In esecuzione, dall'alba di oggi, numerose custodie cautelari per la truffa allo Stato. Colpito il clan Santapaola-Ercolano, coinvolti anche funzionari di banca, un carabiniere e un commercialista
Alle prime ore di oggi, su delega di questa Procura Distrettuale della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, la Polizia di Stato ha dato esecuzione all’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari al Tribunale di Catania a carico di 10 soggetti, 5 dei quali portati in carcere e 5 sottoposti cumulativamente alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e all’obbligo di dimora nel Comune in cui abitano.
Più nello specifico, gli individui indicati a seguire, sono destinatari della custodia in carcere:
- MARRAGONY Paolo (cl.1973);
- MIRABELLA Alessandro (cl.1961);
- PAPPALARDO Andrea (cl.1977);
- PILATO Michele Adolfo Valerio (cl.1958);
- SANTAPAOLA Gabriele (cl.1984);
I cinque successivi sono sottoposti cumulativamente alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria ed all’obbligo di dimora nel comune in cui abitano:
- CASISI Alberto Angelo (cl.1991);
- D’ANGELO Paolo (cl.1961);
- MASSIMINO Concetto (cl.1967);
- MONACO Paolo (cl.1985);
- NICOTRA Claudio (cl.1977)
in quanto gravemente indiziati – con differenti profili di responsabilità e allo stato degli atti con riguardo alla fase processuale che non ha ancora consentito l’instaurazione del contraddittorio innanzi al Giudice – dei delitti di associazione per delinquere finalizzata alle truffe aggravate ai danni dello Stato, all’indebita percezione di erogazione in danno dello Stato ed ai delitti di falso in scrittura privata, falso ideologico in atti pubblici nonché altri delitti contro la fede pubblica, con l’aggravante, per i soli indagati Paolo Marragony, Alessandro Mirabella, Andrea Pappalardo, Michele Adolfo Valerio Pilato e Gabriele Santapaola, di aver agito anche al fine di agevolare l’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano.
Le indagini delle forze dell’ordine
Il provvedimento restrittivo, emesso sulla base delle risultanze delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed eseguite, congiuntamente, dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dalla Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata della Questura di Catania, accoglie le richieste cautelari di questo Ufficio all’esito di una complessa ed articolata attività investigativa, condotta tra il marzo 2021 e il novembre dello stesso anno e supportata altresì da presidi tecnici (intercettazioni telefoniche, intercettazioni telematiche e videoregistrazioni), che ha consentito di acquisire gli elementi di prova a carico di un sodalizio criminale dedito, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip, alla commissione di numerosi delitti di falso e di indebita percezione di contributi pubblici consistenti in finanziamenti di vario genere erogati da istituti bancari e garantiti dallo Stato ai sensi del D.L. n.23/2020 convertito nella L. n.40/2020 (cosiddetto decreto liquidità emanato per fronteggiare l’emergenza economica conseguita alla pandemia da Covid-19).
Tali finanziamenti garantiti dallo Stato, secondo quanto emerso dalle indagini, venivano erogati sulla base di documentazione falsa e presentata da soggetti che non avevano i presupposti di legge.
L’associazione criminale scoperta
Sempre secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip, al vertice dell’associazione criminale, composta, tra gli altri, da vari professionisti del settore, vi sarebbero il funzionario di un noto istituto di credito catanese Alessandro Mirabella ed il Direttore Generale della Co.Fi.San. Consorzio Fidi Andrea Pappalardo, i quali avrebbero promosso ed organizzato l’attività dei sodali Gabriele Santapaola, Alberto Casisi, Paolo D’Angelo, Paolo Marragony, Concetto Massimino, Paolo Monaco, Claudio Nicotra e Michele Adolfo Pilato imperniata su un preciso e ben rodato modus operandi.
Invero, gli indagati, sfruttando anche la semplificazione procedurale sancita dalla legislazione d’urgenza del Decreto Legge n.23 dell’8.4.2020 (cd. Decreto Liquidità), concernente appunto le procedure per la concessione del finanziamento garantito a imprese, lavoratori autonomi e liberi professionisti titolari di partita IVA, avrebbero assicurato a beneficiari compiacenti l’accesso fraudolento ai predetti finanziamenti, istruendone la relativa pratica sin dalla predisposizione della falsa documentazione reddituale ai fini dell’indebita erogazione del contributo.
Un ruolo centrale nell’ambito del sodalizio sarebbe stato rivestito dal Direttore Generale della Co.Fi.San. Andrea Pappalardo che, grazie all’incarico apicale svolto nel predetto consorzio, avrebbe convogliato le istanze prodotte dai vari professionisti verso dirigenti di istituti di credito compiacenti come Alessandro Mirabella, il quale, a sua volta, avrebbe assegnato tali pratiche a fidati funzionari della banca, tra i quali Paolo D’Angelo, che, dietro indebito pagamento di una somma di denaro, le avrebbe deliberate positivamente o, qualora irrimediabilmente viziate, ne avrebbe consigliato il ritiro così da poter essere ripresentate una volta rettificate.
L’aiuto dei funzionari di banca compiacenti
A loro volta i professionisti Adolfo Michele Pilato, Alberto Angelo Casisi, Claudio Nicotra, Concetto Massimino e Paolo Monaco, questi ultimi due titolari di un’agenzia di disbrigo pratiche finanziarie – sempre facendo riferimento a Andrea Pappalardo che avrebbe coordinato tutte le richieste di finanziamento veicolandole poi ai citati funzionari di banca – avrebbe reperito “clienti” a nome dei quali proporre le richieste di finanziamento garantito, predisponendo la falsa documentazione da allegare alle istanze, per poi riscuotere dal beneficiario compiacente le somme pattuite dopo l’indebita erogazione del finanziamento.
Il carabiniere e il commercialista
Completerebbero l’organigramma del gruppo Gabriele Santapaola, esponente di rango dell’omonimo clan mafioso, e Paolo Marragony, Brigadiere Capo dell’Arma dei carabinieri in servizio a Catania, i quali, avrebbero collaborato stabilmente con il citato ragioniere commercialista Adolfo Michele Pilato, presentando numerose richieste di finanziamento garantito dallo Stato intestate a meri prestanome e corredate da falsa documentazione appositamente predisposta dal menzionato Marragony.
Quest’ultimo, al quale viene contestato anche il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico protetto, avendo più volte consultato le banche dati di polizia per finalità diverse da quelle connesse al servizio, sempre secondo l’impostazione accusatoria, avrebbe collaborato nelle realizzazione delle condotte fraudolente con Gabriele Santapaola, in quanto, oltre a curare i rapporti con i funzionari di banca, si sarebbe occupato della predisposizione della documentazione essenziale per l’indebita percezione del contributo come l’attivazione della partita IVA, la predisposizione della falsa documentazione reddituale ed il suo inoltro telematico, nonché l’apposita attivazione di un’utenza telefonica e di una casella email nella quale pervenivano le varie comunicazioni bancarie alle quali rispondeva personalmente.
I favori al clan Santapaola-Ercolano
Oltre che all’indagato Gabriele Santapaola, anche agli altri presunti membri del gruppo criminale Alessandro Mirabella, Andrea Pappalardo, Paolo Marragony e Adolfo Michele Pilato è stata contestata l’aggravante di cui all’art.416 bis.1 c.p. per aver agito al fine di agevolare l’affermazione sul territorio dell’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano, in quanto l’attività di indagine ha consentito di ritenere la sussistenza della gravità indiziaria anche in ordine alla consapevolezza da parte di questi ultimi indagati sia dell’intraneità al predetto sodalizio mafioso di Gabriele Santapaola, sia del fatto che parte dei proventi dell’illecita attività venivano destinati dal predetto al clan mafioso, in seno al quale lo stesso ricopriva un ruolo di rilievo come già emerso da altre precedenti indagini.
Gli elementi acquisiti durante l’attività di indagine, analizzati congiuntamente alla documentazione fornita dalla banca Unicredit s.p.a. – risultata totalmente estranea ai fatti, oltre che direttamente danneggiata dalle condotte illecite dei dipendenti Alessandro Mirabella e Paolo D’Angelo – hanno permesso di rilevare numerose difformità con riguardo alla documentazione inerente almeno 13 istanze di contributi garantiti, così determinando l’indebita erogazione di finanziamenti garantiti per la somma complessiva di circa 380.100 euro.
I destinatari delle misure cautelari
Pertanto, nei confronti dei 10 destinatari della misura restrittiva, nonché di ulteriori 15 indagati, beneficiari compiacenti degli indebiti finanziamenti, per la maggior parte titolari di esercizi commerciali, il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, della complessiva somma di 380.100 euro costituente il profitto dell’illecita attività posta in essere.
I destinatari della misura cautelare in carcere sono stati rintracciati nella mattinata odierna e tradotti in carcere, ad eccezione di Gabriele Santapaola, già detenuto per altra causa, al quale il provvedimento è stato notificato alla casa circondariale presso cui è attualmente recluso.
Per le operazioni di rintraccio e cattura dei destinatari delle misure cautelari, oltre che per le attività di perquisizione e di accertamento presso svariati istituti di credito propedeutiche al sequestro della somma di 380.100 euro disposto dal GIP, la Squadra Mobile della Questura di Catania è stata coadiuvata dal Servizio Centrale Operativo e ha agito sotto il diretto coordinamento della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato che, per l’occasione, ha inviato nel Capoluogo etneo diversi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine.
Non è mancata la partecipazione di unità della locale Questura e delle sue articolazioni nonché di unità specializzate come Polizia Scientifica e Reparto Mobile.