Una specie di Mr Wolf, ma a differenza del celebre personaggio di “Pulp Fiction” i problemi, oltre risolverli, li avrebbe potuti anche creare. È il ruolo che si sarebbe ritagliato un residente di Favignana, arrestato nei giorni scorsi su ordine del tribunale di Trapani, perché accusato di truffa aggravata, trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro di provenienza illecita. L’uomo, un piccolo imprenditore, è finito ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta che coinvolge anche la moglie, ritenuta di fatto la prestanome e l’intestataria fittizia di diversi beni. I due si chiamano Francesco Russo e Giuseppina Maltese, e insieme ai titolari di due imprese del Trapanese e del Palermitano, sono i protagonisti di una storia che, seppure piccola in termini di giro d’affari, testimonia come il settore dei lavori pubblici possa essere aggredito da soggetti che, sulla carta, non avrebbero le carte in regola per aggiudicarsi gli appalti.
Un fenomeno che, per altri versi, con le recenti modifiche al codice dei contratti potrebbe ulteriormente ampliarsi.
Al centro dell’inchiesta della Procura guidata da Gaetano Paci sono finiti alcuni appalti banditi dal Comune di Favignana. In un caso si tratta del servizio di scerbatura lungo le strade della principale isola delle Egadi e dall’altro la manutenzione dell’acquedotto e la gestione delle erogazioni idriche a Favignana e nell’isola di Levanzo. A mettere le mani su entrambe le procedure – il cui valore era di poco superiore a 30mila e 100mila euro – sarebbe stato Francesco Russo, 46enne che a Favignana è conosciuto dai più per essere il gestore di un vivaio intestato alla moglie. Per l’esattezza, la donna è titolare di due ditte: la Mgf Project e l’Azienda agricola Maltese Giuseppina.
La fama di Russo, però, è legata anche a una serie di vicissitudini giudiziarie che lo hanno interessato negli ultimi anni: l’uomo, infatti, nel 2019 è stato arrestato nell’operazione della Dda di Palermo, denominata Scrigno, perché ritenuto legato alla famiglia di Cosa nostra trapanese. Una vicenda che alla fine si è chiusa con l’assoluzione per il reato di associazione mafiosa e con una condanna in primo grado per danneggiamento e un’accusa di tentata estorsione che, dopo essere stata derubricata in esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose, è caduta per mancanza della querela da parte della persona offesa.
Per quei fatti, però, Russo ha trascorso oltre un anno e mezzo in carcere. Un’esperienza che, secondo gli inquirenti, avrebbe contribuito ad accrescere il “timore reverenziale sia da parte dei suoi concittadini che degli altri soggetti operanti in quel territorio”. Un carisma che l’imprenditore – stando a quanto riportato nell’ordinanza sul caso di truffa aggravata a Favignana – “soprattutto nell’ambito lavorativo, aveva sempre ostentato senza alcuna remora la sua vicinanza a soggetti di elevato spessore mafioso come Francesco Virga, referente della famiglia di Cosa nostra di Trapani, e Vito D’Angelo, ex ergastolano, pluriomicida residente a Favignana”.
E mentre Virga e D’Angelo sono rimasti in carcere in seguito all’evoluzione processuali dell’inchiesta Scrigno, Russo tornato a Favignana sarebbe riuscito a inserirsi negli appalti pubblici, ma rimanendo sempre dietro le quinte. L’uomo, infatti, avrebbe beneficiato di quelli che gli inquirenti hanno definitivo dei veri e propri subappalti mascherati.
Simulando il distacco temporaneo dei propri operai a favore delle imprese che avevano vinto gli appalti, Russo si sarebbe garantito la possibilità di eseguire direttamente i lavori, tenendo per sé i profitti. Così facendo l’uomo avrebbe aggirato i paletti imposti dalla normativa in materia di white list, l’elenco redatto dalle Prefetture e contenente le imprese che risultano immuni da possibili infiltrazioni della criminalità organizzata. “Si coglie nell’agire dell’indagato – si legge nell’ordinanza sul caso di truffa a carico di Francesco Russo – una pretesa di dominio sui lavori che si svolgono sull’isola, а prescindere dalla presenza dei fondamentali requisiti richiesti рег aggiudicarsi le gare d’appalto”.
Tutto sarebbe avvenuto con l’accondiscendenza dei titolari – entrambi indagati per il caso di truffa – delle due imprese aggiudicatarie dei lavori: la Paglino Vincenzo di Alcamo e la cooperativa Edil Sep di Montelepre.
Il porsi come punto di riferimento per le ditte che arrivavano da fuori Favignana avrebbe portato Russo a incidere anche nel momento della redazione delle offerte da presentare in occasione delle gare d’appalto: “Abbassa, abbassa, non ti preoccupare abbassa – suggeriva a un imprenditore nel 2022, in occasione di una nuova procedura per la scerbatura sull’isola – Quando ti metti cinquemila euro puliti non sono buoni per te?”. Parole che, per la procura, dimostrano l’accordo secondo cui l’impresa vincitrice avrebbe tenuto per sé soltanto una piccola parte del contratto firmato con il Comune, restando esentata dall’esecuzione delle opere a cui avrebbe pensato Russo con i propri operai.
Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno convocato più di un dipendente comunale responsabile di seguire lo svolgimento delle opere. Tutti hanno confermato l’impossibilità di cedere i lavori a una ditta terza senza che la stessa volontà fosse stata esplicitata in fase di partecipazione alla gara, ma al contempo hanno confermato di non avere preso misure nei confronti di Russo. “Non ho assunto alcun provvedimento in quanto non era nelle mie competenze farlo”, è stato il tenore delle risposte date agli investigatori.
Soltanto in un caso, dal Comune è partita una diffida nei confronti della ditta aggiudicataria dell’appalto, ricordando che “qualunque richiesta che alteri il mercato e obbliga ad azioni che limitano la libertà d’impresa va comunicata alle forze dell’ordine”. Ricorso che alle autorità che tuttavia non è mai avvenuto, al punto che lo stesso Russo, convinto di poter portare avanti i propri affari, dopo avere avviato l’istanza per l’iscrizione alla white list aveva pensato di revocarla: “Mi sono incontrato con uno che lavora dentro la prefettura e mi ha detto: ‘Ti consiglierei di fargli la revoca perché ho paura che ti rovinano perché fanno le indagini e se esce la posizione tua ti possono bloccare pure l’attività’”.
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