Report Cnt 2020: 400 in meno rispetto al 2019, scendono le donazioni da vivente, pesa saturazione terapie intensive. Sicilia, pur con un tasso di donazione molto basso, unica realtà del Sud ad aver migliorato la propria situazione
ROMA – Alla conta dei danni che si è lasciato sulla strada il coronavirus Sars-CoV-2 vanno aggiunti anche quasi 400 trapianti in meno nel 2020. L’anno della pandemia ha fatto registrare un calo del 10% di questi interventi salvavita rispetto al 2019. è il quadro che emerge dall’ultimo report del Centro nazionale trapianti, diffuso ieri.
“Una frenata brusca”, spiegano dal Cnt, ma che si è “riusciti a contenere”, se si guarda al bilancio finale che vede anche tante ‘prime volte’ e regioni fra le più colpite come la Lombardia mantenere numeri molto alti, pur nello tsunami Covid.
Sono stati 3.441 gli interventi effettuati nel 2020, 373 in meno rispetto al 2019 (-9,8%). Il calo di trapianti è lo specchio del calo delle donazioni, una voce su cui pesa la saturazione delle terapie intensive, trincea della lotta a Covid-19, ma anche luogo in cui avvengono i prelievi di organi e tessuti necessari ai trapianti.
Nel 2020 le segnalazioni di potenziali donatori in rianimazione sono calate dell’11,5% rispetto al 2019 e questo ha portato a una diminuzione del 10,4% dei prelievi da deceduti (1.236 contro 1.379 dell’anno prima). A questo si aggiunge una diminuzione più consistente delle donazioni da vivente (294, cioè-19,2%), che hanno scontato – trattandosi di attività chirurgica programmabile – il rallentamento maggiore.
Il risultato finale è un tasso di 20,5 donatori per milioni di abitanti, che “riporta l’Italia indietro di 5 anni”, fa notare il Cnt: era dal 2016 che questo indicatore era stabilmente sopra quota 21 (l’anno scorso 22,8).
La Toscana si conferma la regione col più alto tasso di donazione (42,6 donatori per milione di abitanti), ma è anche tra quelle che hanno rallentato di più.
In controtendenza la crescita di due regioni: il Piemonte, da 30,4 a 32,8 donatori per milione, e la Sicilia che, pur con un tasso molto basso (9,2), è l’unica realtà meridionale ad aver migliorato la propria situazione nel 2020.
Nell’anno appena concluso, scende il tasso di opposizione al prelievo nelle rianimazioni, passato dal 31,1% del 2019 al 30,2% del 2020. Il risultato migliore è in Emilia Romagna, dove l’opposizione è “solo al 22,5%”, mentre, pur rimanendo critica la situazione in tutto il Sud, vengono segnalati i “notevoli passi avanti” della Campania, che migliora di oltre 7 punti percentuali (41,3% di opposizioni contro il 48,8% del 2019) e della Sicilia, che nel 2020 scende al 45,2% dal 49,6% del 2019.
Nel complesso il Cnt parla di “sostanziale tenuta della Rete trapiantologica davanti all’onda d’urto dell’emergenza sanitaria”.
Dei 3.441 trapianti del 2020, grazie agli organi di donatori deceduti ne sono stati eseguiti 3.146 (-303, cioè -8,8% rispetto a un anno fa).
Nel dettaglio, sono i trapianti di polmone quelli che hanno avuto il calo percentuale più consistente nell’anno di Covid (-24,5%, 116 in meno). I trapianti di rene sono stati 1.907 (-10,8%), quelli di fegato 1.201 (-7,8%), stabili i trapianti di cuore (239, -2,4%) e quelli di pancreas (42, stesso numero dell’anno precedente).
La regione che ha effettuato più interventi è la Lombardia (652), seguita da Veneto (557), Piemonte (444) ed Emilia Romagna (391): “Un risultato significativo – osserva il Cnt – dato che i sistemi sanitari di queste realtà sono stati colpiti dall’emergenza fin dalla prima ondata”.
A risentire più pesantemente degli effetti della pandemia è stata l’attività riguardante i tessuti umani: le donazioni sono calate del 31% e i trapianti del 22,5% (4mila in meno rispetto all’anno scorso), una diminuzione che ha colpito tutti gli ambiti di intervento, in particolare la cornea (prelievi -29,2%, trapianti -42,2%) e l’osso (prelievi -41,7%, mentre i trapianti sono rimasti stabili), segnala il report 2020 del Cnt.