U Sugghiu ra turri, il mostro marino di Torre Archirafi - QdS

U Sugghiu ra turri, il mostro marino di Torre Archirafi

U Sugghiu ra turri, il mostro marino di Torre Archirafi

mercoledì 25 Agosto 2021

La tradizione popolare siciliana tramanda di un terribile e famelico mostro marino

La tradizione popolare siciliana tramanda di un terribile e famelico mostro marino avvistato nei secoli tra le campagne e i boschi ma, soprattutto, nelle zone costiere dell’Isola. Dalle spaventose fattezze, un ibrido tra un essere umano, un mammifero ed un rettile. Lungo oltre tre metri dal viso di un bambino ma simile ad un topo con gli occhi rossi da cane rabbioso, ricoperto di verdi e spessissime squame e con una piccola criniera sul capo.

Questi pare emettesse un orribile e spaventoso verso, un misto tra il raglio di un asino ed il grugnito di un maiale con il quale attirava a sé ogni animale nei dintorni per poi divorarli ferocemente. Si tramanda anche che avesse uno stomaco a prova di sassi e fosse dotato di una forza straordinaria.

Solo un uomo, un esperto cacciatore dall’infallibile mira, si racconta, osò sfidarlo ma senza risultato, poiché le resistenti squame lo protessero dagli innumerevoli colpi di fucile col quale venne colpito e poté darsi alla fuga, inabissandosi tra i flutti. Il mito si consuma un po’ in tutta la Sicilia ma specialmente tra la zona di Brolo ed il borgo marinaro di Torre Archirafi, vicino Riposto (Ct).

Un foglio-volantino, stampato il 15 giugno del 1789, ne riporta una immagine e racconta che simile mostro venne ucciso in Sicilia, un grossissimo anfibio che fece incetta di uomini e bestiame sulle coste.

La strana ed inquietante creatura vanta poi innumerevoli avvistamenti, anche più recenti, l’ultimo proprio a Torre Archirafi negli anni ‘80, che attirò l’attenzione delle cronache locali. In quella particolare circostanza pare avesse attirato a sé, col suo particolare ed agghiacciante verso, un vitello che pascolava sulla costa e lo divorò.

Iniziò così ad essere popolarmente il responsabile di qualsivoglia sparizione, da ortaggi, a galline a bestiame. Ad esso sono anche associati alcuni modi di dire, sia per scoraggiare i più piccini affinché non si allontanino”nun gghiri dda ca ti pigghia u sugghiu!”, o per celebrare la bruttezza di qualcuno “pari u sugghiu ra turri”.

Cercando di dar concretezza al mito, esistono reperti di due rettili molto grossi e molto particolari, più che altro particolarmente brutti, collocati nella pinacoteca Zelantea ad Acireale, appartenenti alla collezione del medico e studioso Mariano Mauro Riggio. Creature particolarmente orripilanti, somiglianti a delle iguana giganti. Altri vogliono fosse invece più somigliante ad un grosso serpente marino. Ma tali tentativi di spiegazione non esaudiscono chi giura di averlo avvistato in posizione eretta, forse più somigliante ad un folletto squamato dagli occhi cattivi!

Nel dubbio, se vi trovate tra le campagne, i boschi o le zone costiere dell’Isola, diffidate se doveste avvertire uno strano urlo-lamento, simil raglio-grugnito, non si sa mai.

C’è sempre del vero nelle leggende e nelle tradizioni popolari!

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