Intervista al direttore dell’Unità operativa complessa, Salvo Bartolotta: “Con il laser ‘Super Tullio’ riusciamo a frantumare i calcoli con una precisione impeccabile”
CATANIA – Laser di ultima generazione per frantumare i calcoli più grossi nei reni ed evitare così un intervento più invasivo; utilizzo del robot “Da Vinci”, che si trova in un apposito padiglione del Policlinico Universitario Rodolico, soprattutto per l’asportazione in laparoscopia dei carcinomi maligni alla prostata, oltre che ovviamente, la normale assistenza per quelle che sono tutte le patologie di un settore come l’Urologia che si occupa anche di tumori al rene e alla vescica con, se necessita, una ricostruzione della vescica attraverso le pareti dell’intestino. Sono alcune delle tecniche sofisticate utilizzate dal dipartimento dell’Unità operativa complessa di Urologia del Policlinico-San Marco, diretto dal dott. Salvo Bartolotta.
“Abbiamo appena acquistato il Laser ‘Super Tullio’, che è uno degli ultimi nati in materia di innovazione, che va ad aggiungersi alla chirurgia robotica che già da anni viene utilizzata nei nostri interventi di una certa delicatezza – spiega il direttore della ‘Uoc’ San Marco, Bartolotta -. Con questo macchinario di ultima generazione riusciamo a frantumare i calcoli con una precisione impeccabile. Con l’uretroscopio, si accede attraverso l’uretra e la vescica sino al rene dove i fasci di questo particolare generatore di energia rompono il calcolo e ne favoriscono l’espulsione”.
Questo permette di avere un intervento meno invasivo e quindi un decorso più veloce nel paziente?
“Esattamente. Si tratta di una tecnica mininvasiva che permette al chirurgo di operare senza effettuare o tagli o buchi nel corpo del paziente, ottenendo così il massimo risultato col minimo sforzo e una ripresa del paziente più veloce oltre che un ricovero molto breve”.
Queste laser “Super Tullio” viene utilizzato nella sua Unità solo per frantumare i calcoli o anche per altri interventi?
“Può essere utilizzato anche per la rimozione della prostata, ma avendolo acquisito da poco, dallo scorso dicembre, ancora non abbiamo effettuato interventi di questo genere”.
Col robot “Da Vinci” invece quali patologie trattate?
“Con la chirurgia robotica trattiamo, in particolare, tutti i carcinomi maligni della prostata con il minimo di invasività, attraverso la laparoscopia. Il robot consente una maggiore precisione e un intervento meno invasivo a tal punto che il giorno dopo i pazienti sono già in piedi e manifestano una riduzione di quelli che sono gli effetti collaterali in termini di incontinenza e impotenza. Io ho un’esperienza di chirurgia robotica che risale al 2013, quando effettuai il primo intervento di chirurgia robotica a Catania, all’epoca effettuato in una casa di cura. Dal 2020, da quando lavoro al Policlinico, ho ripreso questa tecnica”.
Cosa c’è nel futuro della sua Unità complessa?
“Sempre più innovazione, ma al momento sto portando avanti una interlocuzione per riuscire ad avere un robot ‘Da Vinci’ anche al San Marco. Non perché io non voglia andare ad operare al Policlinico, ma perché una volta strutturati al San Marco anche i reparti di Chirurgia e la Ginecologia sarebbe molto utile potere avere una chirurgia robotica in loco senza essere costretti a spostarsi al Policlinico dove tra l’altro non ci sono più spazi”.