Crisi e soluzioni, l’intervista del Quotidiano di Sicilia al presidente dell’Istituto Demoskopika. “Nell’Isola 2,5 milioni di arrivi in meno nel 2020, in fumo oltre 650 milioni di euro”
PALERMO – Anche il turismo, settore vitale per l’economia siciliana, sta pagando a caro prezzo le conseguenze legate all’attuale pandemia.
Sul tema abbiamo intervistato Raffaele Rio, presidente dell’Istituto Demoskopika.
Presidente Rio, anche il turismo siciliano fa i conti con l’emergenza Covid-19. Può fornirci qualche dato sulla Sicilia?
“Secondo le nostre stime, perché ancora non sono stati resi noti i dati ufficiali dell’Istat, per il 2020 si prevede una contrazione degli arrivi e delle presenze tra il 48 e il 53%, tradotto in soldoni: 2,5 milioni di arrivi di turisti in meno e circa otto milioni di presenze cioè di pernottamenti in meno. La contrazione si ripercuote anche sulla spesa turistica per la quale stimiamo, in Sicilia, sempre per il 2020, una contrazione pari a oltre 650 milioni di euro. La vostra terra è tra le regioni che ha sofferto maggiormente della crisi innescata dalle restrizioni imposte dagli altri Stati sugli arrivi in Italia perché presenta dei significativi tassi di internazionalizzazione che la collocano all’ottavo posto in Italia”.
Secondo lei, quale strada dovrebbe seguire la Sicilia, per la ripresa post-pandemia?
“Bisognerebbe intervenire nel breve periodo con un piano di ristori regionale ragionato, basato cioè su alcuni criteri come i ricavi degli ultimi anni delle imprese o le prospettive di sviluppo, che vada ad avvantaggiare, quindi, le aziende intenzionate ad espandersi e ad assumere nuovo personale negli anni a venire. Occorrerebbe il prolungamento dell’estensione della cassa integrazione in deroga che vada a tutelare prioritariamente gli assunti a tempo indeterminato, la proroga del blocco dei licenziamenti. Alla luce dell’emergenza Covid, inoltre, è necessario osservare i comportamenti di consumo turistico degli italiani e degli stranieri per il biennio 2021-2022 con un’attività di rilevazione sul campo per comprendere il livello di reputazione della Sicilia. L’indagine andrebbe fatta anche ad un campione rappresentativo di siciliani poiché genera una potenziale spesa turistica pari a 630 milioni di euro tra chi resta in Sicilia, decide di trascorrere le vacanze in Italia ma non in Sicilia o, infine, che opta per l’estero. Abbiamo notato con piacere che il governo regionale ha attivato alcune interessanti progetti, come il See Sicily, basandosi su alcuni dati e studi di Demoskopika”.
A parer suo, quale tra le altre realtà italiane la Sicilia dovrebbe prendere ad esempio?
“Non penso che la Sicilia debba prendere ad esempio altre destinazioni, perché è una terra che ha tutti gli anticorpi, sia in termini paesaggistici e culturali, che in termini di appeal turistico, per spiccare il volo della ripresa. Non è un caso, che secondo il nostro Regional Tourism Reputation Index, la Sicilia si colloca sempre in cima tra le mete più ricercate dai visitatori sul web, segnale di una popolarità rilevante per questo territorio. Insomma, adesso necessita rafforzare una programmazione ancora più consapevole dei mercati per attivare una strategia più incisiva”.