Libri, indagine sulle “misteriose dinamiche dell’amore” - QdS

Libri, indagine sulle “misteriose dinamiche dell’amore”

Paola Giordano

Libri, indagine sulle “misteriose dinamiche dell’amore”

venerdì 30 Ottobre 2020

Il primo romanzo della Iena Filippo Romano. L’autore si racconta al Quotidiano di Sicilia: “Il mio Boomerang? Una fuga, nata un po’ per caso, dal mio lavoro abituale”. Un'idea nata mentre passeggiava in bicicletta sul Lungotevere

Svestiti, seppure per poco, i panni della “iena”, per la prima volta (la seconda se contiamo Diario di una Iena, racconto intimo dei primi dieci anni di vita da inviato delle Iene) Filippo Roma (in foto) mostra un lato del tutto nuovo di sé: quello del romanziere. E lo fa con Boomerang, un romanzo la cui intrigata – e intrigante – vicenda si sviluppa intorno al triangolo amoroso Leo-Barbara-Elena. Il protagonista Leo sogna da sempre diventare uno scrittore ma non ha talento. Dalla storia con Barbara prende la linfa per scrivere il suo primo romanzo, che avrà un successo immenso. È a questo punto però che Leo, oltre al successo, incontra l’amore, che ha il volto e il nome di Elena.

Come andrà a finire? Non lo sveliamo per non rovinarvi il finale. Abbiamo però intervistato l’autore per “indagare” sulla genesi della storia e sui suoi progetti editoriali futuri.

Com’è nata l’idea di scrivere questa storia?
“L’idea nasce un po’ per caso. Un giorno ero in bicicletta sul Lungotevere – vado tutti in giorni in bici per tenermi in forma visto il mestiere faticoso che faccio – e, pedalando pedalando, all’improvviso, ho avuto l’ispirazione. Così, come una specie di illuminazione. In trenta secondi ho avuto chiara tutta la storia, l’intreccio. Non è una cosa che ho cercato: è un po’ come se l’idea avesse cercato me”.

E i tempi per trasporre l’idea su carta?
“Quelli sono stati molto lunghi. Un conto è concepire l’intreccio, il soggetto, che può essere anche facile, ti può venire in mente come un’improvvisa ispirazione. Il difficile è stato poi costruire personaggi che fossero coerenti, che avessero uno spessore, una psicologia. Non essendo uno scrittore di professione ho avuto un po’ di difficoltà e ho impiegato un bel po’ di tempo. Non pensavo fosse così difficile arrivare ad una versione che avesse una sua dignità minima da un punto di vista letterario”.

Come definiresti in tre parole il romanzo?
“Romanzo di intrattenimento, cioè un romanzo che si fa leggere, che da lettore – sono un grande lettore di libri da quando avevo 13 anni – leggerei. Non lo dico per fare la parte dell’oste che vuole vendere il suo vino buono: lo dico in maniera obiettiva. È un libro che si fa leggere”.

Quanto c’è di te nel protagonista Leo?
“Qualcosa c’è nella parte iniziale del libro, cioè quando descrivo l’adolescenza del protagonista: Leo è un ragazzo un po’ timido, impacciato con le donne, che si rifugia nella lettura dei romanzi. Ecco: questo tratto sicuramente un po’ mi è appartenuto nella mia lontana adolescenza. Con il protagonista condivido poi la grande passione per la lettura, soprattutto di romanzi, che nasce nell’età della pubertà”.

Nel romanzo non ci sono riferimenti alla politica né ai temi sociali ma in qualche modo non pensi che ci sia una vena investigativa, che poi è quella che ti contraddistingue e che conosciamo tutti di te? In fondo si indaga su una sfera molto personale e intima, che è quella dell’amore.
“È bella questa tua annotazione perché mi sono volutamente liberato dai temi consueti che tratto da 16 anni. Per me questa scrittura è stata una forma di fuga dal mio lavoro abituale però ho mantenuto l’idea dell’indagine, dell’inchiesta che ormai è dentro di me. Questa è un’indagine sulle dinamiche dell’amore, sulle dinamiche misteriose con le quali tutti noi, prima o poi nella vita, siamo destinati a fare i conti, perché possono darci soddisfazioni, dolori, delusioni ma sono il motore della vita. Mi sono divertito a cercare di fare un’indagine su questi meccanismi. E poi c’è il protagonista Leo, che benché venga ingannato dalla sua donna, Elena, capisce che la vuole a tutti costi ed è lui stesso a svolgere un’indagine sul campo per andarla a rintracciare, usando anche tecniche tipiche del mio mestiere”.

Quanto ti sei divertito a scrivere questo romanzo?
“Tanto perché è stato un po’ uno sfogo rispetto agli stress del mio lavoro. Per carità, il mio è un lavoro bello, gratificante ma anche stressante quindi la sera, quando tornavo da un servizio, o in treno, quando tornavo da una trasferta, era un gran divertimento giocare con questi personaggi, anche perché questo libro non mi è stato commissionato: è una mia iniziativa e quindi nasce come un hobby, come un divertimento, come una cosa sganciata dal lavoro e, proprio per questo motivo, mi sono divertito tantissimo a scriverlo”.

Darai ancora voce alla tua vena da romanziere?
“Speriamo! Se trovo l’editore che mi fa scrivere un altro romanzo sì, anche perché è un’altra idea ce l’avrei già pronta ma non dipende da me”.

Non puoi anticiparci nulla?
“Si tratta di un altro capitolo sul rapporto tra l’amore e la scrittura, su come la scrittura possa alimentare l’amore tra due persone. Però detto ciò è vero che uno l’ho potuto scrivere senza che nessuno me lo commissionasse ma due no (ride, ndr) quindi, se trovo un editore che mi fa scrivere un altro romanzo, l’idea c’è. Altrimenti va bene così, è stato comunque bello dare vita a questo romanzo”.

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