Tremestieri, ex sindaco Rando nega rapporti con la mafia

Tremestieri, ex sindaco Rando nega rapporti con Santapola e Laudani: il verbale dell’interrogatorio

Daniele D'Alessandro

Tremestieri, ex sindaco Rando nega rapporti con Santapola e Laudani: il verbale dell’interrogatorio

Simone Olivelli  |
mercoledì 17 Luglio 2024

Le frasi sono contenute nel verbale dell'interrogatorio a cui Rando è stato sottoposto, all'interno della casa circondariale di Siracusa.

“Non lo frequento e non ricordo di averlo frequentato. È conoscente di mio fratello”. È solo una delle dichiarazioni con cui l’ex sindaco di Tremestieri Etneo, Santi Rando, dimessosi in seguito all’arresto nel blitz Pandora, ha preso le distanze da persone legate alla criminalità organizzata. Le frasi sono contenute nel verbale dell’interrogatorio a cui Rando è stato sottoposto, all’interno della casa circondariale di Siracusa. Ai magistrati titolari dell’inchiesta – i sostituti procuratori Rocco Liguori, Fabio Saponara e Santo Distefano – Rando ha ammesso di avere percepito più volte mazzette da parte degli imprenditori che operavano a Tremestieri nell’ambito di lavori pubblici, mentre ha negato qualsiasi contatto consapevole con la criminalità organizzata. Gli inquirenti, però, sono convinti dell’opposto: secondo l’accusa, Rando nel corso della propria carriera politica che lo ha portato a diventare sindaco per due mandati consecutivi avrebbe beneficiato anche del sostegno elettorale da parte dei clan. Ed è per questo che tra le contestazioni che hanno portato all’emissione della misura cautelare in carcere, che finora ha retto anche dopo il vaglio del Riesame contro il cui pronunciamento il legale di Rando ha proposto ricorso in Cassazione, c’è anche il voto di scambio politico-mafioso.

I contatti con i Santapaola

Ad aprile, quando la notizia del blitz si è diffusa, ad ampliare l’eco mediatica dell’inchiesta è stata la consapevolezza che, oltre all’impegno in prima linea in politica, la carriera professionale di Rando è legata all’appartenenza alla polizia di Stato. Un lavoro che, tuttavia, a detta del diretto interessato non lo avrebbe messo nelle condizioni di avere la certezza dell’appartenenza o meno alle cosche delle persone che frequentava. “Nonostante io sia un poliziotto e nonostante io ricopra incarichi politici e amministrativi, non sono a conoscenza della situazione della criminalità a Tremestieri in quanto ho svolto i miei incarichi da poliziotto altrove e come amministratore sono a conoscenza solo dei fatti noti alle cronache”, ha dichiarato in apertura di interrogatorio Rando, che per anni ha prestato servizio al commissariato di Acireale. I pubblici ministeri, dal canto loro, hanno sottoposto più di un nome all’attenzione dell’ex primo cittadino. In alcuni casi si è trattato di esponenti di rilievo di Cosa nostra etnea, come il boss Francesco Santapaola, che, stando alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Bonanno, sarebbe stato fondamentale in una delle vittorie di Rando. “Non ho mai conosciuto Francesco Santapaola, so che è un esponente mafioso”, si legge nel verbale. In merito a Vito Romeo, dagli inquirenti ritenuto in rapporti con Rando così come Santapaola in particolar modo nella disponibilità del primo a procurare voti in cambio dell’affidamento di appalti a imprese contigue al clan o comunque avvicinabili nell’ottica dell’imposizione delle estorsioni, l’ex primo cittadino ha confermato la conosceva ma spiegando di non essere al corrente dei legami con la criminalità. “Conosco Vito Romeo, non sapevo fosse pregiudicato. Da quando è stato arrestato so che si tratta di un soggetto appartenente a una famiglia mafiosa”, ha detto Rando ai magistrati, spiegando poi di avere conosciuto la famiglia Romeo tramite Pietro Cosentino – ex consigliere anche lui arrestato nel blitz – e “anche perché lavoravano nel Comune di Tremestieri Etneo. Sul conto di Romeo, Rando ha aggiunto: “Le uniche pressioni provenienti da ambienti mafiosi sono state quelle dei Romeo”. Nello specifico si sarebbe trattato della richiesta di trovare un impiego al figlio di Romeo.

Le frequentazioni con i Laudani

Nel corso dell’interrogatorio, Rando ha risposto in merito anche all’accostamento della propria figura a soggetti che risultano legati al clan Laudani. In tutti i casi, l’ex sindaco di Tremestieri ha detto di non essere al corrente dei collegamenti con la mafia. Se nel caso di un uomo legato alla famiglia dei Cannaleri, già arrestato in Olanda nel 2016 dopo essere sfuggito al blitz Vicerè, Rando spiega che si tratta di una conoscenza del fratello – “se lo vedo, lo saluto ma non abbiamo rapporti di amicizia o frequentazione” – e comunque di non aver mai chiesto all’uomo sostegno elettorale, a prescindere dall’esistenza di una telefonata intercettata tra i due nel 2015; nel caso di un altro esponente del clan Laudani – già nel 2010 indicato dal collaboratore Giuseppe Laudani a capo del gruppo che a Tremestieri guidava la cosca – l’ex sindaco ha chiosato: “Lo conosco come un ragazzo di Tremestieri. Ho visto sui giornali che si tratta di un soggetto che ha avuto problemi con la giustizia. Non avevo rapporti di frequentazione o di amicizia. Mi limitavo al saluto”. Una versione che è stata confermata anche quando gli inquirenti hanno fatto presente a Rando dell’esistenza di una intercettazione, risalente al 2015, in cui i due sembrano avere un rapporto informale. “Prendo atto – si legge nel verbale – che nella conversazione parlo in termini molto confidenziali chiamandolo ‘Marcuccio’ mentre lui mi chiama ‘Santino’ e ‘gioia’, e andiamo a mangiare insieme, ma evidenzio che in paese cercavo di essere cordiale con tutti. All’epoca – ha sottolineato Rando – era libero”.

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