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UniCt e Green pass, tempistiche sbagliate, emergono criticità

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UniCt e Green pass, tempistiche sbagliate, emergono criticità

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lunedì 13 Settembre 2021

La realtà universitaria e studentesca è stata una di quelle che, nell’era Covid, ha conosciuto maggiori e più profonde trasformazioni. Ne abbiamo parlato con Rosario Licciardello, consigliere UniCt

La realtà universitaria e studentesca è stata una di quelle che, nell’era Covid, ha conosciuto maggiori e più profonde trasformazioni. Lo racconta anche la stretta attualità, con il caldissimo tema riguardante l’obbligo del Green Pass.

La stessa attività politica e di rappresentanza all’interno degli Atenei, poi, ha affrontato nuove sfide e nuovi contesti d’azione. Per approfondire queste complesse tematiche è intervenuto ai microfoni di QdS.it Rosario Licciardello, esponente di We Love UniCT e Consigliere del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università di Catania.

Green Pass e Università: coniugare diritto alla salute e
diritto allo studio

 “Personalmente sono favorevole al Green Pass nelle università, perché è fondamentale ritornare alla normalità e raggiungere una percentuale di vaccinati che garantisca l’immunità di gregge. In caso contrario non ne usciremo più, basta vedere la situazione della nostra regione: prima per contagi, ultima per inoculazioni del vaccino.

Ci sono anche delle criticità, innanzitutto dal punto di vista organizzativo. Ad esempio la nota del Rettore che sanciva ufficialmente l’obbligatorietà del lasciapassare, non solo a Catania ma in tutte le Università siciliane, è arrivata un po’ in ritardo rispetto alle date degli esami, cosa che ha creato qualche problema a quanti in quel momento non erano vaccinati.

Le tempistiche sono state sbagliate, sottolinea Licciardello, basti pensare che c’erano degli esami in programma già dal 1° settembre e che la nota è arrivata soltanto tre giorni prima. Inoltre molti si chiedevano se, non essendo in possesso del Green Pass, avrebbero potuto sostenere l’esame online. In questo caso l’Università di Catania è stata molto netta, chiarendo che gli esami sono soltanto in presenza.

La modalità telematica, invece, è prevista solo in casi straordinari, quando ad esempio un professore od uno studente contraggono il Covid e sono, quindi, costretti a casa. Oppure nel caso in cui un professore è identificato come soggetto fragile da un valido certificato medico.

Altri dubbi riguardano l’attuale impostazione del Green Pass, aggiunge Licciardello, che può ledere il diritto allo studio. Uno studente che paga regolarmente le tasse universitarie non può andare a seguire le lezioni o a fare gli esami, se non sostenendo una spesa fissa di almeno 15 euro, cosa che non tutti possono permettersi, soprattutto in sessione d’esami o durante il periodo delle lezioni.

Proprio per questo ritengo che l’approccio sia stato sbagliato, bisogna garantire sia il diritto alla salute che il diritto allo studio. Una soluzione potrebbe essere quella di prevedere tamponi e test gratuiti. Ci sarebbe maggiore sicurezza per tutta la popolazione universitaria, che ogni giorno frequenta aule e locali degli atenei e che, anche se vaccinata potrebbe diffondere il contagio. Ci tengo a ribadirlo: diritto allo studio e diritto alla salute vanno di pari passo, quindi bisognerebbe trovare delle soluzioni che le coniughino”.  

Il bilancio sulla DaD

“Nel momento in cui è scoppiata la pandemia e sono iniziate le prime chiusure c’era molta confusione e titubanza. Nonostante dubbi e difficoltà devo dire che l’Università di Catania ha saputo adeguarsi a questa nuova modalità didattica. Certo, le prime tre settimane sono state difficili sia per i docenti che per gli studenti.

Con il passare del tempo, però, ci sono stati dei miglioramenti e oggi la DaD è sempre più utilizzata. Alcuni professori, ad esempio, ormai svolgono il ricevimento con gli studenti esclusivamente online. Le lezioni del primo semestre, inoltre, saranno erogate ancora in modalità mista. Il contesto e l’organizzazione di un’Università, chiaramente, sono totalmente diversi rispetto a quelli scolastici, per questo la DaD è stata maggiormente apprezzata dagli studenti universitari. 

In questo caso va fatto un plauso anche ai docenti, che sono stati in grado di adeguarsi alla situazione e all’emergenza didattica scaturita dal Covid. Questa modalità è stata positiva anche per determinate categorie di studenti, come pendolari, fuorisede o lavoratori che – magari – avrebbero avuto maggiori difficoltà a sostenere un esame in presenza. In questi mesi c’è stato anche chi ha ripreso il suo percorso di studi dopo averlo accantonato.

Ovviamente c’è stato anche chi ha sofferto la Didattica a Distanza o non si è trovato bene, ma chiaramente qui si tratta di sensazioni e percezioni personali. Dal punto di vista dello studio, conclude Licciardello, ha funzionato e ha dato le giuste risposte, ma a livello mentale e psicologico è stato molto difficile, perché eravamo tutti abituati a vivere l’università in presenza, nel rapporto quotidiano con i nostri colleghi e i professori.

La DaD anche in futuro? Potrebbe funzionare in alcuni casi, come quelli a cui ho fatto riferimento prima… Però, attenzione, non dobbiamo diventare un’Università telematica. Quella della modalità a distanza deve essere, eventualmente, un’opportunità ed una soluzione alternativa, non può diventare la regola”.

La politica universitaria ai tempi del Covid

“É stato molto complicato, soprattutto all’inizio, fare politica e rappresentanza in tempi di Covid. I nostri colleghi, infatti, chiedevano informazioni per sciogliere i mille dubbi che avevano, dall’esame al tirocinio, dalla seduta di laurea all’Erasmus. Arrivavano tantissimi messaggi, con domande alle quali – in quel momento – nemmeno dall’Ateneo sapevano o potevano rispondere. Grazie ai canali social, ricorda Licciardello, siamo rimasti continuamente in contatto, ma ovviamente è mancato tantissimo il contatto con le persone, quel rapporto umano che sta alla base della vita universitaria e quindi anche della quotidianità di un rappresentante degli studenti. Questo lavoro è stato, per noi, molto stressante, ma siamo comunque riusciti a gestire questo periodo. Le stesse elezioni si sono svolte online, grazie alla piattaforma Eligo che ha funzionato alla perfezione ed ha garantito la regolarità del voto, l’elettorato attivo e passivo. Per questo faccio un plauso al Rettore e all’Università di Catania. 

I numeri parlano chiaro, basti pensare che hanno votato 8.000 studenti in più rispetto al passato. Certo, anche in questo caso è mancato il rapporto umano e personale con gli elettori, con quei colleghi che mi hanno sostenuto ed eletto. Purtroppo il Covid ci ha tolto oltre un anno di quella che è una delle fasi più belle e più significative della nostra vita”.

Vittorio Sangiorgi

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