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Giovanni Pizzo  |
mercoledì 13 Aprile 2022

Mentre il debole centrosinistra isolano ha avuto il miracolo di S. Rosalia, dopo la pestifera ultima era orlandiana, il centrodestra è praticamente imploso

La soluzione per il quadrante geopolitico della Sicilia è finita nelle mani di un enigmista. È una quadra che può avere molte tracce, varie direzioni, alcune nettamente contraddittorie, con molti chiaroscuri come negli enigmi di Escher. Mentre il debole centrosinistra isolano ha avuto il miracolo di S. Rosalia, dopo la pestifera ultima era orlandiana, di ricompattarsi sotto l’alto, in tutti i sensi, profilo del presidente degli Architetti italiani, al secolo Franco Miceli, e si appresta a fare primarie di coalizione per la Regione, il centrodestra è praticamente imploso. La cosa non succede oggi e non succede improvvisamente, e le cause non vanno ricercate esclusivamente nell’isola.

Il totem dell’unità del centrodestra è franato all’inizio del 2018, e l’immagine più esplicativa era il Berlusconi che faceva il countdown sulle frasi di Salvini alle consultazioni che finirono con il governo gialloverde. D’altra parte il mito della governabilità del modello maggioritario non ha avuto alcuna chance in Italia. La quale si appresta a tornare al vecchio proporzionale in cui i partecipanti al quadro politico erano molto meno e decisamente più seri.

Gli scenari cominciano ad essere diversi.

Scenario A) la linea Miccichè e sodali viene sconfitta, e Palermo va alla Lega, oggi Prima l’Italia, con Ciccio Scoma e Musumeci rimane presidente della regione in un accordo in cui scoppia l’amore tra Salvini e Meloni. Ci sarebbe eventualmente il posto di presidente dell’ARS per Miccichè, ma questo solo dopo una votazione in cui le vendette sono probabili se non certe. Difficile che Miccichè si arrendi ad un destino che lo vede messo sotto con poche probabilità anche dell’onore delle armi.

Scenario B) Salvini non trovando un accordo con la Meloni fa asse con Miccichè su Cascio e la Varchi va da sola. ll centrodestra residuale va al ballottaggio e Franco Miceli molto probabilmente vince. Alle regionali Musumeci si candida comunque, Cateno De Luca forte dei sondaggi resta in campo, e i moderati vedendosi esclusi flirteranno, sotto o sopra il banco, con il centrosinistra che vince pure a questo punto le regionali. Se dalle primarie uscisse ovviamente un candidato idoneo ad allargare il campo. O se uscisse fuori un Draghi in salsa siciliana, ovviamente non un banchiere, perché qui siamo senza una lira, al limite un elemosiniere, che aiuti i tanti poveri dell’isola che sono in crescita fortissima.

Scenario C) Musumeci capendo che non si trova la sintesi su di lui, dopo la finanziaria si dimette e ci porta al voto a fine giugno, prendendo tutti in contropiede per impedire a Miccichè e Lombardo di trovare un candidato che lo metta in difficoltà, e mettendo in ambasce il centrosinistra che fa le primarie a luglio. Questo scenario viene avvalorato dal fatto che il bilancio da settembre è congelato per mancanza di coperture, ed andare al voto a novembre con forestali, precari e tantissime categorie in piazza a protestare sarebbe un suicidio politico.

Comunque vada non sarà un successo.

Così è se vi pare.

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