Ursula ce l’ha fatta, ma ora è prigioniera - QdS

Ursula ce l’ha fatta, ma ora è prigioniera

Carlo Alberto Tregua

Ursula ce l’ha fatta, ma ora è prigioniera

sabato 20 Luglio 2024

Anche Metsola riconfermata

Dopo le elezioni europee – che si sono svolte dal 6 al 9 giugno e che hanno eletto i 720 deputati – finalmente si è riunito il Parlamento a Strasburgo, in Francia, e non a Bruxelles. Nella seduta di martedì 11 luglio è stata eletta per la seconda volta la maltese Roberta Metsola, riportando un’approvazione estesa firmata da 562 voti, mentre la maggioranza richiesta era di 361 preferenze.

Dopodiché, giovedì 18 luglio, si sono svolte le elezioni del presidente della Commissione e anche questa volta al primo scrutinio è stata confermata nuovamente Ursula von der Leyen, espressione del partito di maggioranza relativa e cioè del Partito popolare europeo. La stessa ha aggregato due partiti tradizionali come quello Liberale e Socialista, ma ha avvicinato a sé anche il partito dei Verdi, con la conseguenza che quello dei conservatori (Ecr), presieduto da Giorgia Meloni, non ha aderito all’ammucchiata e ha votato contro.
Non sappiamo quali conseguenze vi saranno per il nostro Paese da questo contrasto.

L’ago politico dell’Europarlamento si è spostato verso la parte dei conservatori, ma Ursula non ne ha tenuto conto, probabilmente perché pressata da quel grosso partito socialista tedesco di casa propria. Vedremo come si comporterà per la nomina dei vice presidenti e dei commissari, che toccheranno a tutti i ventisette stati dell’Unione, ma ovviamente in misura diversa alla propria superficie, alla popolazione, all’importanza storica e anche, perché no, al fatto di essere stati fondatori dell’Unione oppure arrivati in un secondo, terzo o quarto momento.

In questo quadro, in ogni caso, all’Italia spetterebbe un commissario con deleghe di peso e possibilmente anche una vice presidenza, ma non sappiamo se la presenza dei Verdi e dei Socialisti consentiranno alla von der Leyen di proporre quanto precede.
Non si può dire che la formazione di questo Europarlamento abbia chiarito quale possa essere l’indirizzo politico ed economico di tutta l’Unione nella legislatura che è appena cominciata, soprattutto con riferimento a questioni rilevanti come l’ambiente, l’energia, la difesa, il commercio internazionale e altre.

L’Unione di per sé è stata sempre debole e continuerà a esserlo perché non ha una linea politica chiara, che scelga cosa fare nelle materie prima descritte e nelle altre, in quanto la sua composizione è talmente variegata – sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista economico e ancora da quello dell’origine dei popoli – per cui è estremamente difficile trovare una linea mediana che stia bene a tutti.

Ecco la debolezza dell’Europa (anche se questa debolezza potrebbe essere trasformata in forza), che peraltro non ha una propria difesa ed è quindi legata mani e piedi alla Nato, la cui organizzazione non avrebbe alcuna possibilità di contrastare chicchessia. Al riguardo, di per sé è sbagliato continuare a imporre ai Paesi europei, che fanno parte dell’Alleanza atlantica, di aumentare la propria contribuzione fino al due per cento del Pil, perché invece bisognerebbe progettare e realizzare una difesa comune dei ventisette stati per proteggere i propri confini da eventuali invasori.

Dunque, Ursula ce l’ha fatta, con il consenso dei propri sostenitori e non di più. Da oggi in avanti comincia per lei una sorta di via crucis per comporre la sua Commissione, come prima si scriveva, fatta la quale dovrà essere attuata la linea politica del suo programma, che è piuttosto generico (nulla su Gaza, sulla povertà e sull’immigrazione), dunque non ha una sua forza innovativa ma continuerà il tran tran dei precedenti cinque anni.

Intendiamoci, questa non è una critica a Ursula, ma al sistema europeo, che non consente di avere una Commissione forte che possa proporre le leggi comunitarie (Regolamenti, Direttive e Decisioni) con la possibilità di averle approvate dalle due “Camere”: il Parlamento, formato da 720 deputati, e il Consiglio dell’Unione europea, formato dai ventisette capi di stato e di Governo. Senza l’approvazione di entrambe le “Camere”, nessuna decisione della Commissione può diventare effettiva, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue.
Questo è lo stato dei fatti, vi narreremo gli sviluppi.

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Un commento

  1. Giuseppe M. Reina ha detto:

    In un sistema elettorale proporzionale non può aver spazio una vittoria assoluta di una parte, che peraltro diverrebbe perniciosa per la sopravvivenza stessa della democrazia. Dunque è inevitabile che il governo dell’istituzione sia il frutto di una composizione, che si tende ad avere il più possibile omogenea. Le elezioni non hanno fatto avanzare le destre, che rimangono asserragliate dentro un fortino che rema contro la storia… Semmai, mi sarei aspettato un guizzo di coraggio da parte della Meloni con l’apertura di una vera interlocuzione con l’area di centro; apertura che in realtà non ha neppure seriamente tentato preoccupandosi di incasellare posizioni di potere e non comprendendo che v’era di più per il futuro della sua parte politica e del Paese stesso in gioco, e di fatto finendo col marginalizzarsi…
    Ma la politica è un arte, destinata ad essere praticata, ai livelli più alti, dagli artisti e non da meri artigiani…
    In Europa, dopo un lasso di tempo considerevole dalla fine del secondo conflitto mondiale e malgrado il susseguirsi di tante nuove e diverse generazioni che hanno apportato profondi e radicali cambiamenti sotto ogni profilo, rimane inevitabile per tutti comprendere ed accettare che senza l’area di centro non è possibile creare formule di governo realisticamente praticabili. La Meloni sembrava essersi incamminata sulla giusta strada, ma è servita a molto poco la presenza nelle file del suo partito di persone provenienti dalle anime moderate presenti nel Paese, prevale disastrosamente l’area dei falchi. Non si governa mai seriamente con gli estremismi…

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