A Multan, in Pakistan, una giovane madre di 20 anni, Sania Zahra, è stata trovata senza vita il 9 luglio 2024, impiccata al ventilatore a soffitto nella sua abitazione. La donna, che aveva già due bambini ed era incinta del terzo, era stata inizialmente indicata come vittima di un presunto suicidio. Tuttavia il padre, fin da subito, aveva respinto categoricamente questa versione, accusando i familiari del marito di averla uccisa e di aver organizzato la scena per far credere si fosse tolta la vita.
Le indagini e la condanna a morte del marito per aver ucciso la moglie
Le indagini e il processo hanno confermato i suoi sospetti: il tribunale ha riconosciuto il marito della giovane, Syed Muhammad Ali Raza, colpevole di omicidio volontario e ne ha disposto la condanna a morte tramite impiccagione. Oltre alla pena capitale, l’uomo è stato obbligato a versare 500.000 rupie (circa 1.600 euro) alla famiglia di Sania come risarcimento.
In procedimenti separati, anche il fratello del marito, Syed Haider Raza, e la madre, Syeda Azra Parveen, sono stati giudicati complici nell’omicidio e nella successiva messa in scena, ricevendo entrambi l’ergastolo e l’obbligo di pagare la stessa somma a titolo risarcitorio. Tre altri imputati — il suocero Jeevan Shah, la cognata Dua Zahra e Madiha, ex moglie del marito — sono stati invece assolti per insufficienza di prove. Il padre di Sania ha manifestato sollievo per la decisione del tribunale, considerandola un passo verso la giustizia per sua figlia.
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