Così il presidente Trump alla cena di gala della convention dei repubblicani. Esattamente l’opposto del discorso e dei modi usati da Re Carlo durante la sua visita in Italia
“Tutti mi chiamano per baciarmi il C***” . Così il presidente Trump alla cena di gala della convention dei repubblicani (che nei giorni scorsi hanno espresso vari timori per le conseguenze economiche e politiche dalle sue scelte) durante il suo discorso ponendosi con l’atteggiamento trionfale di chi è certo di avere già vinto. Colpisce il linguaggio affatto istituzionale direi, l’atteggiamento, ne abbiamo già scritto, di sfida e arroganza. Esattamente l’opposto del discorso e dei modi usati da Re Carlo durante la sua visita insieme alla regina Camilla in Italia.
La differenza tra i due linguaggi è sostanziale perché la forma è anche sostanza. Certamente molti Paesi stanno cercando un accordo durante gli incontri bilaterali per migliorare le proprie condizioni commerciali sui dazi. Settanta Paesi per l’esattezza. E Trump dimostra disponibilità e apertura a negoziare, com’è nelle sue corde. Anche la nostra Presidente del Consiglio Meloni lo incontrerà giovedì 17 con l’obiettivo di arrivare all’accordo zero a zero dazi per l’Europa. Riuscirà Giorgia a portare a casa un così ambizioso risultato che se ci fosse metterebbe l’Italia sul podio europeo e in una privilegiata posizione nei rapporti tra Stati Uniti e UE?
Perché Donald dal grande ciuffo è partito col turbo dal giorno della sua elezione, mettendo subito in chiaro la sua intenzione, neppure troppo nascosta, di sovvertire l’ordine del mondo per come l’avevamo conosciuto, ponendo il suo Paese in una condizione di supremazia economia e politica. JP Morgan, la Banca più grande del mondo, prevede che questa strategia politica sui dazi porterà ad una recessione. Ma se da una parte, ognuno dei settanta Paesi prova a trattare, la Cina rilancia difendendosi e contrattaccando nella guerra commerciale, arrivando all’84% sui beni Made in USA; chiede di annullare le misure introdotte e di risolvere le divergenze su un piano di parità e rispetto reciproco. Di fatto, i prezzi stanno raddoppiando da entrambe le parti, americana e cinese, per cui le merci cinesi si pagano il doppio alla dogana USA e viceversa. Ad esempio, un IPhone se prodotto negli USA costerebbe 3500 dollari.
Per tornare all’incontro del secolo, l’incontro bilaterale del 17, chissà quanto peso avrà sulle spalle la Presidente Meloni sapendo che se non dovesse andare in porto la trattativa sui dazi con Trump, anche l’Unione Europea sarebbe costretta a far partire un aumento dei contro dazi che ha già votato con 26 sì e solo il no dell’Ungheria, pronta a revocarli se Trump revoca i suoi. Ma dovrebbe pensare anche a diversificare i mercati per ridurre i rischi e agevolare altri sbocchi commerciali. Da parte sua, Trump dice di sapere ciò che fa, che queste scelte porteranno grande ricchezza agli americani e punta a fare trasferire le aziende negli USA dove non avranno alcun dazio.
Le grandi multinazionali dimostrano sempre più preoccupazione temendo che questa politica monetaria danneggerà l’economia globale e minerà la credibilità del governo americano. Lo scenario è convulso, cambia di continuo in base alle dichiarazioni di ogni parte con conseguenze deleterie per le Borse. Noi cittadini saremo spettatori, consapevoli, che la guerra dei dazi produrrà un aumento dei prezzi e avrà come sempre solo una vittima: il popolo.