La struttura è fatiscente e precaria da anni, l’Amministrazione comunale guidata da Giacomo Tranchida ha stabilito il trasferimento. Polemica su decisione che “destabilizza i pazienti fragili”
TRAPANI – La Casetta Rosa chiude, 7 pazienti affetti da disturbi mentali trasferiti da quella che è stata la loro dimora per 15 anni, e 6 dipendenti hanno perso il lavoro. Le polemiche non potevano mancare, e vanno a scavare in quelle che sarebbero le motivazioni che hanno portato allo sgombero della struttura e al trasferimento dei pazienti tra Custonaci, Marsala e un’altra struttura di Trapani.
Le Casette rosa necessitano di lavori
“La questione delle Casette rosa è più complicata di come viene raccontata da certa stampa – ha detto Giacomo Tranchida, sindaco di Trapani -. Da sempre noi mettiamo al primo posto la salute delle persone, ed è naturale che ci preoccupiamo per la loro sicurezza”. La struttura, secondo quanto riferito dal sindaco, necessita di lavori e le persone non possono stare lì. Gli ospiti saranno trasferiti presso altre strutture, individuate dai Servizi sociali tenendo conto per ciascuno di loro dei progetti personalizzati in atto.
“È opportuno sottolineare – ha concluso Tranchida – che ad oggi ci viene assicurato che gli ospiti non hanno manifestato nessuna forma di destabilizzazione, se non un iniziale e fisiologico disorientamento in vista del cambiamento dell’ambiente di vita”.
Mancata manutenzione dell’ente gestore
Il Comune di Trapani ha contestato al precedente ente gestore, la Cooperativa Azione sociale, i danni stimati in quasi 82 mila euro, causati all’immobile per la mancata manutenzione ordinaria nell’arco del periodo di loro gestione. Una violazione delle condizioni contrattuali, a cui è seguita la formale denuncia alle preposte autorità.
La cifra, nel frattempo, è stata decurtata lo scorso due maggio dagli importi delle fatture presentate dalla stessa Cooperativa, corrispondenti all’espletamento del servizio per i mesi compresi tra settembre 2022 e gennaio 2023. L’Amministrazione comunale per la quota rimanente, circa 14 mila euro, è stato intimato il pagamento. A seguito di tutto questo, l’appalto è stato revocato e affidato al Consorzio Solidalia, seconda in graduatoria nell’ambito della stessa procedura di gara, in applicazione del codice dei contratti, fino alla naturale scadenza prevista per il 30 settembre appena trascorso. Lo stop, quindi, sarebbe necessario per ripristinare la struttura, mentre un tavolo tecnico in collaborazione con il dipartimento di Salute mentale sta lavorando per affrontare la situazione anche in prospettiva futura.
Diversa la posizione degli operatori che lavorano nella struttura
Diversa la posizione degli operatori che lavorano nella struttura, 5 operatori socio sanitari e un assistente sociale, che si sono ritrovati senza lavoro: una tragedia, secondo loro, perché i pazienti non possono comprendere il motivo del trasferimento, con grandi disagi per persone così fragili. Secondo i lavoratori, infatti, la struttura non è in condizioni tali da necessitare di spostare i pazienti, ma che la necessità di ristrutturazione si limiterebbe ad alcune stanze. Il sindaco non è d’accordo con la descrizione drammatica fornita dagli operatori: l’obiettivo della Giunta è pensare a nuove progettualità per gli ospiti che stanno attuando un percorso riabilitativo volto all’autonomia, con buone possibilità di avviarli ai gruppi in appartamento, all’autonomia abitativa con supporto socio-assistenziale a carattere domiciliare.
“Stiamo lavorando insieme ai Servizi sociali, per trovare soluzioni adeguate per tutte le diverse problematiche che possono emergere. Spiace però – conclude Tranchida – che qualcuno, in maniera maldestra ed a sola tutela dei propri interessi lavorativi si faccia strumentalmente scudo degli ospiti della struttura che non presentano disturbi di alcun tipo come rassegnatoci dall’assistente sociale coordinatrice”.