Tredicesime più ricche? Il Governo riflette, ecco come farà - QdS

Tredicesime più ricche a fine anno? Il Governo riflette, la chiave è il taglio delle tasse

Tredicesime più ricche a fine anno? Il Governo riflette, la chiave è il taglio delle tasse

Salvatore Rocca  |
mercoledì 03 Maggio 2023

Buone notizie in arrivo per i lavoratori dipendenti, previste tredicesime più alte a fine 2023. Ecco il progetto del Governo Meloni.

Una tredicesima più ricca a fine anno per i lavoratori. Si tratta dell’ipotesi presentata dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo in audizione alle commissioni riunite Finanze di Camera e Senato per discutere della riforma fiscale.

Uno degli obiettivi dell’esecutivo sarebbe infatti quello di applicare una “retribuzione straordinaria” – parole del viceministro – a fronte di una tassazione più bassa, con l’obiettivo di consentire ai cittadini di ridurre la dispersione dei risparmi in un periodo particolarmente critico. “È una cosa che già c’è nella delega, che dobbiamo sperimentare e vedere come costruirla”, ha aggiunto il viceministro.

Tredicesime, a quanto ammonta l’aumento

Ma a quanto ammonterebbe, orientativamente, il “bonus” destinato a confluire nelle tasche degli italiani? Secondo Leo, grazie al taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti è prevista una maggiorazione stimata su 80-100 euro in busta paga. Le risorse destinate a questa possibile iniezione di liquidità sono stimate in 3 miliardi di euro per il 2023 e 4 miliardi di euro per l’anno successivo.

Ancora, però, non risulta nulla messo nero su bianco. Lo stesso viceministro ha ammesso di non avere visionato momentaneamente il testo che comporterebbe questo aumento per i dipendenti. Insomma, il viceministro si sbilancia ma, allo stato attuale, si parla sempre ed esclusivamente di supposizioni.

Extraprofitti, tassa flop: raccolto solo un quarto

Non è una congettura, invece, il dato del differenziale di 8 miliardi di euro legato al meccanismo degli extraprofitti sui flussi Iva. Questo sistema di tassazione, in base a quanto dichiarato dal viceministro dell’Economia, “non ha colto nel segno” e ha permesso di incassare soltanto 2,8 miliardi di euro in luogo degli 11 miliardi di euro che il Governo si attendeva. Praticamente appena un quarto.

Lo strumento della tassazione al 25% sugli enormi profitti generati dalle imprese energivore tra il periodo compreso tra ottobre 2021 e aprile 2022 era stato introdotto dal Governo Draghi con il decreto Energia per far fronte al caro bollette.

In base alle stime, gli extraprofitti delle aziende ammonterebbero a quasi 44 miliardi di euro. Nella seconda metà del 2022, però, il nuovo esecutivo si è reso conto di non essere in grado di riportare nelle casse dello Stato le somme sperate, innalzando il contributo di solidarietà al 50%.

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