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Una voce fuori dal coro

Una voce fuori dal coro
THE ISRAEL DEFENSE FORCES IDF MILITARI ISRAELIANI IN AZIONE NELLA STRISCIA DI GAZA CARRARMATO

Tutti i media ci hanno abituato ad una narrazione univoca su quello che accade nella striscia di Gaza

Giovan Battista Brunori, da due anni, corrispondente responsabile dell’ufficio per il Medio Oriente della Rai, si è confermato essere la voce fuori dal coro. Sin dal primo giorno dell’inizio della guerra arabo israeliana, tutti i media ci hanno abituato ad una narrazione univoca su quello che accadeva nella striscia di Gaza, luogo divenuto inaccessibile ai giornalisti di tutto il mondo, eccetto a quelli di Al Jazeera, in quanto campo di battaglia su cui, ancor oggi, purtroppo, si continuano a fronteggiare Israele ed Hamas, a cui si sono aggiunti combattenti delle organizzazioni terroristiche, di varia provenienza ma tutte di stampo fondamentalista islamico. In conseguenza le notizie che i media di tutto il mondo hanno diffuso, con ogni mezzo, altro non erano che quelle filtrate da Al Jazeera, e che resterebbero non verificabili.

Al Jazeera, secondo varie accuse, è l’emittente di cui l‘occidente, peraltro, ha dimenticato la totale appartenenza allo stato del Qatar, Stato che la finanzia, così come sostiene ed alimenta l’organizzazione internazionale, nota come i Fratelli Mussulmani, di cui Hamas costituisce il braccio armato. Malgrado l’evidente univocità della matrice che lega tutti i soggetti menzionati si è voluto dare credito a questa narrazione interessata. Una narrazione che in tanti giudicano strumento sottile ed efficace di persuasione di massa e temibile arma di guerra mediatica. Si è persino tralasciata ogni prudenza nella narrazione – questa l’opinione di quanti avversano la “narrazione interessata”, anche quando le contraddizioni erano evidenti.

Nel novembre 2023, quando è stato colpito, nel nord di Gaza, l’ospedale indonesiano, fonti giornalistiche di tutto il mondo hanno rilanciato la notizia che l’artiglieria israeliana aveva fatto fuoco sul nosocomio, con l’indicazione del numero ingente di vittime delle quali si dettagliava il sesso, l’età e la gravità delle condizioni, giacché era questo che molti volevano sentir dire. La notizia sarebbe stata poi smentita con un video che dimostrerebbe che il missile sarebbe stato lanciato, nelle vicinanze, da Hamas. Pur essendo assolutamente noto che le guerre, deprecabilmente, portano carestia, malattie e morte, così come è sempre accaduto, anche durante il secondo conflitto mondiale, quando le motivazioni erano nobilissime, trattandosi di abbattere il nazismo, per salvare i valori su cui oggi fonda gran parte della civiltà occidentale. Gli anziani delle nostre famiglie ci hanno abituato al racconto, in ambito domestico, di come si moriva sotto le bombe degli alleati liberatori.

Sin dall’inizio di questo conflitto mediorientale, altro argomento che ha fatto presa ed è divenuto vicente nella guerra mediatica di persuasione, stato il numero delle vittime civili, anche questo sempre rimasto privo di un riscontro, sia come conteggio delle salme, sia come individuazione delle persone non belligeranti, giacché se si arruola un ragazzo poco più che adolescente, gli si fa imbracciare un mitra e, dopo averlo indottrinato, si manda in azione, questo è un ragazzo ed è pure un civile, e quindi a pieno titolo viene inserito in questa macabra contabilità, in cui stanno a pieno titolo gli scudi umani, per volontà di Hamas, insieme a tutti i civili colpiti mentre si trovavano ricoverati in scuole, ospedali ed altre sedi protette, dimenticando, nella narrazione, che se da questi luoghi partono missili o viene aperto il fuoco, lo stesso diritto internazionale prevede che, in conseguenza del fatto di essere divenute postazioni di combattimento. Questi luoghi perdono, se l’ipotesi di cui sopra trovasse conferma, perderebbero ogni prerogativa di intangibilità. Passando all’argomento della fame che il popolo di Gaza certamente soffre, insieme ad altre mille privazioni e disagi, una certa narrativa di parte ne ha individuato la causa nel solo fatto che Israele, per limitare i rifornimenti di armi e munizioni aveva sigillato, sin dall’inizio della sua lotta armata, le frontiere, impedendo che nella Striscia potessero entrare gli aiuti alimentari, provenienti da Stati esteri.

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