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Turismo organizzato in agonia, il grido d’allarme delle imprese di settore

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Turismo organizzato in agonia, il grido d’allarme delle imprese di settore

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giovedì 09 Dicembre 2021

A rischio ci sono 13 mila imprese e 86 mila addetti. Un settore che fatturava 13,3 miliardi nel 2019, che ha visto un crollo a 3 miliardi nel 2020

Non si può attendere un minuto di
più: il comparto del turismo organizzato è l’unico a essere rimasto
fermo durante tutta la pandemia cioè quasi due anni. A rischio ci sono 13
mila imprese e 86 mila addetti
. Un settore che fatturava 13,3 miliardi nel
2019, che ha visto un crollo a 3 miliardi nel 2020 e chiuderà il 2021 in una
situazione ancora peggiore, sui 2,5 miliardi di ricavi, con una riduzione
superiore all’80%.

La denuncia arriva da tutte le
associazioni riunite a Roma nella conferenza “Non c’è più tempo”. I
viaggi degli italiani verso l’estero segnano nel 2021 un -92% a causa della
chiusura di quasi tutte le mete extra Ue.

Anche il Business Travel ha perso
tre quarti del suo giro d’affari e il settore eventi registra un tonfo
dell’80%. Anche l’incoming organizzato è crollato, la presenza di stranieri ha
subito un calo del 54,6%, mentre il turismo scolastico si avvia ad essere
completamente azzerato per il terzo anno consecutivo.

Astoi Confindustria Viaggi, Fto
Confcommercio, Fiavet Confcommercio, Maavi Conflavoro Pmi, Aidit Federturismo
Confindustria, Assoviaggi Confesercenti denunciano che gli aiuti governativi
sono arrivati con il contagocce e, di fatto, a fronte di una perdita del
settore in 20 mesi pari a 20,5 miliardi, il Governo ha stanziato ad oggi
soltanto 657 milioni (128 milioni ancora da distribuire), coprendo solo le
perdite subite da marzo a luglio 2020.

Tour operator e agenzie di viaggio dall’inizio della pandemia sono stati costretti a fare un uso massiccio degli ammortizzatori sociali: tuttora la quasi totalità delle imprese ha il personale in cassa integrazione al 100%, ma la Cig Covid è in scadenza a fine dicembre. “Senza estensione – spiegano – sono già a rischio disoccupazione 40mila addetti su 86mila; si stima infatti che il 98% delle aziende non coprirà il costo del lavoro senza ammortizzatori e più dell’80% ricorrerà ai licenziamenti.

Nel comparto, inoltre, il 70% degli occupati sono donne (60mila) e questa crisi causerà la perdita di occupazione, professionalità e tante imprese in rosa”.

Adesso la variante Omicron non fa
ben sperare per il prossimo futuro, “benché l’Oms – sottolineano – abbia
messo in guardia i Paesi dall’imporre ulteriori restrizioni ai viaggi senza
prima aver ottenuto chiare evidenze scientifiche e nonostante la Ue abbia
raccomandato di adottare un approccio basato sulla condizione personale del
viaggiatore più che sul generico rischio Paese. Approccio auspicabile in
ragione dell’alto tasso di vaccinazione raggiunto in Europa e dei protocolli
che consentono di muoversi in sicurezza”.

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