ROMA – “Tanto sono tutti uguali”. Proverbiale generalizzazione sempre più diffusa nell’immaginario dell’elettore insoddisfatto. Che sia vero o no, la disaffezione alla politica e l’incapacità di rivedersi nel programma di un partito, stanno generando nelle ultime tornare elettorali un certo impatto sui criteri rappresentativi alla base del sistema democratico. Urne sempre più vuote, insomma, e di conseguenza consensi (numericamente parlando) sempre più scarni a legittimare l’elezione. L’esito è la formazione di una classe politica di eletti che, idealmente parlando, non può avere i numeri per rappresentare la totalità degli aventi diritto al voto, visto che grandi fette di potenziali elettori a votare non ci sono andati proprio. Che le cause di questo fenomeno siano da ricercare in un disamoramento nei confronti della politica o in altre ragioni più profonde e diversificate, la bassissima affluenza è comunque già tale da costringere i partiti a un certo tipo di riflessione, anche in considerazione del fatto che il “virus” dell’allontanamento dal voto è già ampiamente diffuso in tutto il Paese, non è circoscritto ad aree isolate, riguarda tutte le competizioni elettorali e la sua “contagiosità” aumenta pian piano nel tempo.
Da ultimo, hanno fatto discutere i numeri dell’affluenza per le regionali in Emilia Romagna del 17 e 18 novembre. A recarsi alle urne…

