Nonostante, al momento dell’insediamento alla Casa Bianca, Donald Trump avesse promesso la fine delle guerre sia in Ucraina che nella Striscia di Gaza, la pace sembra ancora molto lontana.
Da un lato il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dato il via all’“invasione massiccia” delle proprie truppe a Gaza; sul fronte ucraino, invece, con difficoltà si riesce a credere nella nuova tregua lanciata per festeggiare la vittoria russa sul nazifascismo. La proposta di Putin per una tregua di tre giorni dall’8 al 10 maggio come “un avvio di negoziati diretti” con Kiev “senza precondizioni”, non convince nessuno poiché la controproposta ucraina di una tregua di almeno trenta giorni è stata bocciata in quanto ritenuta una “precondizione”.
Anche se a Mosca si sta diffondendo la sensazione che ormai Putin non possa sottrarsi a un accordo con gli Usa che preveda qualche concessione, secondo l’agenzia Bloomberg il Cremlino invece continuerebbe a insistere sul fatto che la Russia dovrà assumere il controllo integrale delle quattro regioni dell’Ucraina parzialmente occupate. E un accordo non sembra vicino.
Vero è che Zelenski, dopo gli scontri-incontri con Trump (l’ultimo nella suggestiva Basilica di San Pietro), sembra essere addivenuto a più miti pretese; vero è che è…

