PALERMO – Le esperienze turistiche lente, lontane dal tran tran delle grandi città e a contatto con la natura sono sempre più ricercate dai viaggiatori, che soprattutto dopo la pandemia da Covid-19 si sono orientati verso nuovi modi di vivere le proprie vacanze.
Quello che viene definito turismo escursionistico è balzato quindi prepotentemente in primo piano e gli operatori più lungimiranti si sono subito attrezzati per intercettare questo genere di flussi. Una miniera d’oro, vista la grande domanda presente a livello nazionale, che anche il nostro Paese – e in particolare la Sicilia – deve essere bravo a valorizzare.
Un’indagine Enit realizzata da Touring Club e Ipsos indaga proprio il mondo del turismo escursionistico per definirne la nomenclatura, i percorsi e gli obiettivi. “Si tratta – hanno evidenziato dall’Ente nazionale italiano del turismo – di un genere che predilige l’andamento slow e i cammini in percorsi naturalistici. Per la prima volta uno studio indaga e definisce il concetto di viaggio escursionistico andando a mappare i percorsi dei cammini a piedi italiani”.
Il settore comprende viaggi totalmente autorganizzati, acquistati attraverso operatori specializzati o associazioni e agenzie territoriali. Sono compresi anche i viaggi che prevedono una serie di servizi dedicati all’escursionista (trasporto a destinazione dei bagagli, transfer ai luoghi di partenza dell’itinerario ecc…).
Il viaggio è organizzato per tappe che portano i turisti a cambiare struttura e località di pernottamento sia in forma lineare sia circolare. Sono invece esclusi i viaggi che prevedono un’articolazione “a margherita”, ovvero in cui resta fisso per l’intera durata della vacanza il luogo di pernottamento e che permette di compiere tutte o in parte le tappe previste da itinerari e cammini noti, ovvero per i quali esistono siti informativi dedicati o che sono stati esplicitamente strutturati da un tour operator o un’agenzia di viaggi all’interno di un catalogo dedicato.
Nello studio, ancora in corso, ma che ha già fornito i primi interessanti risultati, sono stati mappati cento cammini per una lunghezza complessiva di circa trentamila chilometri: 79 hanno un sito web ufficiale ma 16 sono stati esclusi dall’analisi sui contenuti perché non turistici (siti di progetti europei) o ancora in costruzione. I siti web analizzati sono stati 63 di cui: il 75% dei siti riporta i servizi disponibili lungo il percorso (ricettività, ristorazione, servizi al camminatore) o convenzionati per chi ha le credenziali; il 74% dei siti fornisce le tracce gps del tracciato; il 74% dei cammini rilascia credenziali/testimonium; il 73% dei siti descrive gli attrattori presenti lungo il cammino; il 69% dei cammini ha una guida ufficiale o materiale informativo cartaceo o scaricabile; il 63% dei cammini è gestito da enti del terzo settore; il 61% dei siti indica il livello di difficoltà del cammino; il 54% dei cammini offre la possibilità di una fruizione sia a piedi sia in bici; il social media più diffuso per promuovere i cammini è Facebook (50%), seguito da Instagram e YouTube; il 49% dei siti è multilingua (inglese la lingua più presente); il 34% dei siti ufficiali dà la possibilità di acquistare pacchetti o escursioni guidate; il 25% dei siti fornisce il servizio di alert per segnalare deviazioni o inagibilità dei cammini.
“L’indagine demoscopica – hanno sottolineato da Enit – è stata condotta tra il 15 agosto e il 15 settembre 2023 su campioni rappresentativi della popolazione italiana (1.000 casi), francese, inglese e tedesca (cinquecento casi per Paese) con metodo Cawi (una metodologia di raccolta dei dati che si basa sulla compilazione di un questionario via web fornito attraverso un link, un panel o un sito web).
Il 25% degli inglesi, il 20% dei francesi, il 19% dei tedeschi e il 17% degli italiani ha già avuto esperienze di turismo lento (ovvero a piedi o in bicicletta). Il 45% degli inglesi, il 42% di francesi e tedeschi e il 37% degli italiani ha intenzione di farlo nel futuro. Tra chi afferma di non essere interessato, la quota più alta è tra gli italiani (23%) rispetto al 21% dei tedeschi, al 18% dei francesi e al 15% degli inglesi.
Tra le destinazioni preferite per sviluppare il turismo lento gli italiani segnalano Italia (60%), Spagna (39%), Portogallo e Croazia (29%) e Francia (27%). Considerando le regioni italiane, le più citate sono Trentino-Alto Adige (33%), Toscana (32%), Umbria (30%) e Sicilia (26%).
“L’analisi – ha commentato Ivana Jelinic, presidente e ceo Enit – è il primo passo per mettere ordine e di sviluppare sinergie adeguate a target e località. Dalla conoscenza del fenomeno turistico nasce anche la declinazione di un’offerta dedicata sempre più performante. Enit è attenta da sempre al mondo dei cammini, lo abbiamo dimostrato già con progetti legati alla Francigena e ai percorsi dei Cappuccini ma è opera il momento di far conoscere in un sistema di rete e percorsi integrati ogni evoluzione territoriale italiana legata a questo segmento”.
Stando alle regioni italiane più ricercate nel sondaggio, c’è una convergenza su Sicilia e Toscana: francesi (Sicilia 44%, Toscana 39%), inglesi (Sicilia 44%, Toscana 27%) e tedeschi (Toscana 48%, Sicilia 32%).
“Il Turismo escursionistico – ha affermato il direttore del centro studi Touring club Massimiliano Vavassori – è un pilastro essenziale nel panorama turistico, e l’indagine condotta riveste un ruolo cruciale per il comparto. Queste ricerche ci consentono di comprendere meglio le preferenze e le aspettative dei viaggiatori, contribuendo così a progettare esperienze di viaggio più soddisfacenti. Inoltre, ci aiutano a preservare l’ambiente naturale, promuovere le destinazioni escursionistiche e sostenere le economie locali. Il Touring Club è orgoglioso di promuovere e sostenere attivamente questo tipo di ricerca per garantire un turismo escursionistico sostenibile e gratificante per tutti gli amanti dell’outdoor e della cultura”.