Tumore al seno, mortalità in calo negli ultimi sei anni - QdS

Tumore al seno, mortalità in calo negli ultimi sei anni

redazione

Tumore al seno, mortalità in calo negli ultimi sei anni

sabato 23 Gennaio 2021

La Fondazione Insieme contro il cancro: “In Italia dal 2015 i decessi sono scesi del 6,4%”. “Un risultato molto importante raggiunto anche grazie ai programmi di screening”

ROMA – Le morti per tumore al seno “diminuiscono in modo sostanziale in Italia. Dal 2015 a oggi, si stima una riduzione dei decessi superiore al 6% (-6,4%) per la neoplasia più frequente nel nostro Paese (54.976 casi nel 2020). Un risultato molto importante, ottenuto grazie ai programmi di screening, che consentono di individuare la malattia in fase iniziale, e a terapie sempre più efficaci”. Lo ha evidenziato la Fondazione Insieme contro il cancro durante una conferenza stampa online sul tema dei test genomici.

“In alcune tipologie di pazienti colpite da cancro del seno – precisa – i test genomici consentono di prevedere il rischio di recidiva e, quindi, di escludere la chemioterapia in aggiunta all’ormonoterapia dopo l’intervento chirurgico, evitando inutili tossicità”.

I test genomici “possono costituire anche un’arma in più nella lotta alla pandemia”, rimarca la Fondazione. Per questo oncologi e pazienti chiedono che “sia subito approvato il decreto attuativo che può sboccare i 20 milioni di euro stanziati dalla legge di Bilancio per l’applicazione gratuita dei test genomici su tutto il territorio”.

“La chemioterapia aumenta la probabilità di contrarre il Covid-19 e neincrementa la letalità, attraverso una diminuzione delle difese immunitarie – ha sottolineato Francesco Cognetti, presidente Fondazione Insieme contro il cancro e direttore Oncologia medica Regina Elena di Roma – Pertanto, gli strumenti che consentono di evitare trattamenti aggressivi non necessari sono un importante presidio anche contro la pandemia”.

“Lo scorso dicembre – ha ricordato Cognetti – la Commissione Bilancio della Camera dei deputati ha approvato un emendamento al disegno di legge di Bilancio, istituendo un fondo di 20 milioni di euro per il rimborso diretto delle spese sostenute dagli ospedali per l’acquisto dei test genomici nelle donne con carcinoma mammario ormonoresponsivo in stadio precoce. Il provvedimento è stato inserito nella legge di Bilancio 2021. Si tratta di un risultato molto importante a favore delle donne colpite dalla malattia e ringraziamo il Governo e il Parlamento per l’impegno nell’approvazione della norma. È necessario un decreto attuativo da parte del ministero della Salute per sbloccare i 20 milioni di euro del fondo. Garantire subito l’accesso ai test genomici su tutto il territorio è una battaglia di civiltà”.

“L’introduzione dei test genomici nel percorso clinico delle donne colpite da carcinoma mammario rappresenta un esempio virtuoso di sinergia tra istituzioni, pazienti e comunità scientifica, costituendo un modello di terapia personalizzata economicamente sostenibile e integrato con i percorsi diagnostico-terapeutici tradizionali – ha dichiarato Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute – È importante che queste pazienti possano avere subito accesso alle analisi molecolari. Inoltre, in questa fase di emergenza sanitaria, l’utilizzo dei test può evitare a pazienti, per le quali risulta inappropriata la chemioterapia, di abbassare le proprie difese immunitarie e di esporsia ulteriori rischi di contagio da Covid-19, alleggerendo il carico pergli ospedali già sottoposti a forte stress organizzativo”.

Questi esami sono raccomandati dalle linee guida dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dalle più importanti linee guidainternazionali, come quelle della Società europea di oncologia medica (Esmo), della Società americana di oncologia clinica (Asco), del National Comprehensive Cancer Network (Nccn) e della St. Gallen International Breast Cancer Conference.

Circa il 70% dei casi di tumore della mammella è di tipo luminale, cioè esprime i recettori estrogenici, ma non la proteina Her2 (Er+/Her2-).

“Dopo la chirurgia, il trattamento sistemico prevede l’utilizzo della terapia ormonale nei casi considerati a basso rischiooppure l’aggiunta della chemioterapia adiuvante (cioè dopo l’intervento chirurgico) alla terapia ormonale, in presenza di un rischio elevato – ha spiegato Saverio Cinieri, presidente eletto Aiom e direttore Oncologia medica e Breast Unit dell’ospedale Perrino di Brindisi -. Nella malattia luminale a rischio intermedio sussiste però una significativa incertezza terapeutica, perché nelle linee guida internazionali e nazionali non vi sono indicazioni vincolanti su quando sia possibile omettere la chemioterapia o quando invece sia necessario somministrarla. Questi casi si collocano in una sorta di ‘zona grigia’, in cui la scelta della corretta terapia successiva all’intervento chirurgico è impegnativa, anche perché i parametri clinico-patologici tradizionali si sono dimostrati poco selettivi nell’identificare le pazienti a cui la chemioterapia può essere risparmiata”.

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