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Truffa bancaria da 28mila euro: professionista ingannata dallo spoofing

Truffa bancaria da 28mila euro: professionista ingannata dallo spoofing

Contattando la banca da un altro telefono, Bianca scopre l’entità del furto: 28.010 euro sottratti in appena due giorni

Tutto ha inizio con una semplice chiamata: sul telefono compare un numero familiare, quello della propria banca. È la tecnica del spoofing, con cui i truffatori mascherano la propria identità, facendo apparire sul display del cellulare il numero reale dell’istituto di credito. Per Bianca M., professionista milanese, la voce dall’altra parte non era un messaggio registrato, ma un operatore dai modi cortesi e convincenti, presentatosi come addetto all’ufficio anti-frode. L’inganno si basava su tre pagamenti sospetti su eBay mai effettuati dalla vittima, un pretesto perfetto per generare ansia e urgenza.

Il falso blocco della carta

La truffa diventa più elaborata quando il presunto operatore dimostra di conoscere dati personali estremamente sensibili, come l’indirizzo di residenza e persino la “domanda segreta” di sicurezza. Nel frattempo Bianca riceve SMS apparentemente reali che confermerebbero i tentativi di acquisto non effettuati. Convinta di agire per proteggersi, segue le istruzioni per bloccare la carta e annullare le operazioni sospette. Durante questa fase le viene chiesto di leggere dei codici ricevuti via SMS, presentati come necessari per certificare il dispositivo, ma in realtà si tratta delle chiavi per accedere al suo conto online.

Il furto

Come riportato dal Corriere della Sera, i malviventi non si sono limitati a prelevare fondi, ma hanno isolato Bianca per tutto il weekend. Per impedire che ricevesse notifiche o fosse contattata da altri, hanno reindirizzato le chiamate del suo numero verso la loro utenza. In questo “vuoto digitale”, hanno elevato i massimali della carta di credito di sei volte e trasferito le disponibilità finanziarie su conti esteri Revolut, operando indisturbati.

Un danno e la truffa da 28mila euro

La scoperta arriva lunedì mattina, quando una semplice transazione per acquistare delle sigarette viene rifiutata. Contattando la banca da un altro telefono, Bianca scopre l’entità del furto: 28.010 euro sottratti in appena due giorni. Inizialmente sul conto c’erano solo 2.600 euro, ma gli hacker hanno manipolato fidi, investimenti e carte di credito per massimizzare il danno. A peggiorare la situazione, il conto è stato utilizzato come “ponte” per una truffa ai danni di un’altra azienda, esponendo Bianca al rischio di accuse per riciclaggio.

Nonostante la denuncia immediata alla polizia, la battaglia più difficile per Bianca è contro la banca, che ha respinto la richiesta di rimborso sostenendo che le operazioni fossero “autorizzate” secondo i protocolli dinamici di sicurezza, e accusandola di non aver custodito correttamente le credenziali. L’ufficio legale della vittima sta ora tentando di risalire agli indirizzi IP dei truffatori per cercare giustizia.

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