“La sfortuna sembra essersi accanita sul nostro Tribunale perché all’insolito caldo estivo si è aggiunto un evento altrettanto insolito: ossia il guasto del sistema di condizionamento dell’aria”. Comincia con queste parole la lettera inviata al ministero della Giustizia, alla giunta esecutiva dell’Anm del distretto di Catania, al presidente del Tribunale di Siracusa ed al Procuratore di Siracusano, realizzata dal segretario ed il presidente della sottosezione dell’Anm di Siracusa, Gaetano Bono, pm in servizio alla Procura, e Andrea Migneco, gip del Tribunale di Siracusa.
“Un evento del tutto imprevisto e imprevedibile, visto che lo scorso anno i condizionatori sono stati riattivati (sempre in ritardo) solo dopo interventi di rattoppo del tutto precari, del tutto simili a quelli compiuti da qualche anno a questa parte e che, dunque, avrebbero dovuto indurre a verificare per tempo il funzionamento del sistema di condizionamento dell’aria in modo da poterne garantire l’efficienza entro l’inizio del mese di giugno. E comunque non ci stupiamo di ciò, visto che la stessa cosa è accaduta per la caldaia che –sorprendentemente!– non funzionava, ma ciò è stato verificato quando il primo freddo era ormai arrivato con la conseguenza di farci lavorare in stanze e aule d’udienza gelate per diversi giorni.
Chi se lo sarebbe mai aspettato un groviglio burocratico che avrebbe impedito di rimediare tempestivamente? – esclamano Bono e Migneco e poi proseguono-. Stranamente in un Paese come il nostro, connotato dalla semplicità e chiarezza delle leggi, in questo specifico settore sussiste un groviglio di norme che, favorendo l’antica pratica dello scarica-barile, impedisce di risolvere i problemi celermente e favorisce il rimpallo di responsabilità dal Ministero al Tribunale, dal Tribunale alla ditta di manutenzione e così via in ordine sparso.
Noi magistrati, infatti, ci sforziamo sempre di svolgere le nostre funzioni con disciplina ed onore e, per spirito di servizio, spesso preferiamo subire inefficienze organizzative che in qualunque altro ambito lavorativo solleverebbero le dovute sacrosante proteste.
E lo facciamo solo per evitare di distogliere l’attenzione e le energie dai fascicoli e dalle udienze.
E così ci facciamo carico di rimediare, col sacrificio quotidiano, a mancanze che non dovrebbero gravare sul singolo magistrato e ci siamo talmente assuefatti a tutto ciò che evitiamo persino di reclamare quel benessere organizzativo che dovrebbe essere la precondizione per potere garantire all’utenza il migliore servizio-giustizia.
Forse è per questo che manca quella pianificazione atta a prevenire i problemi, poiché comunque si è consci del fatto che poi noi magistrati non protesteremmo più di tanto.
Anche stavolta, infatti, sebbene in questi giorni le temperature esterne abbiano toccato i 45°, abbiamo continuato a lavorare in silenzio, fiduciosi che da un momento all’altro l’aria condizionata sarebbe stata ripristinata – si legge ancora nella lettera – . Ma i giorni passano e non si intravedono soluzioni a breve termine, giacché financo gli straordinari interventi manutentivi di rattoppo non hanno funzionato.
In considerazione della insostenibilità di lavorare con temperature che nelle stanze dei magistrati e nelle aule d’udienza superano costantemente i 30° e dunque in condizioni indegne di un Paese civile, come Sottosezione dell’ANM, ci siamo presi la responsabilità di interpretare il sentimento di tutti i magistrati, con la maggior parte dei quali abbiamo interloquito di persona, raccogliendo il loro disagio e la legittima aspirazione ad ottenere quel minimo standard di benessere lavorativo che è necessario per potere prestare il proprio servizio con dignità ed efficienza – concludono Bono e Migneco nella lettera denuncia – .Non solo, ma riteniamo in questo senso di cogliere anche il sentimento degli avvocati, del personale amministrativo e dei cittadini che si vengono a trovare loro malgrado in Tribunale”.

