Unimpresa, risolvere subito il nodo delle sofferenze bancarie - QdS

Unimpresa, risolvere subito il nodo delle sofferenze bancarie

redazione web

Unimpresa, risolvere subito il nodo delle sofferenze bancarie

martedì 25 Agosto 2020

La consigliere nazionale dell'Associazione, Tania Ortisi, denuncia che oltre dieci milioni tra imprese e famiglie sono coinvolti, con rilevanti rischi, nel fenomeno della cessione dei crediti deteriorati da parte delle banche a fondi specializzati

“Quello delle sofferenze bancarie a carico di famiglie e imprese è un nodo che va risolto rapidamente, altrimenti non sarà possibile rimettere in moto l’economia del nostro Paese”.

Lo ha affermato Tania Ortisi, avvocato catanese consigliere nazionale di Unimpresa, sottolineando come oltre dieci milioni di soggetti, sia imprese sia famiglie, siano coinvolti, con alcuni rilevanti rischi, nel fenomeno della cessione dei crediti deteriorati da parte delle banche a fondi specializzati.

Si tratta, a quanto emerge da una ricerca del Centro studi di Unimpresa, di 360 miliardi di euro di prestiti non rimborsati da più di 2,2 milioni di clienti degli istituti di credito a cui si aggiungono gli obbligati e i co-obbligati, i garanti e i dipendenti delle imprese debitrici in crisi, per un totale, dunque, di oltre dieci milioni di soggetti che potrebbero diventare molti di più a stretto giro con le conseguenze economiche della pandemia da covid-19.

Cessioni massive dei crediti deteriorati

Secondo la ricerca, le norme europee e italiane hanno indotto le banche del nostro Paese a continue cessioni massive dei loro crediti deteriorati senza mai considerare il loro impatto sull’economia reale, sulle imprese, sull’occupazione, sulle famiglie, sulla società in generale.

Gli unici che ottengono benefici sono i fondi cessionari che hanno comprato al dieci o al trenta per cento (nel peggiore dei casi) pacchetti di crediti inesigibili spesso molto sottovalutati, con una conseguenza: le banche puliscono i bilanci con la svendita di npl (non performing loan), regalandoli, di fatto, a società specializzate nel recupero crediti che comunque hanno assicurati importanti margini di guadagno.

“La non corretta gestione delle posizioni dei crediti deteriorati – ha detto Tania Ortisi – ha effetti economici e sociali evidenti. Si parla sempre e solo di numeri, ma dietro i numeri ci sono persone, imprese, posti di lavoro e famiglie che non sono stati tutelati, anzi, hanno ricevuto una spinta per impantanarsi ulteriormente”.

Serve una legge che risolva tutte le criticità

Secondo la consigliere nazionale di Unimpresa “occorre emanare una legge che dia pronta soluzione alle criticità evidenziate per ridare stimolo all’economia reale e sgravare famiglie, imprese e banche da un fardello oramai troppo pesante che rallenta inevitabilmente lo sviluppo del sistema Italia”.

“A nostro parere – ha spiegato – la soluzione potrebbe essere unificare le tre proposte di legge che si occupano di regolamentare le diverse fasi della gestione del credito deteriorato. Ciò permetterebbe di affrontare tutte le problematiche salvaguardando i legittimi diritti delle parti con il riequilibrio delle reciproche posizioni”.

“Auspico che la forza dirompente della crisi – ha concluso – spinga la politica a schierarsi non al fianco delle banche, come è stato finora, approvando invece una legge che riesca a tirare fuori dall’indebitamento milioni di famiglie e imprese”.

L’analisi delle proposte legislative

La ricerca curata dall’avvocato Tania Ortisi passa in rassegna tutte le proposte legislative in materia.

Durante la precedente legislatura, nel 2017, alla Camera era stato presentato il disegno di legge 4352 riguardante “Disposizioni per l’estinzione agevolata dei debiti pregressi insoluti delle persone fisiche e delle piccole e medie imprese verso gli istituti di credito” che non ha visto la luce. Attualmente in Senato sono presenti tre disegni di legge 79, 788 e 1287 recanti rispettivamente “Disposizioni per favorire la definizione delle sofferenze bancarie a carico di famiglie e imprese”, “Disposizioni volte ad agevolare le prospettive di recupero dei crediti in sofferenza e a favorire e accelerare il ritorno in bonis del debitore ceduto” e “Misure in materia di tutela della proprietà immobiliare sottoposta a procedura esecutiva”.

Finalmente questi disegni di legge focalizzano l’attenzione sulla tutela del debitore finora completamente ignorato dal legislatore; si cerca un equilibrio tra la forza contrattuale delle banche e quella dei debitori trattando i due soggetti con pari dignità. Si è sempre considerato il debitore come “il cattivo” della situazione, quando il più delle volte ha dovuto affrontare chiusure di imprese, licenziamenti dai quali non è riuscito ad emergere arrivando, in casi estremi, fino al suicidio.

I contenuti dei disegni di legge sono diversi tra loro in quanto intervengono in differenti fasi della gestione delle posizioni deteriorate. Da un’analisi dei tre progetti di legge si ritiene che il DDL 79 possa costituire la base sulla quale andare ad operare. Tale disegno di legge riconosce al debitore la possibilità di concordare con la banca, o l’intermediario finanziario, una transazione stragiudiziale per la restituzione del saldo e stralcio di quanto dovuto per un importo non inferiore al valore netto di bilancio della propria esposizione al 31 dicembre 2019.

Le ipotesi da scartare

Il Disegno di legge 778 contiene misure riguardanti le operazioni di cessione di crediti deteriorati, per le quali il soggetto cedente sia una banca o un intermediario finanziario iscritto nell’albo previsto dall’art. 106 del Tub.

In particolare, in presenza di alcune condizioni, viene accordata al debitore ceduto – persone fisiche o imprese di micro, piccola o media dimensione – l’opzione di estinguere una o più delle proprie esposizioni verso il soggetto cessionario mediante pagamento di una somma pari al prezzo di acquisto corrisposto dal cessionario alla banca o all’intermediario finanziario cedente, aumentato di un venti per cento.

La proposta impone al cedente e al cessionario di comunicare al debitore l’avvenuta cessione – informandolo contestualmente del relativo prezzo – entro dieci giorni dal momento in cui l’operazione si è perfezionata; in mancanza, al cedente e al cessionario è precluso l’avvio di azioni esecutive e cautelari sul patrimonio del debitore e se il debitore intende esercitare l’opzione, deve darne notizia al cessionario, o ai suoi aventi causa, entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione.

Il disegno di legge prevede che il pagamento del debito comporti l’automatica cancellazione della posizione debitoria in sofferenza dalla Centrale dei rischi della Banca d’Italia.

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