo. Ma è comunque importante non legarsi soltanto ad una compagnia perché poi ne paghiamo il prezzo”.
Ed è importante fare squadra. Ne sa qualcosa il presidente della Camera di Commercio Pino Pace, che ha dovuto inseguire, negli anni, i Comuni che non pagavano la loro quota di co-marketing per rispettare l’accordo con Ryanair. Una storia nata nel 2014 e che si doveva concludere nel 2016 e che invece, anche se ormai marginale, rimane ancora in piedi perché c’è qualche Comune che non ha fatto il suo dovere fino in fondo. Ecco perché Pace ha raccomandato “una strategia comune ed un impegno straordinario perché questo territorio ha bisogno dell’aeroporto ed i prossimi 18 mesi saranno davvero difficili per le imprese”.
Unità, ma accompagnata dai fatti. Per il presidente di Assidunstria Trapani Gregory Bongiorno non ci sono alternative: “È il momento della responsabilità. Di parole ne sono state spese tante, ora ci vogliono le azioni concrete”. Il pallino di Birgi è nelle mani della Regione che ha oltre il 99% delle azioni della società di gestione. Il percorso è obbligato: risorse per le nuove tratte e ricapitalizzazione della società. Gli aeroplanini di carta lanciati lo scorso 17 giugno nel piazzale del parcheggio del “Vincenzo Florio” sintetizzano lo stato d’animo di un territorio che parla con i suoi amministratori ma vive del lavoro della sua gente che prima diceva: “Se volo voto”, ed ora dice: “Se volo resto”.