Tumore al pancreas, studio italiano individua 4 possibili inibitori

Tumore al pancreas, uno studio italiano individua quattro possibili inibitori: i dettagli della ricerca

marikacontarino

Tumore al pancreas, uno studio italiano individua quattro possibili inibitori: i dettagli della ricerca

Redazione  |
mercoledì 24 Luglio 2024

In Italia, solo nel 2022, sono stati diagnosticati 14.500 nuovi casi. La ricerca scientifica, dunque, è costantemente a lavoro per studiare i meccanismi attraverso cui questo tumore si sviluppa.

Il tumore al pancreas è una delle neoplasie più gravi e difficili da curare. È il tumore con il minore tasso di sopravvivenza, sia a un anno che a cinque anni dalla diagnosi. Un recente studio ha scoperto la  causa della rapida progressione delle forme maligne.

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In Italia, solo nel 2022, sono stati diagnosticati 14.500 nuovi casi. La ricerca scientifica, dunque, è costantemente a lavoro per studiare i meccanismi attraverso cui questo tumore si sviluppa.

Tumore al pancreas: lo studio italiano

Uno studio italiano è stato condotto dall’Università Statale di Milano e Ifom – Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare ETS. I ricercatori hanno identificato quattro molecole che potrebbero agire come inibitori del meccanismo alla base di una delle forme di tumore al pancreas più aggressive: l’adenocarcinoma duttale pancreatico. 

La macropinocitosi: il meccanismo di resistenza

Questa forma di cancro al pancreas è considerata aggressiva a causa di un particolare meccanismo. Esso permette alle cellule di crescere e di sviluppare la resistenza ai tradizionali trattamenti antitumorali. Questo meccanismo prende il nome di macropinocitosi e permette alle cellule di sopravvivere anche in ambienti ostili e con scarsa presenza di nutrienti.

“La macropinocitosi – ha spiegato Giorgio Scita, professore di Patologia Generale presso la Statale di Milano, a capo del gruppo di ricerca – è uno dei principali meccanismi adattivi utilizzati dal tumore”. Grazie a esso, infatti, le cellule tumorali riescono ad “assorbire, o più letteralmente ‘ingoiare’, nutrienti dall’ambiente circostante, garantendo loro un vantaggio in condizioni di carenza di risorse”.

La macropinocitosi è anche ciò che rende le cellule tumorali resistenti nella maggior parte dei casi ai principali trattamenti antitumorali oggi disponibili. Ecco perché i ricercatori si sono concentrati su questo meccanismo alla ricerca di sostanze in grado di bloccarlo. In termini tecnici vengono definiti “inibitori”.

I quattro inibitori

A partire da campioni di cellule tumorali in coltura, i ricercatori hanno studiato e testato 3.600 molecole, riuscendo a restringere il campo a 28 potenziali inibitori. Alla fine sono stati individuati quatto molecole attive capaci di bloccare il meccanismo che porta alla propagazione del tumore al pancreas. Due di queste, l’ivermectina e il privinio pamaoato, erano già note in ambito medico perché impiegate nel trattamento delle infezioni parassitarie.

Un aspetto molto interessante – come ha sottolineato Ciro Mercurio, a capo del gruppo di ricerca Ifom – è infatti il possibile impiego di farmaci in passato approvati per altre patologie nel trattamento di altre malattie. Si parla di una sorta di riposizionamento dei farmaci, nota comed “drug repositioning”. Ciò permette di “ridurre significativamente i tempi e i costi necessari per per l’approvazione di nuovi farmaci”.

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