L’iniziativa della Commissione di fare approvare una normativa europea solo dal Consiglio d’Europa e non prima dal Parlamento è un’operazione improvvida.
Tuttavia, quest’ultimo la ha approvata, pur con una maggioranza molto dubbiosa. Ma questo è solo l’inizio di un lungo percorso, che durante la sua strada subirà notevoli cambiamenti.
La presidente von der Leyen è un’esponente del partito Cdu tedesco, che ha vinto le elezioni nazionali del 23 febbraio ma non ha la maggioranza per governare. La stranezza del Governo tedesco è che l’attuale cancelliere, Olaf Scholz, ha fatto approvare dal vecchio Parlamento il superamento del vincolo di bilancio, che fino a oggi ha tenuto molto bene il rapporto fra entrate e uscite di quella Confederazione. Se questa non è una scorrettezza istituzionale, poco ci manca.
Ora cerchiamo di arguire qualche motivazione occulta di questo comportamento, apparentemente scandaloso.
La domanda che sorge spontanea è: chi ha interesse ad aumentare la dotazione finanziaria per comprare armamenti di ogni genere e tipo? La risposta è lapalissiana: i produttori delle armi, che vedono incrementare il proprio business a dismisura e in conseguenza i loro utili.
Nel nostro Paese, per esempio, Leonardo (un’industria di armi) ha visto aumentare il suo valore di un centinaio di punti proprio perché le commesse sono aumentate e con esse il fatturato e gli utili.
Il nostro ministro dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti, in questo quadro irrealistico e irrealizzabile, ha fatto una proposta intelligente. E! partito dalla considerazione ovvia che sganciare le spese per armi dal vincolo di bilancio (rapporto fra entrate, uscite e deficit) è un atto suicida, perché fa aumentare il debito pubblico e con esso gli interessi che si pagano di conseguenza: affossa cioè l’economia.
Per cui, Giorgetti ha alternativamente opinato che eventuali commesse per armamenti di vario genere debbano essere finanziate dal settore privato, che eventualmente gli Stati possano sostenere con garanzie, evitando quindi le emissioni dei bond, cioè cambiali che dovranno pagare le generazioni future.
L’improvvida iniziativa della von der Leyen, partita così senza riflessioni né approfondimenti, doveva invece preoccuparsi della questione di fondo e cioè di valutare la creazione di una difesa europea dei ventisette Stati, rendendo omogenei i singoli apparati di difesa. In secondo luogo, doveva essere messa in valutazione l’ipotesi di scindere l’attuale Nato in due parti: una americana e una europea, che poi al vertice potevano stare insieme.
La nascente Nato europea poteva essere integrata con le difese degli apparati dei ventisette Stati e diventare così un’organismo generale che vigilasse i confini degli stessi. Per fare ciò bisognerebbe che i capi di Stato e di Governo formassero una sorta di Commissione, non molto numerosa ma permanente, e studiassero un progetto di tal fatta per trovare la migliore soluzione che, in atto, non è alla vista.
Siamo convinti che di fronte alla pace possibile fra Ucraina e Russia tutto questo bailamme in ordine alla difesa europea diminuirà di intensità e forse sparirà. Come dire: “Passata la Festa, gabbato lo Santo”.
Scriviamo tutto questo perché la realtà ci dice senza ombra di dubbio che l’Unione europea, così com’è, divisa in ventisette teste che la pensano per conto proprio, non può più funzionare. Per cui è urgente mettere mano a un’ipotesi di Confederazione politica la quale, con un’elezione universale, elegga Parlamento e Consiglio, evitando che ogni Paese metta veti e impedisca di fare alcunché, se non con votazioni totalitarie.
Ricordiamo ancora una volta che la Germania, ex locomotiva europea, è entrata in recessione e che tutta l’Unione non cresce più. Anziché blaterare bisognerebbe mettere all’ordine del giorno la strategia per fare crescere di nuovo questa aggregazione europea, al fine di porla come interlocutrice al livello mondiale degli Stati Uniti e della Cina, entrambi in forte crescita.
O l’Unione diventa soggetto competitivo a livello mondiale, oppure il suo declino è inevitabile.

