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Un Federatore per la Sicilia

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Un Federatore per la Sicilia

Giovanni Pizzo  |
sabato 21 Maggio 2022

Ci vuole un Federatore, uno che parta non con un campo, ma con una valle di ampio orizzonte

Mentre le amministrative sono in corso il dibattito politico non è sul quotidiano, ma sul futuro. Quale futuro per l’isola? Allora i partiti si interrogano ed affidano agli auruspici, i sondaggisti, le domande che li assillano. Le domande sono sempre le stesse. Chi vince? Considerando gli attori in campo. Non si considera mai altro. Per esempio se si domandasse se gli elettori cercassero un cambiamento rispetto alle proposte attuali. Siamo certi che l’elettorato siciliano sia soddisfatto dei modelli proposti? Che voglia campi larghi o stretti e formule classiche del tempo che fu? Che ritenga questi schemi ancora attuali o assolutamente inutili, perché hanno già prodotto poco o nulla in passato?

Questo problema non è nuovo. Il Paese lo ha già affrontato, e dopo una serie di inutili iniziative politiche Mattarella ha deciso di mettere al sicuro l’Italia affidando a Draghi, uno al di fuori dell’agone, la guida di un’Italia che non solo stava sprecando il PNRR, ma rischiava di affondare in una crisi sociale e finanziaria. Pensiamo che la Sicilia abbia condizioni economiche e sociali migliori della media del Paese? Ovviamente no.

Allora quello che ci serve non è un ulteriore divisore in campi più o meno stretti, qualcuno che escludi gli altri, ma qualcuno che includa più forze e visioni possibili, perché quest’isola sta letteralmente affondando e ci dobbiamo salvare tutti.

Ci vuole un Federatore, uno che parta non con un campo, ma con una valle di ampio orizzonte. La Sicilia, quella dei tre Valli, ha bisogno di un vallone aperto e grande dove coltivare la speranza della rinascita. Perché a distinguersi, a sottrarsi, siamo sempre in grado, e l’esperienza complessa del governo Draghi ce l’insegna.

Se si parte da piccole aree, da minoranze esclusive, da campetti isolati come si pensa di rappresentare una terra vasta e composita come la nostra. Come si pensa di fare remare i siciliani insieme per la ripresa di una rotta. A meno che non si punti solo a vincere perché la Sicilia in questo ha avuto la geniale idea di dotarsi di una norma in cui vince senza ballottaggio chi ha un voto in più. Quindi una estrema minoranza, considerando l’alto astensionismo dilagante, può vincere ma non governare, a meno che governare non significhi occupazione inutile di postazioni. Lasciando tutto in uno stallo che scoraggia molti e fa emigrare troppi.

Se vogliamo uscire da questo stallo dei governi di minoranza che si sono succeduti nei lustri dobbiamo partire larghi, larghissimi possibilmente. Dobbiamo copiare il modello Mattarella e salvare l’isola.

Dobbiamo trovare un Federatore che parli un linguaggio nuovo, che rappresenti con carisma e concretezza l’isola sui tavoli nazionali ed internazionali, che tenga unite le generazioni di questa terra, prima che qualcuna scompaia.

Ci vuole un PNRR della società siciliana, uccidere il feudalesimo e l’assurdo individualismo, pacificare la guerra tra generazioni, in cui la Sicilia rimane Vecchia ed i giovani di talento scappano. Bisogna superare il blocco sociale dell’assistenzialismo e puntare su donne e giovani produttori, allargare la base sociale delle politiche, allargare e non creare nicchie di consenso.

Il tempo del frazionismo, di Io sono meglio e Lui è il peggio, dei governi di minoranza a tavolino non ci servono più. Troppo grandi sono i problemi e troppo logora è l’istituzione. Ci vuole l’aiuto di tanti, di chi ci sta, per dotare la Sicilia della resilienza e ripresa che occorre. L’unica possibilità per l’isola è disapplicare l’operazione divisiva, lo siamo già di natura senza la politica,  usare invece un federalismo moltiplicatore. Bisogna federare le coscienze e le speranze delle persone di buona volontà per il bene comune. A dividersi c’è sempre tempo.

Così è se vi pare.

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