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Turismo, il Governo Schifani punta sul castello Utveggio: “Potenziale polo internazionale”

Un polo di attrazione per il turismo, anche internazionale, e un luogo per organizzare convegni ed eventi istituzionali. Potrebbero essere queste le future destinazioni del castello Utveggio, a Palermo. A immaginarlo in tale veste è stata la giunta regionale guidata da Renato Schifani che, con una delibera, ne ha decretato l’inserimento tra i siti presidenziali. Una collocazione che consentirà di affidare al servizio 7 del dipartimento Segreteria generale, a sua volta direttamente collegato alla presidenza, la gestione dell’immobile che sovrasta il capoluogo dalla cima di monte Pellegrino. Il tutto con l’intento di favorire il “processo di accelerazione del completamento dei lavori di ristrutturazione e una più puntuale valorizzazione logistico-funzionale degli spazi”.

Sul tema della riqualificazione, in primavera, si era registrato un duro scontro tra Schifani e la burocrazia regionale, accusata di non essere capace di garantire l’esecuzione dei lavori in tempi congrui. Il governatore, in quell’occasione, non aveva esitato a dirsi pronto a mandare le carte dell’appalto in procura. “Questo è un chiaro esempio, certamente non virtuoso, di una Sicilia che fa di tutto per mortificare le proprie potenzialità di crescita – aveva affermato Schifani – Palermo e la Sicilia non meritano queste offese e non possono più consentirsi queste gravissime inefficienze”. Quasi sei mesi dopo, gli animi potrebbero essere in procinto di rasserenarsi, grazie anche alla conclusione del cantiere.

Tre milioni e mezzo per l’efficientamento energetico

I ritardi che hanno fatto andare su tutte le furie Schifani hanno riguardato l’appalto sull’efficientamento energetico di castello Utveggio. La gara è stata aggiudicata nell’estate del 2021 dal consorzio Santa Chiara. Con sede a Favara, il consorzio ha avuto la meglio su una quindicina di partecipanti, aggiudicandosi i lavori con quasi il 28% di ribasso, per un importo che sfiora i tre milioni e mezzo di euro. La somma doveva servire a realizzare un progetto comprensivo di sostituzione degli infissi esterni con porte e finestre a taglio termico e vetrocamera, pur nel rispetto delle prescrizioni impartite dalla Soprintendenza, di un cappotto termico con resine di ultima generazione, un impianto di climatizzazione e l’installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di circa 40 kilowatt utili a soddisfare il bisogno dell’illuminazione esterna. Come per ogni riqualificazione energetica che si rispetti, il progetto ha previsto l’utilizzo di lampade a led tanto all’interno che all’esterno del castello.

“Si è trattato di un appalto basato soprattutto su forniture di materiale elettrico ed elettronico e questo ci ha portato a scontrarci con inevitabili rallentamenti”, dichiara al QdS Luigi Cimino, responsabile unico del progetto. Il riferimento del funzionario, oggi in servizio all’Autorità di bacino, va agli effetti negativi che la pandemia di Covid-19 ha avuto sul mercato delle forniture elettriche. “Le importazioni dalla Cina per un lungo periodo hanno subito pesanti ritardi e per noi c’era poco da fare”, spiega.

Tante proroghe, ma “neanche un euro in più”

A fine marzo a pensarla diversamente era stato invece Renato Schifani, che parlando dei lavori al castello aveva commentato: “Dovevano essere consegnati da oltre un anno e invece, inspiegabilmente, non sono stati ancora conclusi”. Lo scenario è cambiato negli ultimi mesi: “I lavori sono stati completati prima dell’estate – continua Cimino – Adesso stiamo predisponendo la documentazione per la rendicontazione e il cosiddetto collaudo amministrativo, ma l’intervento può definirsi completato”.
Il percorso accidentato del cantiere è riassunto in uno dei tanti decreti che negli ultimi due anni si sono succeduti per autorizzare il consorzio Santa Chiara a prolungare il cantiere. A inizio marzo la Regione ha dato il la alla quinta richiesta di proroga concedendo, fissando per metà aprile la conclusione dell’intervento. Ma stando a quanto affermato dal responsabile unico del procedimento, le concessioni si sono protratte fino a fine maggio. Stando al bando di gara, l’intervento si sarebbe dovuto concludere entro sette mesi. “Non abbiamo avuto alternative, ma quello che voglio sottolineare – aggiunge Cimino – è che non sono stati spesi soldi in più rispetto a quelli stabiliti in origine con la stipula del contratto. A prolungare un cantiere – garantisce il funzionario – non ci guadagna nessuno: né l’impresa che avrebbe tutto l’interesse a finire in fretta, né tantomeno il personale tutto interno alla Regione che ha seguito l’appalto”.

Un simbolo dalla storia tormentata

Archiviata, si spera, la questione efficientamento energetico, il castello Utveggio potrebbe presto essere oggetto di ulteriori lavori di ristrutturazione. L’iniziativa della giunta Schifani di inserirlo tra i siti presidenziali punta a questo e, in tal senso, gli uffici del dipartimento tecnico sarebbero già al lavoro per la definizione del nuovo progetto d’intervento su un immobile che a Palermo ha vissuto diverse stagioni.

Realizzato a cavallo tra anni Venti e Trenta, il castello Utveggio – dal nome di Michele Utveggio, l’uomo che più di tutti lo volle – nacque come albergo di lusso. Un investimento che tuttavia ebbe vita breve complice lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Rimasto chiuso e dimenticato, anche se sempre presente alla vista dei palermitani, l’immobile è entrato nel patrimonio della Regione a metà anni Ottanta, con la nascita del Cerisdi, l’ente che di alta formazione definitivamente chiuso nel 2016 sotto il governo Crocetta.

Come per ogni castello che si rispetti, anche nella storia dell’Utveggio non sono mancate le pagine misteriose: Paolo Borsellino, nelle settimane precedenti all’attentato di via D’Amelo in cui morì, avrebbe temuto di essere osservato proprio dall’alto del monte Pellegrino. All’interno del castello, infatti, ci sarebbe stata una base operativa dei servizi segreti, sulla cui presenza sul luogo della strage del 19 luglio 1992 ormai non ci sono dubbi.