“L’indipendenza della magistratura tra Pnrr e riforme ordinamentali” - QdS

“L’indipendenza della magistratura tra Pnrr e riforme ordinamentali”

redazione

“L’indipendenza della magistratura tra Pnrr e riforme ordinamentali”

Antonio Licitra  |
martedì 10 Maggio 2022

Al Monastero dei Benedettini di Catania il convegno dell’associazione magistrati Unicost. La segretaria nazionale Savaglio: “Agire sempre in coscienza e libertà”

Si è svolto a Catania, presso il Monastero dei Benedettini, il convegno organizzato dall’associazione di magistrati Unicost e intitolato “L’indipendenza interna ed esterna della magistratura tra Pnrr e riforme ordinamentali”, al quale ha partecipato da remoto anche il Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia, Francesco Paolo Sisto.

In apertura, è intervenuto Filippo Pennisi, Presidente della Corte d’Appello di Catania che ha avviato i lavori, sottolineando: “Il valore dell’indipendenza non è fine a se stesso, è in funzione alla tutela dei diritti dei cittadini, affermazione dei principi democratici”; “il solo confronto non è sufficiente, – ha proseguito il magistrato -, serve la testimonianza della piena adesione ai nostri compiti costituzionali, rinunciando a un certo strisciante rivendicazionismo sindacale”. Pennisi ha denunciato “l’isolamento del giudice nelle torri d’avorio, scontata come perdita di credibilità dal cittadino e di distacco del giudice dal cittadino”.

Successivamente, è stata la volta di Andrea Migneco, Segretario distrettuale Unicost Catania: “Ogni crisi – ha rimarcato – oscilla fra pericolo e opportunità, ogni riforma porta pericoli ma è al contempo opportunità. Di fronte alla crisi, occorre adottare un atteggiamento non di chiusura radicale ma di valorizzazione delle prospettive di cambiamento.”

Secondo Mariarosaria Savaglio, Segretario nazionale Unicost: “È un momento difficile per la magistratura, il dibattito, che dovrebbe essere ragionato e franco, viene minato da una sorta di populismo che crea solo astio. (…) Il populismo non è una soluzione, ma un aggravamento”. “Siamo in un momento in cui il paese ha bisogno di una giustizia celere, coraggiosa e indipendente, non piegata a interessi terzi. Non credo che la magistratura abbia alcuna voglia di sostituirsi ad altri poteri”, ha proseguito la Segretaria Unicost, “vuole esercitare la giurisdizione, ma agendo sempre in coscienza e libertà”.

Interessante, anche l’intervento di Chiara Salamone, del Tribunale di Catania e componente della Direzione nazionale Unicost, che ha discusso i risultati del questionario sull’Ufficio del processo diffuso presso i distretti di Catania e Caltanissetta. Dalle risposte, è emerso che non sono stati adeguatamente informati i magistrati sulle modalità di verifica, che le risorse sono state giudicate in gran parte insufficienti, e gran parte degli obiettivi vengono reputati irraggiungibili. Nello specifico, il 66% dei magistrati ha ricevuto informazioni sugli obiettivi di smaltimento e sul disposition time e il 34% non ne ha ricevute. Il 73% non sa come verranno verificati i risultati, i.e. il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr.

I magistrati intervistati, in maggioranza, hanno affermato che l’ufficio del processo consentirà di aumentare qualità e quantità dei provvedimenti, anche se in generale si ritiene difficile raggiungere gli obiettivi fissati dal Pnrr. Le maggiori criticità del Pnrr sono state individuate dalla maggiore parte dei magistrati nella limitata formazione degli addetti e nella difficoltà di raggiungimento degli obiettivi. I maggiori vantaggi, invece, sono stati individuati nell’incremento della produttività e nella collaborazione per attività a basso valore aggiunto.

È dunque intervenuto da remoto il sottosegretario Francesco Paolo Sisto, che ha notato come “a fronte di una decisione del Parlamento, diventa difficile interpretare le ragioni dell’astensione indetta dall’Anm: il cittadino che vede il giudice scioperare contro una legge può avere perplessità sul rispetto della Costituzione da parte di quello stesso giudice”. “Il tema della separazione delle funzioni […] mira a stabilizzare chi è parte e chi è giudice”. Sulle ‘porte girevoli’, ha infine concluso il Sottosegretario, “è sacrosanto ritenere che il magistrato che è entrato in politica non possa rientrare nelle aule giudiziarie”.
Ed ancora – “Il voto espresso dagli avvocati nel consiglio giudiziario è espressione del Consiglio dell’Ordine e non del singolo avvocato. Il diritto al libero pensiero e all’associazionismo giudiziario (sacrosanto) non deve tracimare nell’attività giurisdizionale e, soprattutto, in potentati all’interno del CSM. Basta con le guerre sante: la migliore politica, la migliore magistratura, la migliore avvocatura devono collaborare per la tutela del cittadino all’interno del sistema giudiziario.”

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