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Ursula nel pallone, Metsola conta balle

Ursula nel pallone, Metsola conta balle
Ursula von der Leyen

Piano economico 2028-2034

La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha proposto il Piano economico 2028-2034, ma il Parlamento si è dichiarato subito contrario.
Dal suo canto, la Presidente dello stesso Parlamento, Roberta Metsola, ha dichiarato che l’Ucraina entrerà nell’Ue nel 2030.
Le due Presidenti hanno raccontato due vicende non vere. Nel primo caso perché il Piano 2028-2034 è basato su numeri farlocchi, che il Parlamento ha respinto. Nel secondo caso perché l’Ucraina non potrà entrare in Europa né nel 2030, né nel 2050, per la semplice ragione che non ha i parametri che corrispondono a quelli previsti dai diversi Trattati per l’ammissione.

Ricordiamo che da più parti la ricostruzione dell’Ucraina, una volta terminata la guerra (che comunque terminerà), viene stimata in ottanta/cento miliardi. Quel disgraziato Paese non ha tutti questi soldi, che quindi dovrà domandare alle Comunità europea e americana. Una volta trovato il denaro, ci vorranno decenni per ripristinare tutte le parti dello stesso territorio, che solo successivamente potrà dedicarsi alla crescita, economica e sociale.

La domanda che sorge è: per quale motivo le due Presidenti percorrono una strada che non ha sbocco? E la seconda domanda: non si rendono conto che questa linea, cosiddetta politica, sta portando a un forte indebolimento dell’Unione europea, con il risultato che essa conta sempre meno nello scenario mondiale?
Non sappiamo chi sono i consiglieri delle due Presidenti. Non sappiamo chi sono gli esperti che inducono le stesse a formulare i piani prima riferiti. Sappiamo solo che giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, l’Ue e i suoi quattrocentocinquanta milioni di abitanti perdono terreno e piano piano la loro presenza sulla scacchiera mondiale si scolorisce sempre di più.
Tutto ciò è un forte dispiacere per quelli come noi, vecchi europeisti, che contavano in una forte Unione europea, capace di discutere da pari a pari con gli Usa e con la Cina, mentre si sta avviando verso il triste ruolo di modesto comprimario, che conta sempre di meno e, così continuando, finirà per sparire all’orizzonte.

Ricordiamo ancora una volta quali sono le carenze dell’Unione europea. Per prima cosa, non ha un sistema fiscale unitario, per cui ognuno dei Ventisette utilizza le imposte più diverse a seconda delle proprie convenienze. Per esempio, sono estremamente basse, quasi da paradisi fiscali, le imposte dell’Irlanda, della Danimarca, dell’Olanda e del Lussemburgo. Da tempo si parla di un sistema fiscale unico con le stesse aliquote in tutti i ventisette Paesi, ma non si riesce a concretizzarlo in un Regolamento.
La seconda carenza è la mancanza di un sistema di difesa unico, con la conseguenza che vi sono ventisette tipi di organizzazione non coordinati, per cui in caso di necessità di dovere resistere ad attacchi ai confini di qualunque Stato membro dell’Unione, la disorganizzazione in atto non consentirebbe di fronteggiare l’eventuale pericolo.
Eppure, le spese per la difesa che sostengono i ventisette Paesi sono maggiori di quelle che occorrerebbero per un sistema di difesa unificato, con un comando unico.

Il terzo buco vistoso è il coacervo di leggi nazionali dei Ventisette, già in contrasto fra esse stesse, ma soprattutto in conflitto con le leggi degli altri Paesi.
È vero che l’Unione approva le Direttive, che poi debbono essere recepite entro due anni dai singoli Paesi, ma se questo non avviene, non succede niente. È anche vero che l’Unione approva i Regolamenti, che hanno valore di legge per tutti i ventisette Paesi, ma nonostante abbiano più valore delle leggi nazionali, questo insieme di norme non risolve il problema di una conduzione unificata della Cosa pubblica, perché ognuno dei membri continua a camminare per conto proprio, secondo le rispettive necessità, che prescindono da quelle superiori dell’intera Unione.
L’elenco della disunione è lungo e magari ci torneremo, ma risulta evidente come questa situazione continui a rendere inconsistente tutta l’Ue.