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Un nuovo approccio all’economia

Un nuovo approccio all’economia

Friedman: “Noi economisti in anni recenti abbiamo fatto grandi danni”

continua dal QdS del 19/3/2025

Milton Friedman, il famoso economista americano, in un discorso all’American economic association nel 1972 affermò: “Io credo che noi economisti in anni recenti abbiamo fatto grandi danni – alla società nel suo complesso ed alla nostra professione in particolare – sopravvalutando ciò che possiamo fornire”.

Lo credo anch’io. E credo che ciò sia vero anche per gli economisti d’impresa e per gli aziendalisti. Il danno viene fatto da coloro che vi descrivono l’economia e l’impresa come un insieme di regole e di principi meccanici, oggettivi, statici, ripetitivi, oggetto di analisi e di ricette pseudoscientifiche, frammentarie e saccenti. Le discipline economico-sociali, che pure sono le più vicine allo studio di sistemi viventi composti da esseri umani che sono in continua interazione fra loro e con le risorse naturali, la maggior parte delle quali sono, a loro volta, organismi viventi, sono rimaste le discipline più legate al paradigma meccanicistico cartesiano-newtoniano. Eppure è un paradigma ormai travolto da tutte le scienze più avanzate nello scrutare i misteri della natura e della vita.

Immersi in un’avventura intellettuale esaltante i fondatori della nuova fisica percepirono ben presto che i vecchi modelli concettuali stavano andando a pezzi. Heisenberg scriveva: “Questa violenta reazione ai recenti sviluppi della fisica moderna può essere intesa soltanto se ci si rende ben conto che questa volta hanno cominciato a spostarsi gli stessi fondamenti della fisica e che questo spostamento ha prodotto la sensazione che ci sarebbe stato tolto il terreno sotto i piedi, ad opera della scienza, il terreno stesso su cui poggiavano”. Ed Einstein provò lo stesso choc di fronte alle scoperte della nuova fisica, che esprimeva con le seguenti parole: “Tutti i miei tentativi di adottare i fondamenti teorici della fisica a queste nuove acquisizioni, fallirono completamente. Era come se ci fosse mancata la terra sotto i piedi, e non si vedesse da nessuna parte un punto fermo su cui costruire”.

Oggi nessun fisico contemporaneo rifiuterebbe la tesi che la fisica moderna ha trasceso la visione del mondo meccanicistica cartesiana-newtoniana e che ci sta guidando verso la concezione olistica e intrinsecamente dinamica dell’Universo. Questo approccio sta emergendo con sempre maggior chiarezza in molte altre discipline, dalla biologia, alla psicologia, alla medicina, all’antropologia. Con l’eccezione delle accademie dominanti in economia.

Per questo, per ritornare ai temi economici, io non trovo di meglio che usare le parole di un fisico, l’americano Fritjof Capra, docente all’Università di Berkeley in California che, in un bellissimo saggio sul punto morto dell’economia, scrive: “L’evoluzione delle strutture economiche procede con un ritmo molto più rapido. Un’economia è un sistema impegnato in un mutamento ed evoluzione continui, in dipendenza dei mutevoli sistemi economici e sociali in cui è inserita. Per comprenderla abbiamo bisogno di un sistema concettuale che sia capace anch’esso di mutare e di adattarsi continuamente a situazioni nuove”.

continua…