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Trump e Putin fanno la pace

Trump e Putin fanno la pace
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Ue, l’insieme degli inutili

Un aereo di ultima generazione F-35 costa ottanta milioni; alcuni missili che vengono lanciati tutti i giorni costano due milioni cadauno, oltre ad una miriade di altri micidiali aggeggi di guerra che costano decine e decine di milioni. Insomma, fare la guerra è una festa per gli industriali delle armi perché i loro fatturati aumentano incredibilmente e, per conseguenza, i loro utili.
Ovviamente i gruppi di industriali delle armi fanno pressione sui propri governi perché non facciano la pace nelle varie parti del mondo, ma anzi, se è possibile, aprano altri fronti di guerra, in modo da incrementare ulteriormente i loro fatturati.

C’è un rimedio di fronte a questo scenario cupo e preoccupante? Sì, certamente. Il rimedio sono i/le governanti, che dovrebbero avere una profonda cultura e conoscenza della storia millenaria, senso di responsabilità e rispetto per i popoli da loro governati, in modo da contrastare gli interessi prima descritti e lavorare per la pace e la crescita sociale ed economica delle loro nazioni.

Trump e Putin, dunque, si incontrano oggi in Alaska. Ricordiamo che questo territorio era russo fino al 1867 ed è stato ceduto dalla Russia agli Stati Uniti d’America per l’importo quasi irrisorio di poco più di sette milioni di dollari. Gli americani, furbacchioni, sapevano che quel territorio aveva un’importanza strategica perché è in cima al mondo ed è ricco di risorse naturali di prim’ordine, che il Paese americano ha sfruttato per arricchirsi.

Non è dunque un caso che i due Capi si riuniscano in quel territorio spesso ghiacciato. Vogliono rappresentare, con molta probabilità, che sono loro a determinare le sorti della guerra che è in atto in quella parte d’Europa e non certamente l’ex attore comico, Volodymyr Zelensky, il quale continua a dire che non cederà neanche un metro del territorio della sua nazione, ma probabilmente dovrà cederne all’incirca ottantamila chilometri quadrati, come dire un territorio che è più ampio di tre volte la Sicilia o la Lombardia.
Che la conclusione sarà questa non ci sono dubbi, nonostante le ciance di tanti capi di Stato europei e le stesse filastrocche di Volodymyr.
Ricordo che questa posizione concreta, fra i quotidiani italiani, è sostenuta solo dal mio giovane collega, Marco Travaglio, e da me, fin dal 24 febbraio 2022.
Trump è un abile giocatore di poker. Ha messo in moto una macchina poderosa con l’operazione “Dazi”, che, pare, abbia fatto entrare nelle casse dell’erario americano già trecento miliardi di dollari in più ed il flusso tende ad aumentare.

Trump vuole essere ancora di più riconosciuto come il leader più popolare del mondo ed in questa vicenda colui che cerca di portare la pace ove altri non riescono perché, non è un mistero, ambisce al Nobel per la pace. Ricordiamo che questo premio fu fondato da chi inventò la dinamite e cioé Alfred Nobel (1833-1896), nel 1865, il quale si arricchì anche lui con la sua industria delle armi.
Putin ormai ha capito che ha delle ottime carte per giocarsi la partita, con la conseguenza che il suo gioco con Trump in questi ultimi mesi è diventato più agevole.
Invece, giorno dopo giorno, l’Unione europea fa sempre di più la parte del parente povero, che non ha altri strumenti se non le parole per sostenere una posizione ormai divenuta insostenibile.

All’interno dell’Ucraina i sondaggi dicono che il settanta per cento della popolazione vuole la pace costi quel che costi, cioè anche con la cessione del territorio alla Russia. Una cinquantina di deputati stanno protestando fortemente e l’opinione pubblica ucraina ormai non ne può più di soffrire inutilmente come fa da ormai oltre tre anni a causa dell’invasione di Putin, ma anche della testardaggine di Zelensky e del suo gruppo.

Se costui avesse firmato ad Istanbul l’accordo subito dopo l’invasione, la sua Nazione oggi sarebbe in condizioni molto diverse da quelle attuali. L’accordo prevedeva né più e né meno quello che potrebbe essere il risultato dell’incontro in Alaska e cioè la cessione del territorio e la neutralità dell’Ucraina, con l’impegno tassativo di Putin di non attaccarla.

La situazione è in bilico, ma così non continuerà perché è una vicenda fuori da ogni logica razionale.
Dispiace, ribadiamo, che l’Ue sia stata una comprimaria di basso livello e continua a non contare nulla. Noi ci sentiamo europei e vorremmo, invece, essere protagonisti, non comparse.