Il trasporto in discarica costato quasi quanto la ristrutturazione del porto: il caso posidonia a Selinunte - QdS

Il trasporto in discarica costato quasi quanto la ristrutturazione del porto: il caso posidonia a Selinunte

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Il trasporto in discarica costato quasi quanto la ristrutturazione del porto: il caso posidonia a Selinunte

Simone Olivelli  |
mercoledì 03 Gennaio 2024

I costi per portare il materiale in discarica pari quasi a quelli usati per effettuare la riqualificazione. Caso Marinella di Selinunte.

I costi per portare il materiale in discarica pari quasi a quelli usati per effettuare i lavori di riqualificazione. Il paradosso, che dimostra come il concetto di economia circolare sul fronte ambientale sia lontano da diventare prassi quotidiana, ha preso forma dalle parti di Marinella di Selinunte, non lontano dall’area archeologica che ricade nel territorio di Castelvetrano. Il piccolo porticciolo, infatti, nel 2020 è stato al centro di una ristrutturazione che, oltre a prevedere la sistemazione della banchine e dell’illuminazione, ha interessato anche il dragaggio dei fondali con la rimozione della posidonia che rendeva di fatto impraticabile lo scalo per i tanti pescatori della zona. Un problema che nella località del Trapanese è particolarmente sentito, per la periodicità con cui si ripresenta, e che in più di un’occasione ha portato i lavoratori a inscenare vigorose proteste.

A tre anni dall’inizio della ristrutturazione, poi completata con l’ausilio di due perizie di varianti che hanno innalzato la spesa complessiva, l’ultimo capitolo va ancora scritto e riguarda lo smaltimento della pianta. Tonnellate di posidonia sono state stoccate all’interno del polo tecnologico di Castelvetrano, un sito di gestione dei rifiuti di recente diventato di proprietà della Srr Trapani Provincia Sud. Dai documenti esaminati dal Qds, si scopre che la Regione investirà per disfarsi della posidonia una somma di poco inferiore a quella messa sul piatto per ridare un nuovo volto al porto.

L’appalto sotto Natale

A occuparsi del trasporto in discarica della posidonia sarà Aveni, impresa che ha sede a Barcellona Pozzo di Gotto ed è attiva anche nel settore delle costruzioni. Negli ultimi giorni del 2023, la società ha ricevuto la notizia dell’aggiudicazione definitiva della gara d’appalto pubblicata dalla Regione poco prima di Natale. Si è trattato di una procedura a inviti con una base d’asta di circa 850mila euro, che Aveni si è aggiudicata proponendo un ribasso d’asta del 14,21 per cento.
Confrontando il quadro economico con quello che ha interessato la riqualificazione del porto si evince come le cifre non siano tra loro molto simili. Per il progetto di ristrutturazione del piccolo scalo di Marinella di Selinunte, infatti, la Regione aveva stanziato 750mila euro. I lavori, svolti da una impresa di Agrigento ma rappresentata dall’imprenditore di Castelvetrano Nino Durante, recentemente deceduto, erano poi lievitati a poco meno di 850mila euro per l’intervento di due perizie di variante.

La quantità di posidonia

A fronte di tante similitudini, c’è un dato che invece differisce in maniera evidente tra i due appalti: la quantificazione della posidonia. Mentre il progetto riguardante il dragaggio delle acque parlava di 2mila metri cubi di pianta – il cui prelievo e trasporto nel sito di abbancamento sarebbe stato pagato in maniera proporzionale alla quantità di materiale rimosso – la gara riguardante il trasporto in discarica ha previsto lo smaltimento di 7mila metri cubi. Praticamente oltre tre volte quella che, stando al progetto originario, si sarebbe dovuta togliere dai fondali di Marinella di Selinunte.

Giancarlo Teresi, dirigente del servizio Infrastrutture marittime del dipartimento regionale, spiega così la difformità tra i due calcoli: “Nel corso dei lavori ci si è accorti che la quantità di posidonia era ben più elevata di quella prevista in progetto, a ciò si sono aggiunti alcuni fenomeni meteorologici che hanno comportato l’aggravarsi di una situazione che a Marinella di Selinunte è purtroppo conosciuta da tanto tempo”.

Il dirigente – qualche anno fa finito al centro di un’inchiesta per corruzione il cui processo ancora arranca al tribunale di Marsala dove gli atti sono stati trasferiti da Messina – è consapevole di come lo smaltimento della pianta rappresenti un costo importante: “Purtroppo ci troviamo in un momento in cui conferire nelle discariche comporta spese elevatissime – sottolinea Teresi – Sono fermamente convinto che bisognerebbe andare verso un’altra direzione, più attenta anche all’impatto ambientale delle attività”. Il riferimento di Teresi è alla possibilità di trattare la posidonia in maniera differente: “È possibile sfruttarla per produrre ammendante da utilizzare nei terreni. Un piccolo impianto accanto al porto di Marinella potrebbe essere un’idea a cui lavorare, anche perché finché quell’infrastruttura non verrà ripensata in maniera profonda la posidonia continuerà a essere un problema che si ripresenterà”.

Le parole del sindaco

A seguire da vicino i lavori a Marinella di Selinunte è stato in questi anni Enzo Alfano, il primo cittadino di Castelvetrano. Il Comune, infatti, è stato interpellato nella fase iniziale dei lavori nel momento in cui è stato necessario fare ricorso agli spazi del polo tecnologico per stoccare la posidonia rimossa. “Non sono a conoscenza dell’esatta quantità che è stata tolta, ma so bene quanto questo problema limiti l’attività dei pescatori – commenta Alfano al Qds –. A riprova di ciò c’è il fatto che proprio in questi mesi la posidonia è nuovamente all’interno del porto, ci sono periodi in cui sembra quasi ci si potrebbe camminare sopra, altro che navigare”. Il sindaco si dichiara critico nei confronti delle strategie con cui la Regione finora ha affrontato la questione: “Questo tipo di logica con cui ci si muove fa rabbia perché è da decenni che si usano i soldi per rimozione periodiche che rappresentano soltanto delle toppe – continua Alfano – Ciò che non è mai stato fatto è quello di lavorare a una nuova infrastruttura, un porto adeguato alle esigenze del settore ittico della zona”. Una speranza tuttavia potrebbe esserci: “Nella passata finanziaria venne approvato un emendamento che stanziava circa un milione e mezzo per la progettazione del nuovo porto, un porto realizzato con criteri tali da proteggere le acque dai fenomeni che portano all’accumulo della posidonia. Certo – conclude il primo cittadino – si tratterebbe solo della progettazione, ma sarebbe comunque un primo passo”.

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