Ue governi le attività delle Guardie costiere - QdS

Ue governi le attività delle Guardie costiere

Carlo Alberto Tregua

Ue governi le attività delle Guardie costiere

venerdì 17 Marzo 2023

Non si capisce perchè non vi sia un centro di coordinamento a Bruxelles che non possa governare tutte le Guardie costiere nazionali.

Senza entrare nei meandri delle norme che governano la Commissione europea, l’Europarlamento, il Consiglio europeo e il Consiglio dell’Unione europea, non si capisce perché – se vi fosse la vera intenzione – tutti i mari che bagnano le coste europee e per esse quelle di ciascuno dei ventisette Stati che la compongono, non debbano essere pattugliate e sorvegliate dalla stessa Unione europea.

In altri termini, non si capisce per quale ragione non vi sia un centro di coordinamento a Bruxelles che, attraverso una linea di comando, non possa governare tutte le Guardie costiere nazionali e collegare il loro servizio con Frontex, in modo da formare un tutt’uno organico ed organizzato, eliminando le discrasie di comportamenti fra i diversi Stati membri. Questo è il comportamento che si dovrebbe associare alla parola Unione, diversamente vige il caos, come è in atto, per cui si dovrebbe piuttosto parlare di Disunione.

La questione degli immigrati è diventata patologica, anche dopo il sospetto che i mercenari della Wagner, catapultati in Libia dalla Russia (così sembra, ma le informazioni non sono certe), organizzino meglio i “trafficanti di carne” per aumentare il flusso di arrivi nel nostro Paese.

Si badi, nel nostro Paese e non in Europa, dal momento che l’Unione si disinteressa di queste masse di persone che arrivano, facendo finta di occuparsene, ma solo a parole.

L’annuncio di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea – in vista del suo tentativo di rinnovo del mandato – di stanziare cinquecento milioni per dare un certo sollievo alle casse di quegli Stati che stanno subendo forti esborsi per l’assistenza agli immigrati, è solo sulla carta. Infatti occorrono apposite delibere per rendere efficace tale annuncio; ma di tali delibere attualmente non si ha notizia.
Così, ancora una volta, l’informazione viene intossicata al solo scopo di ingannare l’opinione pubblica, ovvero illuderla che la Commissione europea si stia occupando della questione degli immigrati, quando in effetti non vi sono azioni concrete al riguardo.

Il fatto incontrovertibile è che, in questi primi tre mesi dell’anno, il numero delle persone arrivate sulle “coste europee” dell’Italia si è triplicato e questo non può essere un fatto casuale, perché non si muovono masse di decine di migliaia di persone con pescherecci, barconi e barchini se dietro non vi è un’organizzazione criminale che recluta i propri sicari per portarle in mare aperto e poi abbandonarle, magari dopo avere effettuato segnalazioni al Frontex.

Frontex, come è noto, è una struttura europea che però non è dotata di strumenti di intervento. Per cui, a valle, segnala alle varie Guardie costiere dei Paesi membri situazioni di imbarcazioni in pericolo e dopo se ne lava le mani. Dal che, lo scaricabarile dell’ultima tragedia fra i tempi di segnalazione e quelli di recepimento delle stesse, con la conseguenza delle decine di morti che si sono contati fino a oggi, il cui numero è destinato ad aumentare di giorno in giorno.

Purtroppo in Europa si è consolidato un blocco di Stati egemoni che funzionano bene e che sono vicini ai parametri fondamentali del trattato di Maastricht, cioè il loro debito pubblico non è superiore al sessanta percento rispetto al Pil e il disavanzo annuale non supera il tre percento. Però questi parametri sono disattesi, soprattutto dai Paesi dell’Europa meridionale.

L’Italia, nel 2022, ha battuto ogni record di disavanzo, che era previsto nella misura del cinque percento ed è diventato superiore all’otto percento. Nessuno ha gridato allo scandalo, se ricordiamo che il giovincello Di Maio, qualche anno fa, dal balcone di palazzo Chigi urlò la sua gioia al Popolo dicendo che aveva ottenuto dall’Europa uno sforamento di 0,2 punti del disavanzo. Anche per questo forte disavanzo del 2022, conseguente all’immissione di molta liquidità nel mercato, si è avuto il migliore incremento del Pil, fatto positivo perché, come è noto, esso costituisce il denominatore della frazione che fa diminuire la percentuale del debito sovrano, sceso sotto il centocinquanta percento – anche se sono sempre 2.800 miliardi che gli italiani dovranno pagare. Buonsenso vorrebbe che l’Unione Europea diventasse veramente tale e si comportasse di conseguenza.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017